Piaggio Vespa Primavera 125
Introduzione
E’ stata la Vespa di
tutti: studenti, professionisti, impiegati e tra le ragazze era popolarissima
per via della ridotta altezza da terra e dell’estrema
maneggevolezza.
La storia di una delle più belle e amate
Vespa di tutti i tempi è cominciata in sordina. Rispetto al modello
che l’ha preceduta, la “Nuova 125” (foto a sinistra), aveva
differenze
minime: il motore era appena più potente e l’estetica
del tutto
simile, in entrambe i casi chiaramente ispirata alla linea della famosa
“Vespa 50”. Nel 1963 la più piccola delle Vespa monta il
primo di
una nuova famiglia di motori, più compatti rispetto ai
precedenti.
Il cilindro è ora inclinato di 45° ed il carburatore, ora davanti al motore,
è collegato al cilindro da un lungo collettore di aspirazione.
La frizione è sempre a dischi multipli
in bagno d’olio ma è calettata sul primario del cambio.
L’ammissione
è sempre a valvola rotante regolata dalla spalla sinistra dell’albero
motore. Questo motore (a destra la foto del 125), con le opportune modifiche,
ha equipaggiato la Vespa 90 a tre marce del 1963 e la sportiva 90
Super Sprint del 1965. Nello stesso anno, con la scocca delle 90 e
125, arriva la Nuova 125 il cui compito di sostituire le
vecchie ed economiche 125 (quelle con cerchi da 8” e carrozzerie
panciuta).
Nonostante sia complessivamente un buon prodotto, non ottiene il successo
sperato, così al Salone di Milano del 1967 arriva la 125
Primavera
(in foto quella del 1973).
Rispetto alla progenitrice ha un motore
più potente (5,5 CV contro 4,8), è più lunga ed ha un interasse
maggiore. Grazie a queste modifiche l’abitabilità è ora
migliore
sia per il pilota che per il passeggero. Inoltre, sulla punta del sellone
viene montato un gancio appendiborse e sulla parte sinistra della
carrozzeria viene ricavato un vano portaoggetti con sportellino e
serratura.
Ulteriore punto di forza sono le prestazioni: l’accelerazione è migliore
e in velocità massima può superare i 90 km/h. Il giusto posizionamento
sul mercato è accompagnato da un prezzo concorrenziale, leggermente
superiore alla modesta Lambretta M4 ma di molto inferiore alla più pesante
e meno maneggevole Vespa 125 Gran Turismo.
Lungo successo
Viene commercializzata nel 1968. Nonostante sia l’anno
delle contestazioni
il successo della Vespa Primavera 125 è traversale a tutte le classi
sociali. I ragazzi la usano d’inverno per andare a scuola e
all’università
e d’estate caricandola di bagagli all’inverosimile per andare in
vacanza.
In città è il mezzo preferito per sgusciare tra le auto
dell’intenso
traffico cittadino. Gli anni passano ma il successo della Vespa
Primavera
non accenna a diminuire.
E’ il 1976 ed al modello standard viene
affiancata la brillante
Primavera ET3, con cilindro a tre travasi ed accensione elettronica.
I due modelli verranno commercializzati fino al 1982. La gloriosa
storia della Vespa Primavera non finisce però in Italia. Qualche anno
dopo la fine della produzione ne viene realizzata, con gli stampi originali,
una tiratura limitata per il mercato giapponese, da sempre affezionato
allo scooter Piaggio.
La Vespa Primavera 125 si è fatta apprezzare per la grande maneggevolezza,
la buona ospitalità per pilota e passeggero e le ottime prestazioni, sia
motoristiche che ciclistiche. La forcella era un po’ cedevole nelle
frenate e sullo sconnesso si saltellava un po’ ma il posizionamento
laterale del motore era quasi inavvertibile, con conseguente miglioramento
del comportamento dinamico.
La ruota di scorta veniva alloggiata dietro allo scudo, con apposito
supporto, o sul portapacchi posteriore che in molti montavano dopo
l’acquisto.
Pronta all’avviamento anche d’inverno non ha avuto qualche problema
solo
l’accensione (frequente regolazione delle puntine e pulizia della candela)
completamente risolti sulla ET3 con accensione elettronica.