Il paesaggio cambia. Nell’Africa sub
sahariana il deserto lascia posto al Sahel. Fa più caldo
Nel villaggio di Teoua si passa la notte,
i militari ci consentono di
montare il campo vicino alla loro postazione. Sono ormai dieci giorni
di viaggio. Il GPS indica 20 km a
Niamey e il traffico aumenta
fino
a diventare
il caos totale di una metropoli africana.
Percorriamo
la lunga strada di fianco all’aeroporto che conduce al
grande
fiume
Niger. Enormi barche scaricano centinaia di zucche e angurie facendole
galleggiare.
Una moltitudine di persone lava i panni sulle rive tra i canneti, con pescatori
che gettano le reti e bambini che si divertono a fare tuffi.
Siamo al confine tra Niger e Burkina Faso, alla frontiera di
Foetchango.
Dal Sahel siamo passati alla savana vera e propria. Alla frontiera i
gentilissimi
militari ci offrono un’aranciata freschissima: che sollievo.
Sono
lontane
le lungaggini della dogana algerina, qui è tutto più sbrigativo e veloce.
Il comandante della dogana è molto interessato alla mia moto, vuole comprarla,
a fatica si accontenta di una foto ricordo.
Burkina Faso
Il Burkina Faso è uno degli stati più poveri al mondo. Qui la gente accudisce
piccoli animali. Lungo la strada, donne con anfore sulla testa e con bambino
nella sacca sulle spalle, camminano fiere verso il pozzo d'acqua più vicino.
Altri 300 km e siamo a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. Il traffico
è al limite, come del resto l’inquinamento a causa di miriadi di motorini
alimentati da una miscela di benzina e olio all’8/9% che causano
nuvole
di fumo in tutta la città.
Ci dirigiamo a nord verso la periferia per
arrivare al villaggio di
Nanorò, la nostra meta.
Dopo circa 100 km, a Bussè lasciamo l’asfalto per deviare sulla pista
in terra rossa che porta a Nanorò e si snoda in mezzo a una vegetazione
rigogliosa con parecchi laghetti ai lati.
Arriviamo a destinazione nel
pomeriggio e la festa è grande. Siamo circondati da una miriade di
bambini incuriositi dal nostro arrivo.
Molti mi chiamano “nassara, nassara” che significa
“uomo bianco”.
L'indomani faccio un giro al coloratissimo mercato. Percorro in moto le
piste tra i villaggi, tra la boscaglia vedo una costruzione, è una piccola
scuola elementare. Il maestro mi dice che i bambini vanno e
vengono
a piedi per seguire le lezioni e per alcuni sono 8 km: arrivano dai
villaggi circostanti, a scuola oltre a un po’ di istruzione trovano un
pasto.