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Asturie in moto

Viaggio in moto in Spagna: le Asturie. Nel nord della penisola iberica, in una landa stretta e desolata, storia di una motociclista nata e cresciuta fra le curve del Mugello e approdata nel Principato, dove ha ritrovato anima rurale e strade tortuose da percorrere con la sua BMW R80G/S... Niente "movida", ma divertimento comunque assicurato e itinerari che offrono ottimi spunti per il mototurismo

Migranti in traiettoria

Si potrebbe dire una forma di ostinazione involontaria, la mia: passare dal Mugello rurale, nell’alta Toscana, dove vivevo, giusto ai piedi del mitico Passo del Muraglione, ad una "quintana" in mezzo alla campagna, nel "concejo" (che è come dire provincia) di Valdés, sulla AS222: una delle strade più sinuose e da brivido di questa stretta e lunga regione del nord della Spagna: Asturias (qui la gallery). In realtà, l’essermi trasferita in un ambiente e persino in una posizione analoga a quella in cui vivevo prima, non ha tolto affatto il senso di novità. Innanzitutto: in Asturia ci vive pochissima gente, e sempre meno. In confronto, la campagna a nord di Firenze mi appare al ricordo come un tumulto di persone che solcano una terra spettinata, polverosa e corrotta da un’urbanizzazione incalzante. Anche qui abbondano le case in vendita, spesso abbandonate lungo le strade, alcune ancora magnifiche nonostante la decadenza. Ma vengono via a meno, perché la vita qui costa un po’ meno. Tra i giovani, chi non resta a guidare… il trattore nei campi di famiglia va a studiare e a vivere in città, di solito non senza rimpiangere i propri luoghi d’origine, proprio come facevano i connazionali emigrati altrove, all’inizio del secolo scorso. Oggi, la diretta conseguenza allo spopolamento è la qualità della vita di chi resta, e dei pochi come noi che, in controtendenza, migriamo fin qui, a mettere radici in una natura praticamente intatta, folta e selvaggia, re-imparando a vivere a un ritmo incline alla lentezza, pacifico. Da giornalista e motociclista da più di vent’anni, combattuta tra il compito di invogliare voi motociclisti a farmi visita e l’istinto irresistibile di mantenervi ignari e alla larga da una regione ancora relativamente poco frequentata, mi trovo ad offrirvi nient’altro che la mia esperienza. Un colpo d’occhio su una regione rimasta indietro su più fronti, eppure orgogliosa d’essere quel che è, una terra imponente, seminata dei resti silenziosi di un passato arcaico che le danno quell’aria altera e, in parte, ostica, che (per fortuna) la rende ancora un luogo poco ambito dal turismo di massa.  

NON LA SOLITA SPAGNA

Prima di tutto, non pensate di venire qui e di trovare “la Spagna” comunemente intesa. Gli Asturiani si ritengono autentici Ispanici per il fatto che gli Arabi arrivarono a colonizzare l’intero continente eccetto la loro regione e le immediate limitrofe, protette dai bastioni della cordigliera cantabrica e dall’esercito dei cristiani. Ora, i vizi e certe cattive abitudini, in verità, han trasvolato le cime dei monti (il prezzo pagato qui per aver incrementato il turismo negli ultimi anni, promettendo “il paradiso naturale” e facendo accorrere connazionali puntualmente delusi dalla pioggia frequente e da strutture poco preparate ad accogliere le loro esigenze). Ma, in effetti, l’asturiano tipico è tuttora un mix curioso tra lo spagnolo caciarone e il nord-europeo, più compassato, amante della quiete e geloso dei propri spazi. Se venite nei mesi migliori, settembre e ottobre, lo troverete amabile e ben disposto, ma se dovete per forza venire in estate potreste trovarlo secco e nervoso per il fatto di sentirsi “invaso”.  

UN MARE DA GUARDARE... O DA SURFARE

Quanto alle case, le tipiche sono a colori, come in Irlanda, quasi tutte dotate della caratteristica galería a vetrate: un corridoio che guarda a sud e ha la funzione di incamerare luce e caldo per i minuscoli ambienti retrostanti, sopra le vecchie stalle. Le strade sono generalmente pulite e prive di traffico, a parte quando ospitano ralliy indiavolati: una passione antica, quella per i motori, che non a caso ha reso noti i locali come i guidatori più “sciolti” della penisola...(ma i controlli della guardia civil abbondano e non vanno tanto per il sottile). Il mare è, direi, oltremodo scontroso oltre che gelido: dovrete accontentarvi di starlo a guardare la maggior parte delle volte, più che di entrarci dentro... a meno che non siate abbastanza coraggiosi da sfidarlo sulla tavola. Perché alla classica nuotata non si presta quasi mai e il surf, qui, è lo sport nazionale.   

