La famiglia delle Tuareg in Aprilia è di quelle importanti nella storia della Casa veneta. Sì è sviluppata in molte cilindrate, da 50 sino a 600, passando per la 125 e la 350, negli anni dal 1985 al 1991, per poi lasciare il passo alle Pegaso 50, 125, 600 e 650, oltre alla più professionale (e maggiormente fuoristradistica) RX 125. Ai tempi di Ivano Beggio si insegue la stagione delle moto della Dakar, categoria che puntualmente spopola nel nostro Paese e che vede impegnati grandi Costruttori come quelli giapponesi, BMW oltre alla Cagiva motorizzata Ducati. Aprilia approccia il mondo delle maratone fuoristrada partecipando al primo Rally di Sardegna nel 1984: lo fa con Andrea Balestrieri, grande specialista di queste gare che nello stesso anno si classifica al 7° posto nella Dakar e raggiungerà il terzo gradino del podio nella edizione del 1986 della maratona africana. La moto del Sardegna è una Tuareg 250, praticamente una enduro RC dotata di un motore Rotax a due tempi.
Aprilia propone, con la Wind del 1988, due cilindrate di 350 e 600 (in realtà 562 cc) per diversificare ancora di più la scelta anche dal punto di vista economico. Le moto sono sostanzialmente uguali nelle abbondanti misure globali e nella dotazione tecnica di sospensioni, freni e ruote, ma il prezzo della enduro di minore cubatura è di 5.720.000 lire contro i 7.050.000 lire. La differenza sta tutta nella diversa imposta dell’IVA: siamo al 18% per la 350 e al 35% con la 600; al netto del tributo la quotazione di partenza avvicina di molto le due moto. Crescendo nelle cilindrate e nei volumi del serbatoio e della carenatura che l’avvolge, la Tuareg esplora tutte le preferenze dei motociclisti e le età dei piloti, da quella dei ciclomotori per i quattordicenni alla più sobria (nella linea, ma non certamente nei colori, come vedete nelle Wind e nella Rally di queste pagine) scelta nella massima cubatura.
Aprilia, sin dall’inizio della sua avventura – del 1962 è il suo primo ciclomotore - ha saputo fare dell'estetica di moto e scooter un motivo trainante e di sicuro impatto per le vendite. Ugualmente avviene con le Tuareg e le Wind, che possono dirsi le migliori in fatto di design: le dimensioni sono generose, ma non disturbano la funzionalità d’uso della moto: sono decisamente accordate con la sella e con la sua parte posteriore. Esiste sempre una certa sensazione di “gigantismo” che avvolge le forme della moto: d’altra parte siamo davanti a dei mezzi che stazzano, a vuoto di carburante e verificato dal nostro centro prove, 164 kg per la 600 e 159,5 per la 350.
Dal punto di vista della dotazione tecnica siamo allo “stato dell’arte”: a cominciare dalla ciclistica con il telaio monotrave in tubi tondi, quadri ed elementi in lamiera stampata a fare da unione per il tutto. Da non dimenticare che la parte superiore del trave serve anche da serbatoio per il sistema di lubrificazione a carter secco, una opportunità che permette pure di alzare la luce a terra disponibile proprio perché manca la coppa sotto il motore che contiene l’olio. Continuando nella ciclistica le sospensioni a steli rovesciati per la forcella (è costruita in Spagna e ha un diametro di 40 mm per entrambe le cilindrate) mentre dietro c’è un mono ammortizzatore che usa il sistema APS (Aprilia Progressive System) ben conosciuto sulle moto di Noale. Rispetto ai modelli del passato, i leveraggi di collegamento al forcellone sono in alluminio ed è stata rivista la geometria della progressione di lavoro della intera sospensione. I freni sono “tutto Brembo”, con l’anteriore a doppio pistoncino mentre dietro sono a singolo pistone.