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Un titolo all’ultima prova: può succedere di tutto

Si avvicina l’ultimo duello tra Marquez e Lorenzo. E torna in mente il duello Maddii – Rinaldi nel Mondiale cross 125 1984. Non per “tirarla” a Marc, ma per ricordare che nel motociclismo niente è mai scontato

Un titolo all’ultima prova: può succedere di tutto

Finalmente domenica pomeriggio sapremo chi fra Marquez e Lorenzo si aggiudicherà il titolo di Campione del Mondo MotoGP 2013 (qui gli orari della gara di Valencia). Una stagione ricchissima di colpi di scena, cadute, contatti, polemiche, vittorie e sconfitte che hanno portato i due a giocarsi il titolo all’ultima gara, separati da 13 lunghezze a vantaggio di Marquez, a cui basta un quarto posto per vincere il campionato, in caso Jorge facesse sua la gara. Ma il motociclismo ci ha sempre insegnato che niente e scontato e, mentre mi preparo a godermi l’ultima sfida, penso che tutto può succedere. E tra i Mondiali decisi all’ultima prova non riesco a non pensare a quello del cross 125 del 1984. L’anno della super sfida Rinaldi - Maddii, quando la sorte decise il destino dei due piloti.

 

UN DUELLO IN CASA, COME PER I DUE SPAGNOLI

I più appassionati lo ricorderanno senza dubbio, perché quanto accaduto in quella stagione è la rappresentazione massima di quanto può essere crudele il motociclismo. Andiamo con ordine.

Nel 1984 la scuola italiana del motocross è finalmente in grado di competere con quella belga, inglese o svedese che in quegli anni la fa da padrone. Gli azzurri possono contare su due ottimi piloti, i due grandi rivali dell’epoca: Corrado Maddii e Michele Rinaldi. Il primo è in sella alla Gilera ufficiale (gestita da Jan Witteveen, con Carlo Pernat come addetto stampa), l’altro alla Suzuki. La Casa giapponese si era ritirata ufficialmente dal Mondiale a fine ’83, ma Rinaldi riuscì a convincere i vertici di Hamamatsu a lasciargli in uso le moto e la struttura, costruendo un team in proprio e ponendo le basi per la sua futura carriera da manager, figura che tutt’oggi ricopre per conto di Yamaha. I due piloti hanno personalità molto diverse, paragonabili a quelle di Marquez e Lorenzo. Istintivo, aggressivo, sfrontato e coraggioso Rinaldi, più tecnico, preciso, ottimo collaudatore e pulito nella guida Maddii. La tifoseria italiana si spacca in due, come fu ai tempi per Rossi e Biaggi. A fare il “Capirossi” della situazione, Michele Fanton, in sella all’Aprilia ufficiale.

 

MADDII IN TESTA, RINALDI RINCORRE

La stagione iridata comincia malissimo per entrambi. Rinaldi si lussa una spalla (già martoriata nell’inverno) al primo GP e decide di operarsi, saltando i primi 4 GP; il suo Mondiale sembra inevitabilmente compromesso ancor prima di iniziare. Maddii non fa tanto meglio, con una rottura e un infortunio a una mano nella prima prova, che gli porta zero punti. Da lì il Campionato entra nel vivo e, nella settima gara, sul terreno duro di San Marino, Maddii vince e si porta in testa alla classifica. Nel frattempo, però, Rinaldi è tornato e, dalla quinta gara in poi, è costantemente davanti, con una strategia tutta a gas aperto e nessun calcolo. Del resto non ha niente da perdere perché i punti che lo separano da Corrado sono un’infinità. Al contrario, Maddii è più conservativo e si concentra sui risultati degli avversari più vicini, pensando alla classifica, accontentandosi di prendere punti senza correre rischi.

 

L’ULTIMA GARA, QUELLA DECISIVA

La rimonta di Rinaldi lo porta ad arrivare al secondo posto in classifica prima dell’ultima prova, in Lussemburgo, sulla pista di Folkendange. Maddii è largamente in testa con un margine di 31 punti su Rinaldi con 40 lunghezze in palio nelle ultime due manche. Per Maddii il titolo sembra una formalità e nessuno pensa che Rinaldi, per quanto veloce, possa colmare un gap così ampio, anche vista l’abilità di condotta dell’aretino. Ma, durante le prove ufficiali del sabato, accade quello che non ti aspetti. Maddii ha il secondo tempo, potrebbe anche bastare così. Decide comunque di tentare un ultimo giro veloce e rientra in pista. Nel farlo, però, non si accorge dell’arrivo di Michele Fanton che gli piomba addosso, incolpevolmente, a tutta velocità. Il contatto è drammatico e Maddii ne esce con tibia e perone spezzati. Correre il giorno dopo è impossibile; il suo mondiale finisce qui.

 

RINALDI E FANTON DISPERATI

La prima mossa di Rinaldi, a caldo, è quella di piantare tutto e non partecipare alla gara. Non gli piace vincere così, senza poter lottare con il proprio avversario. Una grande dimostrazione di sportività e di rispetto per l’acerrimo “nemico”. Sarà addirittura lo stesso Maddii a chiamarlo nel suo camper e a convincerlo a prendere il via alla gara! Lo doveva ai tifosi, alla Suzuki e a sé stesso. Anche perché era un titolo che si doveva guadagnare, distante ancora 31 punti. Anche Fanton è disperato per l’accaduto, cioè per aver rovinato la stagione di Maddii in un episodio così assurdo. Anche in questo caso è Corrado a spronarlo a scendere in pista e fare del suo meglio.

 

L’EPILOGO

Gara 1 va a Rinaldi, che recupera 20 punti in un sol botto. Ma prima dell’ultima sfida Michele è teso come una corda di violino e in gara non è lo stesso della prima manche. Guida rigido, sbaglia, è nervoso e non riesce a essere veloce. Ma salva comunque il quarto posto finale e, per soli tre punti, è il nuovo Campione del Mondo 125 1984; il primo italiano a fregiarsi di un titolo iridato nel motocross! Al traguardo qualcuno accenna a un festeggiamento, ma Rinaldi no:“Sono cinque anni che rincorro questo titolo e guarda se devo essere in questo stato d’animo quando riesco a vincerlo”. Dichiarerà Michele a fine gara. “Non me la sento di gioire più di tanto, avrei voluto vincere, ma non con Maddii ridotto in quella maniera. Se guardo indietro non ho niente da rimproverarmi, sono stato fermo tanto tempo, ma un Mondiale lo si deve vincere a braccia spalancate, urlando di gioia; e io non mi trovo nelle condizioni psicologiche di farlo”.

La sorte ci ha messo lo zampino, ancor di più se si pensa che Fanton, quel giorno, vinse il suo primo GP in carriera. Nemmeno lui, però, ebbe voglia di festeggiare.

Nessuno dei tre, riuscì più a vincere un altro titolo da pilota. Ma nell’officina di Corrado ancora oggi c’è appeso il poster con scritto Corrado Maddii Campione del Mondo 1984. Un poster mai distribuito a nessuno che ricorda che se il destino fa una scelta non c’è niente da fare.

In bocca al lupo Marc, in bocca al lupo Jorge!

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