Le vendite vanno forte e le Barra 5 si evolvono prima nel 1972 con un serbatoio più piccolo da 18 litri e poi l’anno successivo con l’arrivo di un forcellone più lungo, soluzione adottata per avere maggiore stabilità sul veloce e lo spazio necessario per montare una batteria più grande. Il 1973 è però un anno di svolta: BMW presenta la R 90 S, erede delle fortunate R 50 S e R 69 S, entrambe del 1960. Come queste è una sportiva, ma i suoi “meriti” sono da imputare al cupolino protettivo (che ne allarga l’uso verso il turismo), al look più sportiveggiante della coda e l’adozione del boxer più grande mai prodotto fino ad allora: un 898 cc da 67 CV che si fa forte di piccole migliorie come pareti del basamento più spesse, carburatori Dellorto da ben 38 mm di diametro e provvisti di pompa di ripresa (utilizzate in quegli anni anche da Ducati e Moto Guzzi), il cambio a cinque marce (finalmente). A questi vanno poi ad aggiungersi la strumentazione Moto Meter con contagiri e tachimetro separati dalle spie di servizio, il freno anteriore a doppio disco, l’ammortizzatore di sterzo regolabile tramite pomello sulla piastra di sterzo, oltre ai pistoni più voluminosi.
Oltre alla R 90 S, anche le nuove R 60/6, R 75/6 e R 90/6: se le prime due sono praticamente le rispettive Barra 5 con alcuni dettagli estetici differenti (blocchetti elettrici ridisegnati, strumentazione della S, copriammortizzatori più corti, freno a disco singolo – il “doppio” è optional), la R 90/6 invece, dalle /5 riprende solo il design, mentre tecnica e meccanica (depotenziata a 60 CV) sono della sorella S.
La R 90 S resta in gamma fino al 1976 quando la Casa bavarese tira fuori dal cilindro la tanto desiderata “mille”, declinata in tre versioni. Sono loro, le R 100/7, R 100 S e R 100 RS le principesse di una famiglia boxer tutta rinnovata che si allarga comprendendo anche le R 60/7, R 75/7 e R 80/7. Di tutte, però, è la R 100 RS a finire sotto i riflettori per via della sua propensione al turismo veloce. Si può dire che è con lei che nasce il filone delle sport tourer.
Costruita intorno alla base meccanica della 90 S, mette in mostra una carena più vistosa, protettiva (dal faro si allunga fino ai cilindri) e soprattutto aerodinamica: con lei BMW riscopre lo studio dei flussi d’aria in galleria del vento (usa quella di Pinifarina) per offrire maggiore stabilità sul veloce e al contempo una superiore protezione al pilota. Il boxer ora è da 980 cc e tira fuori 70 CV grazie a condotti d’aria ridisegnati mentre il telaio, ripreso anch’esso dalla 90 S, ha tubi perimetrali più spessi e un ulteriore traversino che unisce i due discendenti sotto il cannotto, per aumentarne la resistenza torsionale. Infine, un ulteriore passo verso la modernità sono le inedite ruote in lega al posto delle classiche a raggi.
Ad affiancarla, due sorelle, la roadster (o naked, come le chiamiamo oggi) R 100/7 che adotta il boxer da 60 CV della /6, e la sportiva R 100 S, più potente con i suoi 65 CV ottenuti grazie all’utilizzo di carburatori più grandi (40 mm invece di 32), un maggiore rapporto di compressione e la presenza di fori sul filtro dell’aria. L’offerta BMW non si conclude qui: oltre alle “mille” sono presenti in gamma anche le R 60/7 e R 75/7 (sostituita l’anno successivo dalla R 80/7) che ereditano le migliorie telaistiche implementate sulle boxer da un litro. La nuova generazione /7 si riconosce facilmente dai coperchi valvole che abbandonano le forme tondeggianti degli Anni 50 e 60 in favore di un design squadrato (a esclusione della solo R 60/7). Le R 100 sono il fiore all’occhiello della produzione bavarese, hanno una qualità costruttiva elevata, una buona dinamica di guida, comfort da vendere e punte velocistiche vicine a quelle delle innovative giapponesi (che intanto stanno sbaragliando il mercato mettendo al palo le storiche case europee). Non solo, sono anche tra le migliori interpreti del filone sport tourer, continuamente perfezionato con l’introduzione nel 1978 della R 100 T (che prende il posto della S) e ancor di più con la R 100 RT, che si differenzia dalla RS per il plexi più verticale.