LE MONTAGNE: TRA MINIERE E STREGHE

La montagna, d’altra parte, più che l’altezza suggerisce la vastità: la parte occidentale della regione ha alle spalle soltanto la coda de Los Picos de Europa; montagnoni tondeggianti e verdi che dominano valloni immensi in cui si annidano i resti delle miniere di carbone, la principale fonte di reddito dal 1850 per quelli che, a suo tempo, decisero di restare anziché d’imbarcarsi per le Americhe. Le miniere sono rimaste attive fino al 1970 e, in misura minore, fino agli anni 90, quando la maggior parte ha chiuso i battenti. Oggi, sia le camminate estive che le sciate invernali fanno capo a paesini ben diversi da quelli tipici delle Dolomiti, infiocchettati come un pasticcino alla crema. Si tratta di una terra povera, insomma, arretrata e relativamente isolata dal resto del Paese; una terra dove abbondano le leggende, dove le streghe ancora incendiano i boschi per offrire più pascolo alle mucche e dove il contadino medio taglia l’erba con la falce fienaia; per intendersi, quella del diavolo. 

LE STRADE QUI SONO OTTOVOLANTI...

I centri urbani alternano senza grazia caseggiati anonimi alle costruzioni più tipiche e affascinanti: le casone de indianos (dei locali emigrati all’inizio del secolo scorso e tornati ricchissimi, dal Sudamerica o da Cuba); e gli horreos o paneras: quelle casette di legno col tetto a punta, poste su quattro o sei pilastri di pietra, nate per conservare alimenti come il mais lontano dai topi e ad una temperatura ottimale, oggi ambitissime da chi compra case qui, che spesso ne fa dei veri e propri monolocali. Fra le attrazioni della regione ci sono le strade se vi piace guidare in scioltezza, di curva in curva, di passo in passo, senza un attimo di respiro e, almeno sulle grandi statali, in relativa sicurezza, grazie ai guard-rail fatti apposta per noi che viaggiamo su due ruote. Anche le autovíe qui, va detto, sono paesaggisticamente notevoli oltre che poco trafficate; non come quelle piatte e uniformi che attraversano Castilla La Mancha, per esempio: km e km di olivi alternati a fatiscenti “puti-club” o a tori giganti, o di querce secolari sotto cui pascolano quei cerditos che si cibano solo di ghiande per dare il miglior prosciutto del mondo...

Senza sentirmi in colpa verso l’Italia, ultimamente non faccio che ripetermi che l’Asturia è, in effetti, “il paradiso”: spettacolari ottovolanti invitano a spalmarsi su traiettorie più comode di una sedia a sdraio, seminando di nastri argentati un paesaggio a dominante verde e blu: colori forti per una terra difficile, che allo stesso tempo non perdona gli eccessi sulla strada. Niente di meglio, quindi, che percorrerla in sella ad una bicilindrica “storica”, come la mia GS80, versatile ed equilibrata; senza poter contare troppo sui freni, il che abitua a guidare di marce, e soprattutto di testa, senza mai esagerare. Una brezza marina corroborante giunge fin nell’interno; poche valli chiuse non ne risentono l’effetto. Il fondo stradale, poi, sulle nazionali, fa invidia al nostro, spesso scalcinato dal passaggio in massa, e qui immacolato. Quello sulle strade minori è messo peggio, naturalmente, ma più dall’abbandono che dal traffico! Una volta ho anche trovato l’erba al posto della striscia bianca! Sono le meno transitate, le più isolate, ma spesso anche quelle che meritano d’essere viste e, soprattutto, guidate, perché vi lasceranno addosso i ricordi più indimenticabili. Occhio semmai ai cani, quando siete in moto (e ai lupi, casomai vi avventuraste a piedi per la campagna al tramonto o alla mattina presto): anche quelli domestici vivono da randagi - vita dura per gli animalisti, qui - e non di rado scelgono di dormire la siesta sull’asfalto caldo, magari in curva... Attenzione anche alle mucche, sacre in Asturia come in India, e che giornalmente transitano numerose dalla stalla al campo e dal campo alla stalla, aldilà della strada... 

