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Abruzzo - Campo Imperatore

La piana degli dei

Introduzione


La gran parte dei motociclisti non si ferma mai, anche durante la brutta stagione, tanto che quando le condizioni stradali e meteo rendono di fatto impossibile l‘uso della amata due ruote, l’inverno diventa il momento dove pianificare le possibili mete della bella stagione. Mete che spesso portano verso le montagne, di cui il nostro paese è tanto ricco, sia per il divertimento di guida che sanno regalarci, sia per... la frescura che sanno offrire!

Afa, temperature al di sopra della media, umidità da far invidia alle zone tropicali mal si adattano al mototurismo, soprattutto con passeggere al seguito. Un “rimedio” a queste situazioni è possibile trovarlo facilmente sfruttando la variegata morfologia del nostro territorio, che è in grado di offrire itinerari che senza particolare impegno e percorrendo strade apprezzabili per asfalto e panorami, permettono di attraversare luoghi particolarmente “freschi” e ospitali anche nella stagione più calda. Uno di questi è la Piana di Campo Imperatore in Abruzzo, a un’altitudine di 1.800 metri: si tratta di un itinerario particolarmente piacevole, che è possibile completare partendo la mattino e arrivando la sera giusto in tempo per prepararsi alla notte, ma senza per questo dover tralasciare quanto di meglio in fatto di strade (e panorami) la regione può offrire.

Pescara-Celano



Lasciata Pescara è obbligatorio percorrere il tratto della Strada Statale 5 Tiburtina fino a Popoli, noioso fino a Scafa, quando la montagna del Morrone comincia a stringere la valle del fiume Pescara, e a cambiare la morfologia del percorso. Fate però attenzione al traffico spesso intenso. All’interno delle gole di Tremonti, che con la loro incisione separano il sistema montuoso del Gran Sasso da quello della Maiella, inizia un susseguirsi di curve a dir poco entusiasmante.
In più l’asfalto è ottimo, e solo il traffico, che anche qui spesso non manca, obbliga a prestare più attenzione del normale.
Superato  il bivio per l’Aquila e giunti a Popoli è possibile con una piccola deviazione, ammirare il percorso della famosa cronoscalata che si tiene in agosto, per poi riprendere il cammino deviando a destra in direzione Vittorrito. Qui è consigliata una visita alle sorgenti del fiume Pescara, il maggior corso d’acqua d’Abruzzo, che esce da 4 caverne formando un laghetto chiamato Capo Pescara: l’acqua è così fresca e pura rispetto a quello a cui siamo purtroppo abituati ai giorni nostri da sembra irreale. La strada, ora quasi del tutto libera dal traffico ma con l'asfalto non perfetto, costeggia alta  la valle dell’Aterno, per poi scendere verso la gola di San Venanzio e, una volta passato il ponte sul fiume e l’eremo omonimi, entrare in Raiano. Meno di 1 chilometro e si gira a sinistra in direzione Goriano Sicoli: qui troverete asfalto ottimo, ma sarete distratti non poco dallo splendido panorama.
Proseguendo la strada diventa ripida e a tornanti, mentre la vista spazia fino a Sulmona su tutta la valle Peligna, chiusa dall’imponente blocco della Maiella. Il traffico diventa pian piano inesistente tanto che salendo verso il valico di Carrito come abbiamo fatto noi, il bivio si trova circa 2 chilometri dopo Goriano alla volta di Pescina, sarà assai difficile incontrare mezzi motorizzati. La strada corre saltando il traforo dell’A25 che da Cocullo permette di entrare nella piana del Fucino in pochissimi minuti. La strada è spettacolare, e anche se ci si avvicina pericolosamente al Parco nazionale e alle migliaia di turisti e di traffico estivo che ne consegue, è sufficiente una volta giunti nella Marsica prendere a destra al bivio per immettersi nuovamente sulla S.S. 5 fino a Celano, da dove è possibile puntare verso l’ennesimo passo della giornata, seguendo la S.S. 5 bis.
Celano, dominata dal suo castello perfettamente conservato, ha una storia che merita di essere citata:
nel lontano 1223 vide Federico II cingerla d’assedio, raderla al suolo ed esiliare i suoi abitanti in Calabria, Sicilia e Malta. Gli esuli ebbero poi il permesso di ritornare nel 1227, si dice a causa della loro estrema aggressività, che rendeva difficile qualsiasi controllo anche in una situazione di disagio, come potrebbe essere quella di un esilio di massa. Ma quasi dimenticavamo, rapiti dal fascino della storia: qui troverete un asfalto praticamente perfetto!

