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L'addio alla Vespa PX ha incollato tutti allo schermo

La Vespa PX, nata alla fine del 1977, è stata tolta di produzione dopo quasi 40 anni per problemi di omologazione. La notizia ha scatenato gli appassionati, tanto da rendere l'articolo il più cliccato fra quelli che trattano modelli mitici o d'epoca
1/32 Vespa PX150 Unità d'Italia
Ormai tre anni fa la Vespa celebrava il traguardo dei settant’anni. Tanti ne erano passati da quella prima apparizione in pubblico il 24 marzo 1946 alla Mostra della Meccanica e Metallurgia a Torino. Uno scooter che, non pago di una carriera a dir poco eccezionale, continua la sua vita adeguato alle esigenze di un progresso inarrestabile; e le avvisaglie di questo progresso si erano toccate con mano già vent’anni prima - proprio nell’anno del cinquantesimo anniversario - con la presentazione della Vespa ET4 125, la prima del nuovo corso “tutto automatico” e motore a quattro tempi.

Avvenimento quasi scandaloso per i sostenitori della Vespa tradizionale, tutta di metallo e con il cambio a manopola, la ruota di scorta e l’incrollabile monocilindrico a due tempi. Che, con il modello PX, ha continuato gagliardamente ad affiancare tutti i successivi modelli automatici, declinati in diverse cilindrate e versioni fino all’ammiraglia GTS 300 i.e.
Ma proprio il 2016, accanto ai festeggiamenti per l’importante genetliaco, ha segnato a dicembre la fine della produzione della PX: un’uscita di scena in punta di piedi che volutamente la Piaggio ha tenuta silenziosa, negando il meritato risalto. Era lecito sperare per la gloriosa PX ancora un futuro in linea coi tempi ovvero con un motore a quattro tempi per rientrare nei sempre più stretti vincoli sulle emissioni (Euro 4); o magari con un nuovo due tempi “pulito” grazie ad iniezione e quant’altro, ma le leggi di mercato hanno evidentemente imposto scelte diverse.

Protagonista di una longevità commerciale senza pari - quasi 40 anni! -, la PX si pone di diritto come il modello di Vespa prodotto nel maggior numero di esemplari. Numero che a tutt’oggi non è possibile conoscere con esattezza ma almeno con una buona approssimazione: per (quasi) certo sappiamo che ai primi sei mesi dell’anno 2001 erano uscite dalle catene di montaggio di Pontedera 1.729.347 PX di cui 823.954 di 150 cc, di gran lunga la motorizzazione più richiesta, a fronte di 535.323 esemplari di 125 cc (comprensive di 41.553 125 T5) e 369.970 di 200 cc. Dieci anni più tardi, nel 2011, la PX ha tagliato abbondantemente il traguardo di 3.000.000 di esemplari venduti!
Ne ricordiamo i momenti salienti di una carriera di soli successi iniziata nell’ormai lontano 1977, in quell’edizione del Salone del Motociclo di Milano in cui si presenta nelle cilindrate di 125 e 200 cc - col nome di Vespa Nuova Linea - e con un colosso con struttura in acciaio del peso di 700 kg e tre metri di lunghezza, vera attrazione non solo dello stand Piaggio: da quel momento sarà conosciuta semplicemente come PX. A primavera dell’anno successivo si aggiunge la versione di 150 cc così per la prima volta la Vespa racchiude nella medesima carrozzeria tre cilindrate differenti. Con l’anno 1982 l’accensione elettronica - all’inizio prerogativa della sola 200 - equipaggia anche i modelli di cilindrata inferiore; nel 1983 è la volta del modello Arcobaleno con il poco amato indicatore di livello carburante integrato nella strumentazione: il vespista incallito preferisce il rubinetto della benzina in tre posizioni che consente un calcolo esatto dell’autonomia residua!
Il miscelatore automatico è richiedibile anche sulle 125 e 150 cc. Nel 1984 si rende disponibile, opzionale, l’avviamento elettrico. Nel 1985 viene presentata la sportivissima T5 Pole Position: rimarrà la Vespa di 125 cc più potente mai costruita dalla Piaggio (11 CV a 6.700 giri e 1,3 kgm a 6.200 giri). Quell’anno le vendite confermano quanto in Italia la PX sia amata poiché si immatricolano 22.123 esemplari di 125 cc, 11.349 di 150 cc e 5.802 di 200 cc, con un totale di 39.274 unità. A questi aggiornamenti tecnici di grande rilevanza si associano meno importanti affinamenti estetici che non mutano l'aspetto e la personalità della PX. Seguono anni in cui il grosso della produzione è destinato ai mercati esteri: in quel di Pontedera si studia l’erede della PX che vedrà la luce nel 1988 e che risponde al nome di Cosa. Nonostante le migliori intenzioni - frenata integrale, vano sottosella, estetica decisamente più moderna - la Cosa si rivelerà un fiasco commerciale (la prima serie in particolare è anche afflitta da numerosi problemi) e soprattutto di immagine.

La quasi giubilata PX torna prepotentemente alla ribalta e dal 1994, sempre come modello Arcobaleno, è venduta con miscelatore e avviamento elettrico di serie. Per il 1996, anno del cinquantenario della Vespa, la PX è offerta nella versione Classic in un colore giallo brillante e sella color senape. Importanti novità si susseguono nel biennio 1998/1999: la PX viene prima equipaggiata con freno a disco anteriore (modello siglato M09) e successivamente viene omologata Euro 1 con catalizzatore ossidante a due vie (modello siglato M18). Scompare però dai listini l’ammiraglia di 200 cc: problemi tecnici, e forse anche economici, non ne consentono la catalizzazione.
Accanto alla normale produzione si realizzano versioni speciali come la Millennium Limited Edition dell’anno 2000; nel 2001 la PX beneficia di un nuovo proiettore alogeno da 35/35W e gli indicatori di direzione con plastica trasparente. La PX esce di produzione nel 2007, ma il successo che sta ottenendo il modello Star prodotto dall’indiana LML, esteticamente eguale alla Vespa, spinge la Piaggio a modificare i propri programmi e a rimettere in produzione la PX ripresentandola al Salone di Milano nel 2010. Quattro anni dopo debutta la Touring con portapacchi anteriore e posteriore e piccolo parabrezza. La PX non fa più grandi numeri di vendita come un tempo: il mercato, ormai super viziato dai modelli automatici molto più pratici, ha spinto la classica Vespa in un angolo: nel 2015, infatti, si vendono solo 424 esemplari di 125 cc e 611 di 150 cc. Arriviamo così al fatidico 2016: la PX fa ancora la sua bellissima figura associandosi, con il colore verde metallizzato prodotto appositamente per il 70° anniversario, al resto della produzione di ultima generazione. Quell’anno se ne immatricolano ancora 1.640 (di cui 579 di 125 cc).

Poi da dicembre la produzione viene sospesa e nel corso dell’anno viene tolta dai listini, senza un comunicato o un degno addio. Perché questa scelta? La motivazione è di natura economica: troppo caro adeguare il motore 2 tempi Euro 3 alla più stringente normativa in fatto di emissioni denominata Euro 4. Da allora sono iniziate a circolari “voci” su una possibile nuova PX, motorizzata 4 tempi che sicuramente la Piaggio ha valutato. A conti fatti deve aver ritenuto non più interessante un simile progetto e quindi per la PX il futuro si è evidentemente chiuso. Non resta che ricordare con affetto e simpatia questa Vespa che, particolare imprescindibile, è stata l’ultimo modello fedele al progetto originario di Corradino D’Ascanio.

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1/44 La parte posteriore della Vespa 70
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