Val D'Aosta - Val d'Ayas

Per godersi i colori delle fioriture montane primaverili o sfuggire alla calura estiva, l’ideale è precorrere i pochi chilometri che da Verrès risalgono le acque del Torrente Evançon sino a Saint-Jaques. La strada sale veloce e va a scontrarsi con le correnti d’aria fresca che scendono dai ghiacciai del Monte Rosa.

Suggestione in valle




LA SUGGESTIONE DELLA VALLE Per godersi i colori delle fioriture montane primaverili o sfuggire alla calura estiva, l’ideale è precorrere i pochi chilometri che da Verrès risalgono le acque del Torrente Evançon sino a Saint-Jaques. La strada sale veloce e va a scontrarsi con le correnti d’aria fresca che scendono dai ghiacciai del Monte Rosa. L’occhio si riempie del verde, dei mille verdi, della Val d’Ayas. Il verde del faggio, il verde del nocciolo, e quello del pino stagliati sul blu del cielo d’alta quota... il cuore dimentica per un attimo Milano! La suggestione della valle si mostra sin dal suo imbocco, dove la potenza di un passato sfarzoso si fa evidente nell’austerità e gravità della roccaforte che domina l’ingresso della vallata. Un cubo di 30 metri di lato senza concessioni ad alcuna frivolezza, puro nella sua severità, ci accoglie come un vecchio nobile al nostro ingresso nella valle solcata dall’Evançon. È il castello di Verrès, la cui costruzione risale al 1390 per volere del casato degli Challant, feudatari di queste terre, per conto dei Savoia, dal XIV secolo al 1746. Da questa famiglia prende non a caso il nome la parte bassa della valle, da Verrès a Brusson, che viene per l’appunto chiamata valle di Challand (con la “d”, a causa della corruzione del nome della famiglia).

Nautura e storia





NAUTURA E STORIA SI AVVICENDANO
Nei primi chilometri si viaggia circondati da costruzioni che rimandano la mente ad epoche passate; la strada si torce in una serie di tornanti lasciando sulla destra il castello, simbolo del potere civile, e alle spalle la Collegiata dei Santi Egidio e Agostino, testimonianza della presenza millenaria della Chiesa di Roma. Non appena la vista del castello scompare, in prossimità degli abitati di Challand Saint-Victor e Challand Saint Anselme, si abbandona per un momento la Storia per immergersi nella Natura: seguendo l’indicazione per Isollaz è possibile lasciare le moto e prendere un sentiero che, in dieci minuti, porta alla cascata, alta 50 metri, del torrente Evançon. Natura e Storia si avvicendano lungo tutti i trenta chilometri della vallata; ripresa la statale e superato il centro di Challand Saint-Victor, un altro cartello indica “ponti romani”. La stradina scende asfaltata per qualche centinaio di metri, poi svolta a sinistra e diviene mulattiera sino al corso d’acqua dove, in epoca medievale (e non in quella romana), a sbalzo su alcune rocce, sono stati eretti due ponti in pietra.

Omnibus Brusson





OMNIBUS BRUSSON
Il percorso da Verrès a Saint-Jaques sale come ad enormi gradini alternando tratti di tornanti, che coprono dislivelli notevoli in poche centinaia di metri, a tratti quasi pianeggianti, che ospitano importanti centri abitati. Il panorama, da valle inospitale, dopo Challand Saint-Anselme si apre in una distesa di prati accoglienti incorniciati da boschi di conifere nel punto dove sorge Brusson. Questa importante località è una meta turistica apprezzabile sia dagli escursionisti (da qui partono molti sentieri per le cime che dominano la valle) sia da chi cerca semplicemente giorni di relax a base di corte passeggiate, partite a tennis con gli amici e tranquilli pomeriggi al parco giochi con i bambini.

Rascard di Lignod





RASCARD DI LIGNOD
Lasciato Brusson comincia la vera e propria Val d’Ayas; la via ritorna a salire e l’asfalto da qui in poi sarà sempre in buono stato, a differenza del primo tratto di strada della valle in cui crepe e dossi non mancano. Arrivati a Corbet conviene abbandonare la strada principale, che prosegue costeggiando il torrente verso Champoluc, e svoltare a sinistra; si lascia il fondovalle e si risale il pendio all’ombra del monte Zerbion puntando verso i paesi di Lignod e Antagnod. La risalita offre alla vista tutta l’immensità della conca sottostante con i centri abitati di Cornu, Neytère, Trochey e Periasc; zona che nell’antichità era interamente occupata da un lago di cui oggi sono visibili solamente i solchi residui delle rive. La leggenda vuole che Caterina di Challant abbia prosciugato l’intero specchio d’acqua per recuperare il corpo del figlioletto annegato. Dopo pochi chilometri di salita si attraversa uno dei più antichi centri della Val d’Ayas, Lignod, minuto e carico di fascino data la sua posizione e la presenza di costruzioni antiche, come i tipici rascard risalenti al XV secolo. Sulla facciata della maggior parte delle case di Lignod è presente una croce di legno che ricorda come, nel 1536, il “Conseil des Comis” di Aosta avesse deciso di dimostrare la sua fedeltà alla Chiesa cattolica di Roma.