Campo Imperatore



Prima di iniziare la “picchiata” verso l’Aquila è possibile fare una piccola sosta per un gelato o per mangiare qualcosa nelle cittadine di Ovindoli e Rocca di Cambio. Passata Rocca di Mezzo la strada si biforca pur avendo sempre fine nel capoluogo di regione: le strade sono entrambe molto belle ma il nostro consiglio è di scegliere la direzione a sinistra, più adatta a una guida motociclistica. In questo modo vi aspettano tra l’altro 12 chilometri epici, giusto preludio a quanto troverete più avanti.
L’Aquila,
senza dubbio la principale città della regione per importanza storica e per il numero cospicuo dei monumenti (quasi tutti all’interno del centro storico), meriterebbe almeno una giornata di visita, ma questo dipende dal tempo a disposizione. Dalla località abruzzese si prende la S.S. 17: arrivando a Barisciano e svoltando a sinistra si sale in paese, dal quale sono ben visibili in alto i ruderi di una cinta fortificata. Da qui, ancora una decina di chilometri e si arriverà a Santo Stefano di Sessanio, 1.251 metri sul livello del mare, piccolo borgo medievale posto su un ripidissimo pendio a cavallo di due valli chiuse. Dominato da una torre rotonda, la caratteristica di questo paese splendidamente conservato, che conta oggi circa 200 anime, è di essere appartenuto nel 1500 alla famiglia dei Medici di Firenze, tanto cheancora oggi sono ben visibili in alcuni edifici gli stemmi.Da qui bisogna prestare attenzione al cartello, poco visibile, che indica Campo Imperatore.
La strada è panoramica ma con un asfalto pessimo: ma ne vale la pena di passare di qui perchè è il punto più spettacolare dove fare la conoscenza con Campo Imperiale, come veniva chiamata ai tempi di Federico II. Questo antico fondo lacustre si estende per una lunghezza massima di 27 chilometri, con una larghezza di 7-8 chilometri. Ed è proprio seguendo la nostra stessa strada che il colpo d’occhio è veramente unico: immaginate tutto questo aprirsi pian piano al vostro sguardo, fino a quando la vista correrà libera, con il blocco del Gran Sasso che domina sulla sinistra. Magnifico!
A questo punto si è in dirittura d’arrivo. Da qui in 8 chilometri si arriva al bivio di Fonte Vetica. Le baracchine che troverete, una al bivio, l’altra un po’ più in là, sulla destra, sono delle rivendite di carni, affettati, vini e tutto quanto possa servire a escursionisti, motociclisti, ciclisti, affamati dopo una giornata all’aria aperta in giro per strade e montagne.
A questo punto il da farsi è fin troppo chiaro…
In senso metaforico. O forse no.

Mangiare-Dormire



Noi ci siamo sempre fermati al baracchino posto al bivio, anche perché la gentilezza di Rodolfo e della sua famiglia non ci hanno mai lasciato alternative. Naturalmente non sono aperti tutto l’anno, comunque per informazioni contattare il seguente numero: 0862-938357. La particolarità del posto sta nel fatto che una volta acquistata la carne, sarete proprio voi a cucinarvela sulle fornacelle.
In estate il ristoro rimane aperto fino a verso le 20.00, ma non preoccupatevi: gli avventori non vengono mai cacciati. Il bivacco infatti è vietato sul territorio del Gran Sasso, ma basta non fermarsi a dormire. Quando i gestori stanno per tornare a Castel Del Monte, dove risiedono, ricordatevi di farvi lasciare accese un paio di fornacelle: ci sono quelle strette per gli arrosticini (tipici spiedini di carne di pecora, una specialità abruzzese) e quelle larghe che sono molto più comode per l’agnello, ed eventualmente per le salsicce. E mentre aspettiamo la cottura di tutto questo bendidio? Affettati tipici con diversi tipi di pecorino. Ricordatevi di assaggiare anche il pecorino marcetto: il nome e soprattutto l’odore non sono dei più invitanti, ma fate un piccolo sforzo e vedrete.

Curiosità



Il diavulillo, o diavoletto, è il peperoncino. Tutto fuoco, nella cucina d’Abruzzo, si mette su ogni cosa, salvo dolci e frutta. La chitarra non è lo strumento musicale, ma un telaietto di legno, nel quale sono tirati fittamente fili d’acciaio; la sfoglia di pasta, rigorosamente all’uovo, vi si preme sopra con il mattarello e ne escono striscioline di pasta compatta: i maccheroni alla chitarrato spesso critico, soprattutto nel passato spesso segnato dalla carestia.
Le virtù, la teologia insegna, sono 7. Nel folclore gastronomico della regione, le virtù sono una minestra densa e ricca, un piatto rituale primaverile, preparato con i primi legumi ed ortaggi freschi, e con quanto restava nelle dispense di casa delle provviste invernali. Una celebrazione gioiosa, quindi dell’avvenuta saldatura tra le 2 annate agricole, momento spesso critico, soprattutto nel passato spesso segnato dalla carestia.
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