Tra le molte marche degli anni 70, la tedesca Zundapp, dopo tanti successi
sportivi nella Regolarità, ha fatto breccia sul mercato italiano
con un modello stradale, la KS Sport del 1973-'75.
Negli anni 70 le moto da Regolarità dettavano legge con i marchi di
KTM,
SWM, Puch, Ancillotti, Aspes, Beta, Fantic, Zundapp. Di tutte le marche
elencate, poche sopravvissero al passare della moda. Ci fu una marca, la
Zundapp, che sembrò avviata a una vita di successi commerciali con le moto
da strada, dopo i tanti sportivi nella Regolarità che le regalarono grande
prestigio internazionale. Proprio dal suo passato sportivo, infatti, la
Casa di Monaco parve capace di trarre la linfa vitale per proseguire e
rielaborare temi tecnici e industriali in modo da reggere il confronto
con le nuove frontiere imposte dal mercato. Un chiaro esempio fu il motore
a cinque marce del 1970: monocilindrico a due tempi di 125 cc, raffreddato
ad aria, fu costruito per equipaggiare le Zundapp da fuoristrada e, dopo
qualche anno di sviluppo, vinse il mondiale Cross del 1974 e la Sei Giorni
Internazionale del 1975 e 1976 di Regolarità, sempre nella ottavo di litro.
Lo stesso motore, dapprima in versione raffreddata ad aria, poi
in quella a liquido, fu montato
sulla motoleggera
KS da strada in cilindrata
125 e 175
cc.
La notevole potenza che caratterizzava le macchine ufficiali per la Regolarità
rimase prerogativa anche delle moto di serie stradali, tanto da rendere
la KS, nonostante le sembianze di moto soprattutto elegante e turistica,
tra le più veloci 125 della sua epoca, come dimostrato dalla prova su strada
di Motociclismo di quegli anni.
“Solida, stabile e velocissima la Zundapp KS Sport 125. Questa motoleggera
da strada vanta cospicue doti di semplicità, robustezza, praticità, potenza,
comodità e tenuta di strada. Brillantissime le sue prestazioni anche per
quanto riguarda la tenuta allo sforzo prolungato.” Questi erano titolo
e sommario della prova su strada dedicata da Motociclismo alla rinnovata
KS Sport 125 sul fascicolo 1/1976. Tre anni prima, durante la comparativa
pubblicata sul numero 7/1973, la moto tedesca era risultata più rapida
delle 7 concorrenti (a 2 e 4 tempi) nelle prove di velocità massima (119,6
km/h) e accelerazione sui 400 metri nonché nettamente la più potente (15
CV a 7.500 giri rilevati alla ruota).
Tante le
modifiche tecniche ed estetiche apportate nel 1976: serbatoio
più squadrato e verniciato di rosso, fianchetti più piccoli, parafanghi,
sella, manubrio e
faro modificati, telaio completamente diverso.
Il motore rimase
sostanzialmente identico, ma la velocità massima rilevata aumentò, arrivando
a ben 123,4 km/h, per il lieve allungamento della trasmissione finale.
Oltre alle doti velocistiche e di affidabilità, la KS “ad aria” si
distingueva
per la comodità della
posizione di guida, per le ottime finiture,
per i particolari realizzati senza badare a spese. E infatti costava ben
873.600 lire franco concessionario, ben più di quasi tutte le 125 concorrenti.
L’ultima versione della
KS 125-175 WK, quella del 1981, rappresentò
l’ultima motocicletta prodotta dalla Zundapp e, dunque, il canto del cigno
della gloriosa fabbrica. Vantava infatti migliorie estetiche e ciclistiche,
come la forcella Marzocchi allanteriore.
Il successo di questa moto fu notevole e inaspettato, favorito anche -
incredibile ma vero - dal prezzo elevato: 2.100.000 lire. Infatti, l’apice
del successo fu raggiunto nel pieno di una discutibile moda generazionale
in base alla quale più un oggetto costava, più era esclusivo. Ma la Zundapp
aveva altri meriti: era una moto di sostanza, robusta, veloce, comoda e
divertente grazie alla erogazione prettamente “duetempistica” che,
in
più, rimandava ancora ai grandi successi della Regolarità. In breve, era
“la più moto di tutte”, come recitava il titoletto della maxi
comparativa pubblicata da Motociclismo sul fascicolo 6/1981 che confrontava
tutte le 125 da strada sul mercato. Non a caso, il suo successo continuò,
in Italia, ancora per alcuni anni dopo la chiusura della fabbrica, avvenuta
nel 1984. Dopo i fasti della metà degli anni 70, quando la produzione raggiunse
i 120.000 pezzi annui tra moto e ciclomotori, la progressiva scomparsa
delle moto da fuoristrada e l’avvento delle moto giapponesi di piccola
cilindrata consigliarono la famiglia Neumayer, proprietaria della Zundapp,
a chiudere in bellezza. Una volta surclassata nelle prestazioni dalle
supersportive
di fine anni 80, comunque, la Zundapp poté far valere ancora a lungo le
doti di robustezza, eleganza e comfort che ne mantennero elevata la richiesta
sul mercato dell’usato italiano fino ai primi anni ‘90.