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Alessandro Gramigni, “eroe del dolore”

Nel 1992 Alessandro Gramigni corre la gara del Mugello con un gesso verniciato da stivale! I dolori sono lancinanti, Alessandro si mette quasi a piangere dopo il primo turno, pensa di non farcela. Alla fine però gareggia e…

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Alessandro Gramigni - 1992

Ci sono cose che nel motociclismo moderno non accadranno più. Come, ad esempio, correre con un gesso verniciato da stivale: lo fece Alessandro Gramigni al Mugello nel 1992. Quell’anno, “Gram” è il primo pilota ufficiale Aprilia nella classe 125. Durante i test precampionato a Jerez va forte, ma non pensa di poter ambire al titolo. Invece le cose si mettono bene: sesto alla prima gara in Giappone, secondo in Australia, vittoria in Malesia. In attesa del Gran Premio di Spagna, il toscano va con Capirossi a provare delle Ferrari al Mugello, accompagnato dalla fidanzata su di una Honda XR600. Tornando a casa, lo scontro con la Uno bianca di una signora che ha “raddrizzato” il tornante: frattura scomposta di tibia e perone con interessamento dei legamenti.

In ospedale a Firenze mi feci stabilizzare – racconta – ma intanto tramite Reggiani mi mise in contatto con il dottor Costa”. Il medico dei motociclisti gli promette di rimetterlo in sella per il Gran Premio del Mugello del 24 maggio, 19 giorni dopo l’incidente, ma richiede, come condizione, la totale dedizione del pilota. “Mi diceva che il coraggio e l’eroismo dei piloti erano in grado di compensare ogni dolore fisico… Francamente ero abbastanza perplesso, ma non c’erano alternative e decidemmo di provarci”.

Gramigni viene operato a Reggio Emilia e la riabilitazione inizia appena termina l’anestesia! “A guardarla oggi, è stata tutta una follia, ma avevo vent’anni e a quell’età non si ragiona”. Costa lo fa controllare ogni giorno per evitare il formarsi di emboli, ma non solo: “Tutti i giorni portava me e Wayne Gardner, anche lui reduce da gravi fratture, in una trattoria e ci faceva mangiare come non ci fosse un domani: antipasto, primo, secondo, dolce… A suo dire era fondamentale per riattivare la circolazione e ristabilire il corpo!”.

Al Mugello Gramigni arriva in condizioni pietose: deve essere caricato di peso sulla moto, il cambio viene spostato a destra al posto della leva del freno (eliminata) e il gesso, parzialmente coperto di cuoio e protezioni, è dipinto con i colori dello stivale. I dolori sono lancinanti, Alessandro si mette quasi a piangere dopo il primo turno, pensa di non farcela. Alla fine però gareggia e arriva undicesimo, appena fuori dai punti. Un eroismo inutile? No, perché sette giorni dopo al Gran Premio d’Europa, nelle medesime condizioni, arriva quarto. Tre gare dopo, in Ungheria, sempre con le stampelle, torna alla vittoria (in foto, il podio), “ma la saponetta di sinistra era costantemente meno consumata dell’altra”. Così il “Gram” si gioca l’iride all’ultima gara, con thriller finale: “Avevamo rifatto talmente tante volte il cilindro della mia moto – ricorda – che lo chiamavamo ‘stucco’. Quando si ruppe definitivamente, senza dirmi nulla i tecnici mi montarono quello della 250 bicilindrica di Reggiani. In gara capii subito che la moto era diversa dal solito: partii male, poi risalii in testa, ma l’acqua si surriscaldò. Allora rallentai, lasciando strada a Martinez, che si era detto disponibile ad aiutarmi in caso di volata. Chiusi terzo e divenni Campione del Mondo delle 125”. Un titolo che sembrava perso è stato conquistato in maniera incredibile nonostante un gravissimo infortunio. Il dottor Costa aveva ragione.

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Alessandro Gramigni - 1992

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