La lista delle modifiche vi terrebbe occupati, se la leggeste in dettaglio, fino a domattina. Asciughiamo brevemente: all’anteriore c’è la ruota posteriore di una Honda NSR150SP, dietro quella di una VFR750; altezza ridotta al minimo (il punto più alto è a 82 cm dal suolo), serbatoio, sella e tutte le sovrastrutture in alluminio naturale (non verniciato) realizzate completamente a mano con fogli di metallo, fresa e saldatrice TIG. Carburatori al posto dell’iniezione, scarico artigianale in acciaio inox, ammortizzatore Yamaha R6 e link anteriore riprogettato e ricostruito per l’avantreno, monobraccio Honda VFR e link auto progettato con ammortizzatore Buell al posteriore, radiatore curvo… Affascinati dai tantissimi dettagli, non si può rimanere indifferenti al risultato d’insieme.
Solo il manubrio (un po’ esile e povero d’aspetto) non ci convince: il resto è poesia metallica. Nel progetto GTS sono sintetizzati gli stilemi delle café racer classiche con quelli delle moto del futuro, condensate in quella che si può definire essenza motociclistica nella sua estrema purezza. Ora immaginatevi di essere nel nord della Norvegia, con un vento sottile e artico che increspa appena la superficie dell’acqua nei fiordi. Silenzio. Finché in lontananza, su una delle sterminate strade in mezzo alla tundra, appare un puntino grigio, accompagnato da un rombo cupo. Si avvicina, il suono si fa più nitido e le forme metalliche assumono contorni definiti e affascinanti.
È Roel in sella alla sua RS10. Vi passa davanti come in uno slow-motion (o magari davvero non sta andando forte, ma semplicemente si sta facendo una passeggiata) e poi scompare al capo opposto dell’orizzonte. Torna il silenzio e il profumo dell’estate nordica ormai finita. Non è un quadro stupendo? Per me sì.