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Alessandro Gritti Story

La saga del campione bergamasco sembra non avere mai fine: a più di 70 anni è ancora in grado di tagliare per primo il traguardo. Ripercorriamo la carriera di un pilota coriaceo, dalla straordinaria tempra fisica, che ha vinto tutto nella Regolarità e si è distinto nel Cross
1/13 Alessandro Gritti in sella alla Moto Morini, nel 1968
Che Tony Cairoli sia il crossista italiano più "forte" di tutti i tempi è una certezza che si basa su un palmarés incredibile. Dire chi sia il più "coriaceo" tra gli enduristi del nostro Paese è altrettanto facile: si chiama Alessandro Gritti, ed è ancora un "pilota" che ci dà di manetta anche a più di 70 anni dalla sua nascita. E che ha vinto l'impossibile! Alessandro il Grande, tra Regolarità e Cross (faceva pure quello e con ottimi risultati), ha un albo d'oro sterminato: è un elenco di vittorie che inizia nel 1965 e che potrebbe riempire tutte le pagine di questo servizio. In totale ha vinto 14 titoli nazionali tra Regolarità e Cross (2) oltre a 4 europei di Regolarità (l'equivalente del Mondiale di categoria di oggi) ed è riuscito nell’impresa di conquistare nello stesso anno - il 1975 - il Campionato italiano di Cross, i titoli nazionale ed Europeo di Regolarità con le KTM 175 e 250. Gritti non ha mai smesso di andare in fuoristrada, alternandosi oggi alla guida di moto moderne o della sua epoca e partecipando a gare di ogni tipo. Sempre sostenuto da un fisico eccezionale, temprato da anni di lavoro duro nella cava di ghiaia di famiglia, ma anche dalle ore passate in sella.

Per farvi capire il personaggio, pensate che lo scorso anno ha partecipato alla 91esima edizione della Six Days di Enduro in Spagna con una Honda CRF250R: ha terminato la gara classificandosi 307° assoluto (su 487 all'arrivo) e 55° di classe (la E1). Con le sue imprese e gli aneddoti che potrebbe raccontare, si potrebbe scrivere un’enciclopedia, ma intervistarlo non è facile. Schivo e modesto, ha sempre tenuto a distanza i giornalisti, magari nel timore che gli potessero far svelare chissà quali segreti o forse soltanto per carattere. “Gritti è l’oggetto misterioso della Regolarità - si scriveva di lui - È il pilota cui nessun risultato è precluso. Arriva il sabato sui campi di gara, corre e vince, dopodiché esce silenziosamente di scena e sparisce fino alla gara successiva”.
Gritti, a 69 anni, in gara durante la 91esima Six Days, in Spagna
Alessandro Gritti nasce il 1° di aprile del 1947 a Vertova, paese della Valle Seriana lungo la strada che da Bergamo porta a Clusone. Suo padre gestisce una cava di ghiaia e sabbia in riva al fiume Serio ed è lì che Alessandro inizia a lavorare, temprando un fisico che si rivelerà eccezionale per il fuoristrada. La passione per le motociclette sboccia grazie al fratello Giovanni, pilota di Cross e Regolarità. Quando Alessandro compie 14 anni lo aiuta a trasformare un vecchio ciclomotore Atala per divertirsi lungo le mulattiere. Nel 1963 decide di partecipano alla Cavalcata delle Valli Orobiche. L’esordio non va benissimo perché guida con troppa veemenza e “buca” i controlli orari arrivando in anticipo. L’anno seguente Gritti è alla Valli Bergamasche con una Gilera 98, mettendo in mostra forza fisica e una eccezionale resistenza alla fatica. Il suo primo successo, ex aequo, lo ottiene con la Gilera nel 1965, in una prova del Trofeo Regolarità FMI disputata proprio nel suo paese. L’anno seguente vince invece il Trofeo, riservato ai piloti Junior, abbandonando a metà stagione la Gilera per una Moto Morini. Gritti entra a far parte delle Fiamme Gialle, il gruppo sportivo della Guardia di Finanza: in divisa ci resterà per cinque anni, tutti in sella alla Morini Corsaro (125-150-165 cc), moto con la quale vince tre titoli italiani (1967, 1969 e 1970). Nel 1971 conquista la sua prima Valli Bergamasche alla guida della Corsaro Regolarità, quella con il motore a “testa piatta”.
Gritti in sella alla Moto Morini

