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20 February 2014

Una CBR1000RR che fa tutto da sola e una vintage senza freni

Una moto che avvisa il pilota di eventuali ostacoli e mantiene l’assetto in caso di perdita di aderenza, e un tributo ad una icona degli anni Sessanta: sono le ultime proposte della russa Chak Motors. Peccato siano solo delle concept-bike realizzate al computer, per adesso…

Una cbr1000rr che fa tutto da sola e una vintage senza freni

Nel mondo del tuning, abbiamo visto alle ultime esposizioni, la moda imperante è quella del vintage, delle scrambler, delle moto d’epoca (o magari solo “vecchie” di qualche anno) accrocchiate con poca spesa e tanta manualità. Ci piacciono, le moto costruite in garage con gusto e fantasia (qui le “opere” viste al Motor Bike Expo 2014).

Ma ci lasciamo affascinare anche dalle suggestioni che il futuro ci riserva. Una volta c’erano i bozzetti, i disegni fatti a mano dai designer su fogli di carta. Oggi sono stati sostituiti dai rendering 3D, che più dei bozzetti danno l’idea di quello che sarà la moto finale, ne percepiamo meglio i volumi, con la luce che si riflette sulle superfici delle carene e del serbatoio… Sembra quasi di poterle toccare, di trovarsi già in sella e lo potete verificare nelle gallery dei nostri articoli.

 

IL GIAPPONE VISTO DALLA RUSSIA

Ebbene, vogliamo presentarvi un paio di concept di Igor Chak, un designer russo con il pallino delle moto. Nel suo sito internet www.igorchak.com si trovano progetti di orologi, complementi d’arredo, mobili… ma la parte più interessante, dedicata alle due ruote, rimanda ad un sito dedicato www.chakmotors.com dove sono presentati, con dovizia di particolari e tante immagini, alcuni interessanti progetti. Nel 2013 Chak ha presentato due concept bike molto interessanti: la Molot e la S90, due interpretazioni piuttosto riuscite sul tema Honda. La prima è la Motot, moto supersicura su base CBR1000RR (di cui è appena uscita la versione SP, che abbiamo provato a Losail), la seconda è la S90, un omaggio alla Super 90, una delle motoleggere più diffuse e ancora oggi in gran voga in molti paesi asiatici, in virtù della sua semplicità meccanica, della sua robustezza e della sua economia d’uso. Ha un motore raffreddato ad aria, 4 tempi e 2 valvole, e una velocità massima di 100 km/h. Guardate la gallery per scoprire tutti i dettagli di questi due concept, di seguito, invece, due bei video e le descrizioni.

 

MOLOT

 

Sviluppata sulla base di una Honda CBR1000RR, la Molot è progettata con l’intento di essere una moto super-sicura. Dietro il design avveniristico, squadrato, filante, con luci a LED e pochi fronzoli, sono nascoste soluzioni innovative. Almeno sulla carta perché, ricordiamo, è solo un agglomerato di bit: la Molot, nella realtà, non esiste. Non ancora, almeno…

Una moto sicura, dicevamo. La Molot infatti è la prima moto dotata di frenata di emergenza, come sulle auto. Attraverso l’utilizzo di piccole telecamere integrate nella carena infatti, è in grado di individuare ostacoli e riconoscere se il mezzo che precede sta effettuando una frenata improvvisa. In questo caso il computer di bordo avverte il pilota innescando una lieve vibrazione al manubrio e con l’accensione di una spia sul cruscotto.

Ma non è tutto: un ulteriore, raffinato sistema elettronico, collegato con giroscopi e sensori di rotazione, interviene su acceleratore e freni per ristabilire l’assetto ideale in caso di perdita di aderenza improvvisa.

Affascinante. Ma a questo punto sorge una domanda, che da tempo ci poniamo: dove finisce l’abilità del pilota? L’argomento è di stretta attualità, specie da quando la KTM ha presentato la 1190 Adventure col controllo di stabilità. L’ABS è una grande invenzione, che aiuta non poco in caso di pericolo. Il controllo di trazione ti tiene in piedi quando esageri con il gas, passi pure… Ma così! Da quando le auto hanno gli avvisatori di parcheggio o il park assist, le luci diurne LED e il cruise control adattivo, gli automobilisti hanno disimparato a fare le manovre, si dimenticano di accendere i fari e hanno perso la capacità di mantenere da soli la distanza di sicurezza. Si arriverà al pilota automatico: è la realtà. Ma in moto, che gusto c’è? Meglio il tram, a questo punto… (leggete in proposito un bell’articolo di Fabio Meloni).

 

S90 CONCEPT

 

Viste le perplessità che ci suscita il progetto Molot, ci piace di più la seconda proposta di Chak, che ci riporta indietro negli anni Sessanta e celebra il 50° anniversario della Honda Super 90. La nuova S90 diventa leggermente più grande, più filante e aerodinamica. Rimangono alcuni dettagli cromati, come è giusto che sia, ma la carrozzeria è in fibra di carbonio e avviluppa un telaio in alluminio: tanta rigidità e poco peso. Diversamente dalla versione anni 60, che pure consumava poco, la S90 del 21° secolo è eco-friendly, perché totalmente elettrica. La potenza è distribuita da due motori collocati nei mozzi delle ruote: sì, c’è pure la trazione integrale! Un pacco batterie al solfato di litio (che trattiene il quadruplo dell’energia di una omologa batteria agli ioni di litio) genera 14 kWh e lo distribuisce a ciascun motore, che sviluppa un picco di 50 kW, 67 CV per ruota circa. La potenza totale, combinata dalle due ruote attraverso il computer di bordo, è di 100 CV totali. La batteria è collocata nella parte più bassa della moto, per abbassare il baricentro e migliorare la trazione.

Altra peculiarità di questo modello così avveniristico, è l’assenza di freni. Almeno nel senso tradizionale del termine. Niente dischi, pinze, pompe e tubazioni: a fermare la S90 ci pensano infatti due freni elettromagnetici collocati nei mozzi. In questo modi si recupera anche il 60% dell’energia frenante per ricaricare la batteria. ABS, traction control, stability control e launch control fanno parte della dotazione di serie e tutte le informazioni sono illustrate dal display LCD che funge da strumentazione.

Essendo completamente elettrica, questa moto utilizza un numero inferiore di componenti di una tradizionale, circa la metà di una similare con motore a scoppio. Questo significa meno parti che si possono guastare, meno tempo per sostituirle, produrle e quindi costi nettamente inferiori.

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