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L'Aprilia Tuareg 660 stravince nel 2021!

Con il suo look adventure, le sospensioni a lunga escursione, i cerchi da 21” e 18” e il bicilindrico in linea di 660 cc ha conquistato tutti. L'Aprilia Tuareg 660 non ha avuto rivali: la sua è stata la prova più letta nel 2021

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Aprilia Tuareg 660 2021

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Nessuna meglio della nuova Aprilia Tuareg 660 nel 2021 in quanto a click. Il test in anteprima mondiale della nuova enduro stradale della Casa di Noale ha sbaragliato la concorrenza e si è piazzata in cima alla lista delle prove più lette sul nostro sito, inserendosi di diritto nei "Top of the year".

Di seguito trovate le nostre impressioni di guida. Vi rimandiamo ai nostri approfondimenti tecnici per conoscere i segreti del suo motore e della sua ciclistica; qui, invece, trovate il prezzo della moto.

L’aspetto dice parecchio di lei. La sagoma alta e slanciata, le sospensioni a lunga escursione e i cerchi da 21” (l’anteriore) e da 18” (il posteriore) la mettono in competizione con le adventure più spiccatamente offroad (BMW F 850 GS, KTM 890 Adventure e 890 Adventure R, Triumph Tiger 900 Rally, Yamaha Ténéré 700, Honda Africa Twin). Mettendo in relazione queste caratteristiche col motore bicilindrico in linea di 660 cc capace di 80 CV e 70 Nm e il prezzo, si individua nella Ténéré la sua rivale naturale. Non è sbagliato affermare che la Tuareg voglia rappresentare un’alternativa alla Yamaha: un po’ più costosa ma con specifiche superiori. Ha sospensioni completamente regolabili con 240 mm di escursione per le ruote, sella più bassa, distanza minima da terra abbondante, un bel display TFT a colori da 5”, un pacchetto elettronico decisamente ben più consistente (cruise control, varie mappature di erogazione, controllo di trazione regolabile, ABS regolabile, freno motore regolabile), serbatoio più capiente, cerchi tubeless, possibilità di cambio elettronico bidirezionale. Il tutto, con un peso a secco dichiarato identico: 187 kg.

In rapporto al tipo di moto, la sella è gradevolmente bassa e l’ingombro tra le gambe è davvero ridotto. Mollata la frizione, ben modulabile e tutt’altro che esigente in termini di sforzo richiesto alla leva, si scopre una ciclistica molto equilibrata che ha come effetto una guida naturale e intuitiva a ogni andatura. Al netto della naturale tendenza delle moto con baricentro alto e cerchi ampi di essere più “rotonde” che guizzanti, la Tuareg rivela una piacevole maneggevolezza, in particolare - ed è ovvio che sia così - nello stretto. Nei tratti scorrevoli le fasi di ingresso in curva, percorrenza, uscita e/o cambio di direzione sono fluide e ben amalgamate. In generale, si può tenere ovunque un buon passo: l’impianto frenate è ottimo per potenza e modulabilità, la resa delle Pirelli Scorpion Rally STR di primo equipaggiamento è eccellente (permettono gran bei piegoni!) e le sospensioni convincono sia dove l’asfalto è buono, sia in presenza di buche e quant’altro.

I trasferimenti di carico sono evidenti come ci si aspetta da una moto così spiccatamente offroad, ma sono sempre controllati nella velocità e questo garantisce il corretto controllo della situazione anche guidando di buon passo. Senza contare quanto sia positivo il risvolto in termini di comfort.

Il motore ci ha fatto un’ottima impressione e i tecnici Aprilia contano di ottenere una resa ancora migliore con l’avanzamento della messa a punto della mappatura, che in questa fase dello sviluppo della moto è giocoforza provvisoria (vi ricordiamo che all'epoca stavamo provando un prototipo, in anteprima mondiale. qui trovate il test delle versione definitiva). A dire il vero, l’unico punto a sensazione migliorabile è una reattività solo discreta ai regimi più bassi, che tra l’altro è proprio uno degli aspetti sui quali a Noale sanno di avere margine di miglioramento e si aspettano di poter progredire. La verità è che questa versione del bicilindrico di 660 cc piace molto, nel complesso. Ha una risposta al gas dolcissima, riprende velocità fluidamente già a partire da 2.000 giri/min (forse anche appena più in basso), ha “medi” convincenti, briosi, e una progressione agli alti decisa e grintosa.

Relativamente a vibrazioni e calore trasmesso, potremo essere più precisi quando guideremo la moto più a lungo. Ciò che ci sentiamo di dire è che si avverte un po’ di calore nella parte bassa delle gambe, ma nulla di fastidioso. Discorso simile per le vibrazioni. Nella seconda metà del contagiri, in particolare in accelerazione, sono ben avvertibili. Ci è sembrato però che a velocità costante siano ampiamente sopportabili. In generale, la Tuareg offre un’ottima impressione in tema di comfort. La protezione aerodinamica è abbondante. Si viaggia senza problemi a 140 km/h indicati con casco con aletta parasole. Molto bene anche la sella, e la posizione di guida ci è piaciuta moltissimo. La triangolazione sella-pedane-manubrio soddisfa sia da seduti, sia in piedi. Il manubrio è né troppo alto, né troppo basso e convince tanto per larghezza quanto per avanzamento.

Eccellente, poi, lo sviluppo dei volumi. Su asfalto si apprezzano fianchi stretti e piacevoli da stringere tra le gambe; in “off” si gode di una libertà di movimento longitudinale da riferimento che permette di assecondare correttamente col peso del corpo le varie situazioni di guida.

Nel corso di questo test abbiamo lasciato l’asfalto solo per una sterrata breve e battuta, di conseguenza non abbiamo idea di come si comporti la Tuareg sui percorsi impegnativi. Quel che è certo, è che trasmette una gradevolissima sensazione di facilità. Il peso percepito è limitato e, come detto, si tocca bene terra. Il raggio di sterzata è super contenuto. Il bilanciamento dei pesi sembra assai azzeccato, con un avantreno né troppo “leggero” (quindi rassicurante), né troppo “pesante” (bene per chi non è esperto).

Se volete sapere di più si come si comporta la nuova Aprilia Tuareg 660 in fuoristrada vi rimandiamo al test dedicato all’off road.

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