Il passaggio alla Puch

Le Morini da Regolarità hanno però i giorni contati: le moto 2T si stanno affermando rapidamente sul mercato e sui campi di gara. KTM, Hercules, Zündapp e Puch sono più potenti, maneggevoli e affidabili rispetto alla 4T italiana. Così nel 1972 decide di passare alla Puch. La Casa austriaca attraverso i suoi importatori italiani, i fratelli Frigerio, gli mette a disposizione le 125 e 175 "ufficiali", col permesso di gareggiare nel Cross con moto di altre Marche. Correrà infatti con le Husqvarna 250 e 500 raccogliendo però scarse soddisfazioni. Il sodalizio con la Puch e i Frigerio dura appena una stagione, ma è ricco di successi. Gritti sorprende tutti, vincendo il Campionato italiano e la Valli Bergamasche con una 125. La "assoluta" alla Valli del 1972 è una delle pagine più esaltanti della sua carriera, perché ottenuta contro lo squadrone Zündapp e di fronte ad avversari in sella a moto di cilindrata maggiore. Per il 1973 firma per la Gilera, continuando però a correre con la Puch nel Cross. Il progetto della Casa di Arcore è ambizioso: tornare ai vertici della Regolarità anche con le moto 2T, dopo anni di successi con il 4T. Assieme ad Alessandro - che corre nella 125 - nello squadrone diretta dal grande Gianni Perini ci sono Oldrati, Miele, Signorelli, Paganessi e Brissoni, quest’ultimo da Gritti definito come l’avversario italiano più ostico mai incontrato in carriera.
Alessandro Gritti e Luigi Frigerio (importatore Puch in Italia)
L’inizio è promettente: nel 1973 vince in primavera, a Varese, la sua prima gara con la Gilera. Poi è protagonista alla Due Giorni di Eschwege, in Germania, dove si batte ad armi pari con il Campione europeo in carica, il tedesco Witthöf con la Zündapp ufficiale, finendogli alle spalle. Infine si laurea Campione Italiano 125 ed è secondo alla Valli Bergamasche, alle spalle di Brissoni. Anche nel 1974 Gritti conquista il titolo nazionale Regolarità della 125 mentre, lasciato libero di correre con una KTM 250 nell’italiano Cross, lo perde a causa dell’annullamento della seconda gara di Laveno Mombello (VA) che aveva vinto e per la nuova assegnazione del punteggio della prova di Lombardore che lo penalizza. La delusione maggiore della stagione arriva però dalla Sei Giorni, disputata a Camerino, nelle Marche. La Gilera iscrive due squadre e tredici moto, con l’obiettivo dichiarato di vincere il Trofeo, ma fallisce l’obiettivo e nel novembre successivo decide a sorpresa di ritirarsi dalle competizioni di Regolarità, lasciando a piedi tutti i suoi piloti. Gritti firma subito per la KTM: con la Casa austriaca corre per cinque stagioni, ed è quella a cui è rimasto più affezionato. “La KTM mi ha fatto vincere anche nel Cross - ha ricordato in una intervista - dove i regolaristi come me non erano tenuti in grande considerazione. Sono stato il primo e tuttora l’unico a dimostrarmi ambivalente”.
Cross: Gritti nel 1975
C’è un episodio che rende l’idea di quanto sia un vero quello che dice: anno 1976, sabato 25 settembre, al termine della Sei Giorni in Austria, dove fa l'assoluto con la KTM 250, Gritti parte per l'Italia e il giorno dopo è a Gualdo Tadino, vicino a Perugia, dove prende il via nell'Italiano Cross 250, aggiudicandosi le manches. “Avevo ancora l’olio caldo della Sei Giorni. – il suo commento - Di solito arrivo alle gare di cross con poco allenamento perché tutta la settimana lavoro. Evidentemente questa settimana di Regolarità mi ha fatto bene!” Nella sua piena maturità agonistica affina la guida, pulita e composta, ma anche l’approccio alle gare. È meticoloso nella preparazione della moto, versatile nell’adattarsi alle caratteristiche dei percorsi e attentissimo al mutare delle condizioni di gara o degli avversari. Quando nel 1977 si accorge che la 125 non fa più per lui perché richiede una guida irruenta, non esita a concentrare i suoi sforzi sulla 250, con la quale vince il suo terzo titolo europeo e per l’ultima volta – la quarta - la Valli Bergamasche. Ma la stagione è ricordata soprattutto per la squalifica (da ottobre 1977 a febbraio 1978) che gli costa il titolo italiano Cross e quello di Regolarità. La punizione gli viene inflitta per aver protestato assieme agli altri membri della squadra italiana iscritta al Trofeo, in occasione della Sei Giorni in Cecoslovacchia, rifiutandosi di prendere il via dopo che Petrogalli era stato estromesso dalla gara per aver ricevuto un attrezzo da un meccanico - operazione vietata dal regolamento - per una riparazione in parco chiuso. Gritti ha poi fatto ricorso alla squalifica, vedendosela annullata quando ormai le gare valide per l’Italiano si erano disputate e i titoli già assegnati... Qualcuno in KTM alla fine del 1979 forse pronuncia la frase proibita: “Gritti sta diventando vecchio” e le loro strade si dividono.
Cross: Gritti nel 1975
Nel 1980 Alessandro è ai blocchi di partenza con l’artigianale Kramer 250, una scelta che coglie tutti di sorpresa visto che le offerte da altre aziende non mancavano di certo. In molti dicono: cosa potrà mai fare un pilota come lui in sella ad una moto prodotta in poche decine di esemplari ad Eschbach, nel sud della Germania, presso l’officina di un ex concessionario Maico? Invece, abbandonato il Cross per mancanza di mezzi adeguati, ma forse anche perché gli anni si fanno sentire più che nella Regolarità, con la LR 250 GS di Fritz Kramer e grazie alla struttura allestita da Maurizio Radici – che all’epoca ne curava l’importazione in Italia - Gritti vince tutto. Due titoli italiani Regolarità nel 1980 e 1981 sono la risposta a chi lo dava sul viale del tramonto. Ma soprattutto il pilota bergamasco conosce con la Kramer un autentico trionfo alla Sei Giorni dell’Isola d’Elba nel 1981 dove si aggiudica la classifica assoluta ed è primo nella 250 e nel Trofeo con la squadra italiana dei “Caschi rossi” assieme a Brissoni, Medardo, Gualdi, Taiocchi e Croci. Nemmeno lui alla vigilia, pur conoscendo il potenziale della sua moto avrebbe mai sperato in un risultato del genere, messo in forse il penultimo giorno da una scivolata durante una prova speciale che gli fa perdere tre posizioni, subito recuperate. Quello dell’Elba è per Gritti, che ha 34 anni, l’ultimo grande acuto di una carriera straordinaria.
Alessandro Gritti

