Dato che da Hinckley si tengono abbottonati sulle modifiche alla ciclistica, limitandosi a dire che sono cambiate alcune quote e che sono state irrobustite certe parti del telaio (più maneggevolezza), concentriamoci sul propulsore. Anzi, sui propulsori. Sono infatti due: uno di 900 cc e l’altro di 1.200 cc. Non ci sono altre informazioni, per ora (non è dato sapere come cambino le misure caratteristiche, ad esempio…), a parte il fatto che viene introdotto il raffreddamento a liquido, anche se il radiatore è esteticamente discreto e comunque le alette sui cilindri contribuiscono a tenere sotto controllo le temperature. Bocche cucite sulla potenza, mentre si sa che il motore di 900 cc ha 80 Nm di coppia massima a 3.200 giri/min, il 1.200 ne vanta invece 105 Nm a 3.100 giri/min per la versione HT (High Torque) e 112 Nm a 4.950 giri/min per la HP (High Power), riservati rispettivamente alle Bonneville T120 e alle Thruxton. Ciò lascia immaginare anche valori di potenza massima differenti a seconda della destinazione turistica o sportiva delle moto. Il 900 cc equipaggia invece solo la Street Twin.
Al netto di queste differenze, i propulsori condividono l’impostazione di base (schema dei cilindri, distribuzione a 8 valvole, manovellismo a 270°, cambio a sei rapporti e frizione antisaltellamento) mentre cambia la gestione elettronica. Per tutti i motori è ride by wire, ma solo il 1.200 presenta le “mappe” (2 per l’HT, 3 per l’HP). In tema di elettronica, tutte le nuove Bonneville sono dotate di traction control escludibile. Esteticamente, i motori si distinguono per la verniciatura in nero goffrato per il più basico carter del 900 cc (il 1.200 ce l’ha in alluminio satinato e nero solo per la T120 Black, entrambi con fregio ottonato sulla sinistra) e per l’estetica dei corpi farfallati, che sul 1.200 replica il look carburatori Amal Monobloc, usati sulle Bonneville 650 fino al 1965. Ci sono poi le targhette identificative alla base dei cilindri, con diciture diverse a seconda delle cilindrate e dei tipi di motore. Nonostante l'aumento di cilindrata, gli ingombri generali del motore sono pressoché identici al passato e anche le forme di gruppo termico e carter si ispirano ai modelli storici Triumph.