Le strade migliori

Volendo partire da un punto base, nella gradevolissima cittadina portuale di Luarca, capoluogo della provincia di Valdés, i tragitti migliori si ramificano verso l’interno, offrendo diverse alternative. Risalendo dal mare, la AS219 si arrampica con decisione dal centro-città verso Pola de Allande, 64 Km a nord. Ripida e stretta a tratti, ampia e tesa in altri, come un filo da acrobata, è tutta da guidare. Trascurabili i centri abitati, se non per la segnaletica, utile a deviarci verso altre meraviglie. A Navelgas, per esempio, consiglio di girare verso Villayón per passare una mezz’ora da brivido inerpicandovi sulla minuscola e panoramicissima VY2, che scende di nuovo verso il mare, a Navia, o Luarca. Nel secondo caso, suggerisco una fermata a Oneta, per vedere la cascata omonima di 15 metri, nel bosco, mentre nel primo, potete invece spingervi con decisione a occidente fino all’uscita di Tapia de Casariego, da dove, prendendo a destra, in cinque minuti starete dominando dall’alto la playa de Porcía, una delle mie preferite, e per la quale non esistono parole: bisogna vederla. Tornando sulla 219, poco prima di Naraval, invece, si può scegliere di voltare a sinistra  sulla piccola AS235 verso Paredes, la cui valle omonima in cui si annida il paesino, ospita uno dei monumenti naturali più notevoli della regione, per cui rimando al box sulle curiosità. Da Brieves, poi, la “mia” AS222 dà il meglio di sé soprattutto nel primo tratto, fino ad Arcallana, alternando a tratti di misto stretto, letteralmente da sballo: ampie e panoramiche traiettorie con vista sul fondovalle dove, in diversi punti, si può (pur mantenendo la ragionevolezza) spalancare il gas e sentirsi davvero in paradiso. L’ultimo tratto, tuttavia, obbliga a chiudere di nuovo il gas, senza per questo deludere: la strada che scende a San Martín de Luiña si addentra in una piccola e spettacolare gola rocciosa, bordata - ahimé - di umido muschio oltre che di felci e di ciuffi di un’erba morbida come le code dei cavalli da tiro.  

BELLE SPIAGGE E MAREE

Di solito, a questo punto, mi concedo un salto al mare, poco distante, per un po’ di relax: verso Cudillero o Muros de Nalón, dove merita una sosta la playa del Aguilar o la sua sorella minore, la spiaggetta di Silo, entrambe bellissime, soprattutto con la bassa marea. Ah! Un suggerimento essenziale, prima di esplorare tutte queste spiagge grandi e piccole, numerosissime sulla costa: procuratevi per tempo una tabella delle maree (www.tablasdemareas.com) su cui controllare la “bajamar” più prossima, che non solo vi faciliterà la discesa e in alcuni casi addirittura l’accesso (e una  visuale più panoramica) ma ve lo renderà in molti casi assai meno rischioso. E ancora un consiglio, a questo proposito: nel caso di marea alta, non lasciatevi ingannare dall’aspetto inoffensivo di certe spiaggione, come quella di Frejulfe, poco distante da Navia: le spiagge con una pendenza anche minima diventano pericolose quando l’onda gagliarda tende a “risucchiare” il bagnante dove non può difendersi, al largo. Ugualmente temibili ma irresistibilmente belle sono tutte quelle su cui sbocca a lato anche un fiume: come la playa de Cueva, poco fuori Luarca, verso Cortina: invece di concedervi nuotate al largo, qui, con la bassa marea, consiglio di esplorarne a piedi le numerose grotte che le danno il nome dopo aver guadato, appunto, il fiume controcorrente con un paio di scarpe di gomma. Per la nazionale 364, che ancora da Luarca sale verso l’interno, nutro un certo affetto perché è un invito al piacere di guida, incantevole nei tratti di sottobosco, ma è ancora sulla 219 che suggerisco di tornare a mettere le ruote puntando a nord, fino a Pola de Allande. Da qui, una volta che vi sarete concessi una sosta alimentare, potrete dare un’occhiata al colossale Palacio de Cienfuegos de Peñalba, appena prima del paese, o a S.María de Celón, qualche chilometro dopo, andando verso Cangas del Narcea: piccolo ex-monastero dell’anno 1000, questa chiesetta romanica conserva ancora bassorilievi e pitture del “cuelebre”, animale della mitologia asturiana, famoso per divorare gli uomini. L’ingresso sulla AS15, in ogni caso, ammetto che potrebbe stimolarvi, più che ad eventuali soste, semplicemente a lanciarvi sull’asfalto: si tratta di una delle strade più belle e guidabili della regione, consentendo una buona andatura e un gran divertimento, oltre ad una vista rilassante sul lago artificiale di Pilotuerto, attraverso tunnel scavati nella roccia. Quasi quasi dispiace dover chiudere le ali nell’antica cittadina di Salas, pur di ritrovarsi sulle più campagnole AS226-225 e 224. La meta successiva, però, a questo punto, posso assicurare che merita: La Malleza era soprannominata “la pequeña Habana” già negli anni Venti, essendo stata scelta come località di villeggiatura di quegli asturiani arricchitisi oltreoceano e che, per puro protagonismo, suppongo, costruirono in patria le “casone” come un rimando evocativo alle terre che li avevano ospitati. E rimando, stavolta, al box sui ristoranti per un appuntamento imperdibile, proprio qua.
 