Quando bussò alla porta di KTM

Lasciata la Kramer, nel 1982 passa alla SWM, dove non raccoglie risultati di rilievo perché le moto di Rivolta d’Adda non sono competitive. Al termine della stagione è terzo nell’Italiano e nono nell’Europeo, in sella alla 250. Lui non si dà per vinto e bussa ancora alla porta della KTM, ottenendo un ingaggio. Nel 1983 e nel 1984 è due volte secondo nel Campionato Italiano Regolarità, anzi nel Campionato Italiano Enduro, nuovo nome per identificare la disciplina introdotto proprio in occasione della Sei Giorni dell’Isola d’Elba di due anni prima. Il campionato del 1984 è ad un passo dal vincerlo, ma come nel 1978 salta l’ultima prova di Costa Volpino per un infortunio. Si rifà l’anno seguente quando, dopo aver rinunciato all’Europeo per concentrarsi sull'Italiano, con la KTM 250 vince la classifica assoluta (è quarto di categoria) nonostante il ritiro in occasione della prova di San Cipirano Picentino quando sbaglia strada in un bivio segnalato male, finendo fuori tempo massimo. Passato alla 500 nel 1986, sfiora il successo alla Sei Giorni di San Pellegrino. Presentatosi al comando della Assoluta al via della prova finale di Cross, viene colpito da Claudio Terruzzi, perdendo per una manciata di secondi la vittoria.
Alessandro Gritti
Dal 1987 al 1989 è rispettivamente secondo, terzo e quarto nell’Italiano Senior 500, correndo con le Husqvarna e Honda 4T gestite privatamente; a 43 anni, vince il suo dodicesimo titolo italiano di Regolarità/Enduro. Non è più competitivo, ma corre per divertirsi e nel 1997 noi di Motociclismo accompagniamo il suo nome in quella che credevamo sarebbe stata la sua ultima Sei Giorni. La nostra rivista aveva, infatti, deciso di partecipare alla gara con una sua squadra formata da due giovani piloti, i fratelli Alberto e Marco Brioschi, e dalla leggenda della Regolarità. Gritti aveva accettato, anche perché in quella Sei Giorni suo figlio Giovanni faceva parte della squadra del Trofeo Mondiale. Che non fosse lì a fare solo da "tutor” di lusso ai Brioschi lo si era capito quando la nostra squadra aveva chiuso il primo giorno al settimo posto. Peccato che la sera stessa, Gritti avesse deciso di ritirarsi: suo figlio era caduto fratturandosi la tibia sinistra e, come scrivemmo: “il sentimento di padre ha prevalso su quello del pilota". Si pensava che questa italiana sarebbe stata la sua ultima Sei Giorni, ma l'anno scorso siamo stati tutti smentiti. Oggi Gritti corre e vince ancora: lo fa nelle gare di Gruppo 5 di Regolarità d'Epoca, categoria B2 con la Morini Corsaro. Insomma, nessuno può prevedere quando "Alessandro il Grande" appenderà il casco al chiodo.
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