Magnificenza, perle di bellezza





ANTAGNOD: MAGNIFICENZA E PERLE DI BELLEZZA
Poco oltre Lignod c’è il capoluogo della Val d’Ayas: Antagnod. Angolo privilegiato, a strapiombo sulla valle, dal quale il gruppo del Rosa mostra tutta la sua magnificenza tanto da togliere il fiato. La tranquillità qui regna sovrana, opposta al brulichio di persone che pervade la vicina Champoluc. Arrivati a questo punto, sarebbe un’ottima idea parcheggiare la moto e fare due passi a piedi nel centro storico del paese che conserva perle di bellezza come la “Maison Fournier”, abitata un tempo dai signori della valle, e che ospita oggi il negozio dell’Istituto Valdostano dell’Artigianato Tipico e la biblioteca comunale. Un altro tesoro d’Antagnod è l’altare barocco della chiesa di San Martino, opera di scultori della vicina Val Sesia. Ripresa la moto, prima di scendere verso Champoluc, si può salire ancora seguendo la strada che porta al santuario di Barmasc, dedicato a Notre-Dame du Bon Secours. Dal parcheggio vicino al santuario partono alcuni sentieri che conducono, passando per il Piano delle Signore, alle vette che si affacciano sulla valle di Valtournanche. Se è ora di pranzo, vi consigliamo una visita al ristorante Le Solitarie, sotto la radura, prima di ripartire.

Il Cantone dei Vallesi





IL CANTONE DEI VALLESI
Abbandonati i paesi in costa, proseguiamo il viaggio scendendo nella rinomata Champoluc lungo una strada a mezza costa e ricca di curve che invitano, dopo aver ammirato le meraviglie della natura, a godere del piacere della guida. La parte di valle che sta a nord di Champoluc è detta “Canton des Allemands” perché nel 1200 fu colonizzata dalle popolazioni svizzere provenienti dal Vallese; per osservare i segni che ancor’oggi restano di quelle genti basta prendere la cabinovia che parte da Champoluc e arriva sul monte Crest per poi proseguire lungo una mulattiera pianeggiante sino a Cuneaz (2.040 metri), un nucleo germanico autosufficiente.

Architetture incontaminate





ARCHITETTURE INCONTAMINANTE
La strada da Champoluc a Saint-Jaques s’inoltra tra i pini costeggiando il torrente; l’aria si fa più pungente a causa della vicinanza dei ghiacciai e lo sguardo a poco a poco abbraccia tutte le alte cime che chiudono la valle. Giunti a Saint-Jacques, si resta colpiti dall’accento tedesco che spira dalle costruzioni che circondano la chiesa; qui, a differenza di Champoluc, il turismo non ha alimentato la speculazione edilizia ed è quindi ancora possibile fare due passi nel centro storico gustandosi la lontananza dagli aspetti meno piacevoli della “civiltà”. Emblemi di questa differenza possono essere le chiese parrocchiali: a Champoluc trasformata negli anni Settanta in un cinema, mentre a Saint-Jacques ristrutturata senza demolire del tutto la precedente costruzione risalente al XIII secolo. Appena oltre questa chiesetta parte una strada sterrata che sale le pendici meridionali del Breithorn e, biforcandosi, conduce sia a Fiery, luogo di vacanza privilegiato da Guido Gozzano, poeta italiano dei primi del Novecento, sia appena sotto il Lago Blue dove si apre un immenso prato. Per allietare quel terribile momento che è il ritorno in città, il consiglio è quello, una volta arrivati a Brusson, di percorrere la strada che sale il Col du Joux e scende a Sain-Vincent allungando di un’altra mezz’ora il piacere di una strada sinuosa e ben asfaltata affacciata su uno scenario spettacolare.

Bloc Notes



 DOV E DORMIRE
Hotel Santa San: route Barmasc, 1; Antagnod; tel. 0125-306597. Sito molto tranquillo e accogliente.
DOV E MANGIARE
La cucina della val d’Ayas (come tutta quella valdostana) è ricca di tradizionali piatti dai sapori forti. Noi abbiamo mangiato con molta soddisfazione a Le Petit Coq, sulla strada che da Champoluc porta a Saint-Jaques, in località Villy (tel 0125-307997); ottimi la carne e il servizio.
Bar Ristorante Le Solitarie a Barmasc
(Antagnod); ambiente rustico, antipasto di mocetta, salami tipici, speck, burro e pane nero poi polenta concia con salsicce e spezzatini; oppure zuppa alla valdostana e braciole cotte sulla pietra con insalata, meglio prenotare. In estate si può mangiare sui tavoli di legno all’esterno (dove ci sono anche giochi per i bambini). Tel. 0125-306311; www.lesolitaire.it
DA NON PERDERE
La cabinovia che parte da Champoluc e arriva sul monte Crest
INFORMAZ IONI UTILI
Il fondovalle, con i suoi paesini sparsi qui e là, può bastare per un week-end. Il nostro suggerimento, però, è di considerare la valle come punto di partenza per escursioni più o meno impegnative.
AIAT di Champoluc: tel. 0125 307113, e-mail infoayas@aiatmonterosa.com. Guide alpine: Spataro Marco, cell.
347-2510851; Obert Paolo, cell. 348-2685410; Obert Marino, cell. 348-5186479; Obert Mario, tel. 0125- 306308; Origone Simone, tel. 0125- 307128, cell. 348-2456879; Cout Mauro, cell. 347-1472576.
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METEO IN COLLABORAZIONE CON L'AERONAUTICA MILITARE
www.aeronautica.difesa.it






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