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Vivere viaggiando: come si fa? (parte 2-i nomadi digitali)

Come trasformare i viaggi in moto in un lavoro? Come fare a mantenersi viaggiando? Risponde Claudio Giovenzana, che è in viaggio da 9 anni: la verità e le menzogne, le strade da scartare e quelle da tentare per realizzare il sogno di libertà. Evitando errori e pericolose trappole...
1/21 Il viaggio di Claudio Giovenzana in Centro America. Chichicastenango, famoso mercato, il più grande del Centro America

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Claudio Giovenzana e la sua Guzzi nel deserto di La Guajira (Colombia)
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato la prima parte del vademecum di Claudio Giovenzana per aiutare chi vuole viaggiare a tempo indefinito, in modo “professionale” o comunque con solide basi di sussistenza. Come prepararsi, soprattutto psicologicamente; come porsi nel modo giusto verso una cosa che ha lati divertenti e appaganti, ma non solo; come imparare a lavorare viaggiando (e non solo a fare lavori durante i viaggi); come vivere il viaggio da imprenditore… Claudio è in viaggio da 9 anni (cliccate qui e qui per i resoconti e le foto dei suoi viaggi) e conosce bene l’argomento.
Prima di leggere la seconda parte del suo “manuale”, ripassate quali sono gli errori più comuni, argomento della prima parte.

La tecnologia è indispensabile

L'equipaggiamento di Claudio e Olga nel loro viaggio in Sudamerica. Notate l'enorme quantità di... roba elettronica
Se sviluppate la competenza di raccontare, scrivere, documentare con foto e video, ecco che possono arrivare le possibilità di guadagnare raccontando il mondo: un antico lavoro che oggi DEVE usare le tecnologie più moderne. Nella mia gavetta sono girate molte cose prima di capirlo: ho imparato a fotografare poi a fare video, ho venduto articoletti, poi immagini, prima per piccole attività private, poi per istituzioni e governi. Proprio quando mi credevo avviato, sono tornato nella miseria e ho finalmente scoperto le possibilità del web. Ho iniziato a lavorare con agenzie su internet che hanno distribuito le mie immagini in tutto il Mondo in cambio di una commissione sulle vendite. Per 6 mesi ho passato 14 ore al giorno al computer per imparare a sistemare i video, intanto ho tenuto allenata la scrittura con il blog e gli articoli. Ogni tanto ho trovato ingaggi come foto/ videomaker, ma non erano più necessari per sopravvivere perché la mia professione stava diventando viaggiare per raccogliere immagini e poi venderle tramite agenzie su internet e pubblicare con le stesse anche articoli con testi che potevo scrivere ovunque. Finora non ho ancora parlato di “moto” o di introiti derivanti dal solo “viaggiare per viaggiare”, mentre è stato fondamentale garantire un alto livello di professionalità. E se manca la si coltiva.

La bravura non basta

Claudio Giovenzana intento nella sua attività di fotografo, in compagnia di un piccolo amico...
Io ho accantonato una laurea e due master in psicologia prima di capire come far manutenzione ad una vecchia bicilindrica e usare la mia nuova fotocamera per far qualcosa di decente. S’impara. Ma la bravura non basta. Per il successo ci vuole strategia e conoscenza di un mondo che negli ultimi 20 anni si è trasformato più che negli ultimi duecento. Questi che vi ho raccontato sono stati km di imprenditoria, non di strada in moto. E se state pensando di chiedermi come vendere foto o video su internet, sto fallendo nel tentativo di farvi capire che non bisogna “copiare” vite altrui, ma partire dalle proprie competenze. Il 90% di quelli che mi hanno chiesto consigli/formazione hanno fallito proprio perché non sono partiti dal loro “amore” o talento ma hanno ricalcato i passi di altri, come se le loro esperienze non influissero sul risultato.

Chi sono i nomadi digitali?

Viaggio in Sud America: Claudio Giovenzana in Colombia con la sua Moto Guzzi California. La traversata in barca tra Panama e Cartagena
L’imprenditore si ispira a qualcuno, ma parte da se stesso, capisce quali sono i suoi punti di forza e li finalizza a quello che un mercato “location independent” richiede in quel momento. Nella parola imprenditoria, io sentivo poco il profumo di avventura e libertà. Quindi se vogliamo pensiamo all’imprenditore come una semplice persona che ricerca i punti di intersezione tra quello che sa fare bene (l’offerta) e quello che serve ad altri (la domanda). L’imprenditore 2.0 cerca poi di liberare questa offerta di professionalità da vincoli di luogo con l’ausilio di nuove tecnologie. Nasce il nomadismo digitale, grande opportunità per chi vuole viaggiare. Ma non pensiate che il nomade digitale sia l’incrocio tra un hippy e un nerd o un web master di madrelingua inglese. Secondo Alberto Mattei, fondatore di Nomadi digitali.it, è piuttosto: "Un professionista che facendo leva sul proprio desiderio di indipendenza e di mobilità, utilizza le tecnologie digitali per conquistarsi la libertà di poter vivere e lavorare da luoghi diversi nel mondo, seguendo le proprie motivazioni, ambizioni ed esigenze personali".

Occhio ai profeti!

Non si può più fare a meno della tecnologia
Alberto ipotizza però che meno del 10% di chi ci prova riesca a diventare un nomade digitale. Perché? Innanzitutto la mancanza di una cultura digitale. Il web crediamo di conoscerlo perché lo “consumiamo” per social e altri contenuti, ma è molto di più e ha regole e caratteristiche imprescindibili quando ci mettiamo dalla parte dei produttori di contenuti o servizi. Troppi profeti “guadagnano spiegando come guadagnare”. Solo che non insegnano un mestiere e come collocarlo in questo contesto, semplicemente ti raccontano come diventare ricco in tre semplici passi. Troppi contenuti sono di scarsa qualità, ma la gente non sa distinguerli sulla base all’autorevolezza di chi li crea.

Blog di racconti e diari di viaggio non interessano quasi a nessuno

Il viaggio di Claudio Giovenzana in Centro America. Una "infiorata" di "camelinas" sullo sterrato verso il vulcano Guatemalteco Pacaya
Ma di opportunità ce ne sono e questo è il momento di iniziare a cercarle in modo accorto. Oltre agli articoli e alla vendita di immagini, si possono cercare di sviluppare piani alternativi con il proprio blog e con la pubblicazione all’estero tramite servizi di traduzione economici di altri nomadi digitali. Ho assodato come un blog di racconti e diari di viaggio non interessino quasi a nessuno e ora sto scrivendo articoli mirati ad aiutare altri che vogliono cambiar vita. Pubblico articoli e libri con le mie storie ma sto iniziando a svilupparne altri per creare relazioni (leggete su www.longwalk.it, il sito di Claudio, ndr). Non escludo anche la possibilità di tenere corsi di fotografia o ritornare a sperimentare con riprese aeree (ho già perso un drone su un vulcano dell’Ecuador) o riprese a 360° (il rapporto prezzo/qualità/ingombro di questi sistemi è ancora troppo sconveniente). Come vedete, dopo migliaia di parole non ho mai detto “essere pagato” per andare in giro in moto.

Continua nella prossima puntata (l’ultima)
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