STORIE SU DUE RUOTE

Devo ammettere che soffro molto la mancanza di Frida, la mia altra bicilindrica storica, la R75/7 che ho lasciato in Italia; non per la versatilità né per una maggiore facilità di guida - la R80GS è imbattibile a questo proposito - ma perché penso sempre che con lei avrei assaporato ancora di più l’eleganza silenziosa e la sinuosità di queste strade semi-deserte, la penombra misteriosa dei sottoboschi profumati di eucalipto e di pino. È inutile: finché non potrò andare a prenderla dovrò continuare a sentirmi in colpa; un po’ come quel ragazzo che, nel 1910, lasciò la bicicletta parcheggiata in piazza a La Malleza (oggi un penoso ammasso di ferraglia e copertoni esplosi, ma ancora visibile..) chiedendo il favore a un coetaneo di lì di “guardargliela” finché non fosse tornato dall’Avana.  E quello gliela “guardò”... per anni e anni; fino alla morte. Il proprietario non fece mai più ritorno.

FRA ARTE E NATURA: TRE LUOGHI DA NON PERDERE

A Llamas del Mouro, un paesino a 22 km da Cangas del Narcea, deviando per 9 Km dalla AS15 per la piccola CN6, da visitare senz’altro è la tienda-laboratorio di ceramica negra. Dal 1992, l’attività familiare dei discendenti di Jesús Rodriguez Garrido, Manuel e Marcelino (foto in basso), mantiene in vita una speciale tecnica di lavorazione della ceramica, apprezzata oltre che per il colore, per la sua resistenza e la capacità di conservazione degli alimenti: cántaros, ovvero brocche per l’acqua, per il vino, teiere e vasi d’ogni genere, cui viene data ancora la forma con il tornio manuale, sono cotti con legna del posto, finché l’unica apertura del forno viene chiusa per “soffocare” il fumo che penetra nei pori della ceramica dandole quel nero vagamente “etrusco” che la rende unica.

Per chi già conosce la Spagna non è una novità: vecchi monasteri, castelli o palazzi ducali riscattati dallo Stato, restaurati e trasformati in hotel di lusso, prendono il nome di Paradores che, se presi per tempo, presentano spesso ottime offerte. Vale senz’altro la pena di fermarsi per una visita, essendo dei veri e propri monumenti del passato. Nel nostro caso, consiglierei un pernottamento o almeno una cena nel Parador di Cangas del Narcea, irripetibile quanto a qualità, e nemmeno troppo sfacciata come prezzo (dai 90 ai 200 euro per una doppia, ma esistono offerte anche di 70 euro se prenotate con anticipo). Alle porte del paese, il vecchio monastero di Corías (foto sotto) è un colossale, austero e compatto edificio neoclassico ('500). Sopravvissuto ad un incendio devastante nel 1763, conserva originale la meravigliosa biblioteca, l’archivio e la chiesa adiacente, per la cui visita è richiesto un biglietto d’ingresso minimo. Notevole anche il bel patio interno, con giardino alla francese, e gli spettacolari corridoi. Lo chef è una donna... e posso assicurare che sa il fatto suo.

L’acqua abbonda in Asturia, non solo grazie alle piogge frequenti. Fiumi e torrenti scendono dalle montagne riempiendo depositi che assicurano a paesi interi acqua sufficiente per vivere e dar da bere agli animali: non a caso l’acqua non si paga. Per chi volesse vedere da vicino uno di questi fiumi generosi, e risalirlo per un tratto, consigliamo una bella escursione a piedi, fattibile tranquillamente in mezza giornata, partendo dal paesino di Paredes, che risale le foci del río Esva, monumento naturale della regione. Al vostro ritorno sarete affamati, e quindi prontissimi per affrontare il robusto menu offerto dall’antica Taberna dell’Obispo, proprio nella piazzetta (prezzo medio 20 euro).

