La VR46 quindi si occupa di ogni aspetto della carriera dei suoi piloti, trovando gli ingaggi per l'anno successivo e gestendone l'immagine, secondo le esigenze di ognuno. Così, per esempio, Morbidelli ora ha una persona che si occupa esclusivamente di lui, mentre un debuttante ha logicamente bisogni differenti. Se pensate a Valentino come a un guascone sempre pronto allo scherzo e guidato dalla fantasia, potreste rimanere sorpresi della macchina che ha creato e messo in moto. “Io lo definisco un chimico per la sua attenzione ai dettagli – lo racconta Tebaldi – lavorando con lui da tanti anni so bene quanto sia difficile soddisfarlo al 100%, deve essere tutto perfetto”. Basta guardarsi attorno per capire che se la perfezione non esiste, qui ci si avvicina. La pista sembra disegnata tanto è in ordine, con gli alberi potati a farle da cornice e il laghetto con le oche che fa parte di quei continui rimandi ironici ai ranch americani. Come le Colt in ferro battuto che accolgono i visitatori sull'insegna all'entrata, o i lampioni che assomigliano a ruote di vecchi carri. L'edificio centrale è una vecchia cascina, con la legna che arde nei grossi camini, ma gli spogliatoi sembrano essere presi in prestito da una palestra di New York e sotto la tettoia che funge da box, un grosso schermo permette di tenere sotto controllo in tempo reale i tempi dei piloti in pista. Vicino, un piccolo casolare è quasi pronto a trasformarsi in una foresteria per gli ospiti. Il via vai di meccanici è continuo, ci sono le attrezzature per i controlli fonometrici, le ambulanze per le emergenze e i commissari per segnalare pericoli. Come in un GP, e vedendo la lista degli ospiti che sono passati a Tavullia negli ultimi anni, il paragone non è per nulla forzato: Dovizioso, Marquez, Petrucci, Mir, Rins, Rabat, Iannone, Hayden, e ci fermiamo per non annoiarvi.
Tanti nomi e facce, ma lo stesso obiettivo: confrontarsi con Valentino. È quello che fanno ogni settimana anche i piloti dell'Academy, cercando di spostare continuamente il proprio limite più avanti. Perché c'è il vin brulé per gli ospiti quando fa freddo e il Team Gradella alle griglie per cenare tutti insieme, ma il Ranch non è un agriturismo. “Il punto principale è la competizione – avverte Albi – Non è un gioco ma un vero e proprio allenamento e qui si studia. Tutte le prove sono riprese da delle telecamere e finito di girare i nostri piloti guardano i video per capire gli errori e migliorare”. Non è un gioco e nessuno vuole stare dietro, ogni allenamento è una gara. Ogni tanto si litiga, si passa il segno e, a volte, bisogna calmare i bollenti spiriti, nulla che non accada in qualunque sport quando degli atleti si affrontano sullo stesso campo. Il metodo funziona e lo dicono i risultati, nel 2017 la squadra dell’Academy ha vinto il titolo mondiale in Moto2 con Morbidelli, quello di migliore debuttante con Bagnaia nella stessa classe e il Mondiale Junior Moto3 con Foggia. Funziona così bene che Yamaha ha avviato una collaborazione con la VR46 per fare crescere i giovani più promettenti portandoli a Tavullia da tutto il mondo. Si chiama Master Camp, è già arrivato alla 4ª edizione, ed è una sorta di full immersion nella scuola di Valentino. Perché il Ranch non è uno sfizio del campionissimo, ma certamente il suo presente e probabilmente il suo futuro. Per il Dottore è una specie di fontana dell'eterna giovinezza in cui immergersi e trarre nuove energie confrontandosi con i giovani, ma è anche il terreno per mettere alla prova la sua organizzazione.
Tutto funziona talmente bene che viene spontaneo chiedersi se Valentino non pensi di prendere le redini della MotoGP una volta terminati i giorni da pilota. I suoi collaboratori alzano le spalle quando gli si domanda di quest’idea, ma nulla sembra essere impossibile per il campionissimo. “Non so se senza tutto questo la mia carriera sarebbe stata così lunga, certamente mi ha aiutato” commenta Rossi. Di sicuro Valentino è bravo non solamente a correre in moto, e per scoprire se fra qualche anno trasformerà la MotoGP nel suo Ranch, bisognerà solo aspettare.