I PRIMI CONTATTI CON LE REDAZIONI
Alla fine degli anni Ottanta i contatti con le redazioni avvengono tramite lettera o telefono, fisso. Niente cellulare, niente computer, la mia è l’ultima generazione che ha qualche ricordo dell’analogico. Invio centinaia di lettere – centinaia – alla rubrica di posta delle riviste di moto per formulare critiche e commenti o creare dibattito intorno al mio illuminato parere.
È una fase molto importante perché inconsapevolmente sto producendo, attraverso una scrittura serrata e logorroica, l’embrione di quella che sarà la mia cifra stilistica di giornalista. Scrivo così tanto che la mamma zittisce i miei fratelli: Fede ha tanti compiti, poverino.
Inizio degli anni Novanta, la mia moto è una Aprilia Futura 125 preparata Sport Production, ma io sono ancora a girare a Bonola. Ecco un talento incompreso. Senza pista per dimostrare. Senza uno straccio di nessuno che investa su di me. Sempre a caccia di qualcuno da sfidare. Invece l’imprevedibile accade, passa il famoso treno da prendere al volo: Motosprint mi stana dalla posta dei lettori, nonostante gli pseudonimi con cui mi maschero per continuare a vedere pubblicate le mie lettere. Vogliono conoscermi.
Detto fatto, sono su quel treno. Accedo al primo gradino della scala che porta al Sogno non in virtù delle mie performanti esibizioni, ma grazie all’interesse suscitato dalla freschezza di una passione che cerca di esprimersi in tutti i modi possibili. Dal colloquio nasce una collaborazione che sono disposto a prestare anche gratis. Nell’apprezzamento e probabilmente nell’ilarità generale la richiesta viene accolta.
SALA STAMPA QUESTA SCONOSCIUTA
Eccomi nel mio ufficio, camera mia. Telefono, fax, fotocopiatrice, macchina da scrivere. Ho 19 anni. Il primo computer arriverà l’anno dopo, importante investimento a rate (70.000 lire al mese) nel mio futuro. Seguo il campionato regionale di Motocross, sono il capo e il sottoposto dell’ufficio passacarte della Federazione Motociclistica Italiana, curo l’ufficio stampa per conto di aspiranti piloti, manager, organizzatori di Monomarca, promotori di eventi. Mi faccio le ossa nel girone ruspante delle due ruote.
Gettone presenza e rimborso spese spesso non bastano neppure a seguire le gare più vicine. Indimenticabile la trasferta a Varano de’ Melegari. Porto con me la mia ragazza perché per seguire la gara scelgo una collinetta da dove è possibile vedere tutto il circuito, ma ho bisogno di qualcuno che legga col binocolo i numeri delle moto mentre io prendo appunti. Arrossisco ancora adesso. Eppure il ricordo di quella patetica strategia è l’esatta fotografia dei due amori su cui ho costruito la mia vita e non avrebbe trovato cornice migliore nella attrezzatissima sala stampa di cui allora ignoravo l’esistenza.