APPUNTI DI VIAGGIO: L'ACCOGLIENZA CHE DIVENTA ESPERIENZA...

DOVE MANGIARE

A LUARCA
Tía María 
  • Carretera general s/n - Barcia 
  • Tel. +34/985470345 
È come stare in casa, familiare e accogliente. Si mangia bene, molto e di qualità, per 10 euro a persona. Si trova fuori dal paese e, in alta stagione, è preferibile all’opzione "locale in centro", congestionato dal turismo. A inizio luglio, poi, anche uno che non bada alle piante non potrà non notare la fioritura delle ortensie nel parcheggio, assolutamente incredibile.
 
El Barómetro
  • Paseo del Muelle, 5
  • Tel. +34/985470662
Ristorante specializzato in pesce, il migliore di Luarca: si mangia divinamente e a sufficienza per poco più di 20 euro a persona. Marino, il proprietario, è un personaggio, oltre che un ottimo ristoratore.
 
A POLA DE ALLANDE
Hotel Restaurante La Nueva Allandesa
  • Calle Donato Fernandez, 3
  • www.lanuevaallandesa.com 
Se non avete lo stomaco forte, evitate di chiedere un menu completo qui, a meno che non abbiate prenotato anche una camera per la siesta... Come tanti ristoranti tipici in Asturia, anche questo è principalmente “de cuchara”, specializzato in "sopas" e "guisos", ovvero in sostanziose zuppe a base di carne e verdure, come la "fabada", a base di legumi e maiale, o il "pote" asturiano, fatto con patate, bietola e vari tipi di insaccati (chorizo, morcilla) cotti insieme alle verdure. Se scegliete uno di questi, consigliamo poi di passare direttamente al dolce: in particolare, il "requesón" asturiano, yogurt fatto col siero del latte e servito con miele o, noci.
Di gran qualità, popolare nel prezzo: pernottamento con colazione: 50 euro; pranzo a menù fisso: 10 euro; pranzo alla carta: 20 euro.
 
A CANGAS DEL NARCEA

El Blanco 
  • Calle Mayor ,11
  • Tel. +34/985810316
Attira l’occhio persino il locale, cosa non frequente in Asturia, posto proprio sulla “main street” del paese, la Calle Mayor. Di ottima qualità sia il menu di terra sia di mare, con il pezzo forte del baccalà. Prezzo anche qui onesto e più che abbordabile considerando la qualità e la quantità di quel che si mangia.
Prezzo medio alla carta: 20 euro.
 
A LA MALLEZA
Al Son del Indiano  Collocato nel cuore simbolico di questo paesino che ha dedicato il proprio nome e la propria storia ai connazionali che all’inizio del secolo scorso emigrarono in Sud America e a Cuba, il ristorante è aperto dal 1895 e si ostina - riuscendoci - a mantenere il suo pubblico in un’atmosfera decisamente d’altri tempi. Musica sudamericana di sottofondo,  antiche foto di navi e migranti alle pareti, soffitti e pavimenti di legno vecchio... 
Più che un pranzo o una cena, un’esperienza da non perdere. Pranzo a menu fisso: 15 euro (fine settimana 20 euro). Prezzo medio alla carta: 36 euro.

DOVE DORMIRE

A VALDÉS
L’Observatoriu Muñas de Arriba Innumerevoli, semplici ma generalmente più che accettabili le sistemazioni in apartamentos rurales. Questo è situato sulla AS222, che ha la particolarità di godere di un piccolo osservatorio astronomico con cui, se capitate in giorni di bel tempo, sarete guidati tra le stelle dal proprietario all’ultimo.
Il prezzo fisso per tutto l’anno è di 85 euro a notte per ogni appartamento disponibile. In bassa stagione possono  esserci offerte.
 
A LUARCA
Hotel Villa Antica casa signorile risalente al 1906, in pieno centro, con camere arredate in stile rétro, legno scricchiolante in terra e grandi vetrate, gradevolissimo.
Il prezzo per una doppia varia dai 45 euro in bassa stagione ai 50/80 in alta stagione.
 
A PRAVIA
Hotel Antiguo Casino Spettacolare edificio d’epoca restaurato, nella piazza centrale di questa cittadina piacevole, piena di locali tipici in cui assaggiare il “torto” di mais asturiano e altre specialità. Ottimo punto base nell’interno, equidistante dal mare e dalla montagna, da cui partire per esplorare la regione in lungo e in largo.
Il prezzo per una doppia con colazione inclusa varia dai 69 euro in bassa stagione ai 90 in media stagione fino ai 175 euro in alta stagione. 
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