Il percorso del TT si snoda nella parte settentrionale dell’Isola: la linea di partenza dalle tribune (Grandstand) di Douglas porta alla celebre discesa di Bray Hill seguita dall’Ago’s Leap, il balzo di Agostini, dove le moto staccano entrambe le ruote da terra per decine di metri. Salti, dossi, cunette ondulazioni, binari del tram e tombini sono parte integrante del fondo stradale, e della pericolosità intrinseca di questa competizione. Accanto a curve da poco più di 70 km/h vi sono tratti dove le Superbike oltrepassano i 300 km/h, tanto che la media record è di ben 133,9 mph, oltre 214 km/h. Oltre alla quasi certa conclusione fatale di un errore da parte del pilota, questo comporta stress meccanici terrificanti per telai e motori, tali da provocare rotture spesso responsabili della morte dei piloti. Proprio il numero elevatissimo di decessi (
quest’anno tre, nella media degli ultimi dieci anni), ha portato alla contestazione di questa gara da parte di moltissime persone e dei piloti stessi, fin da tempi passati. Uno su tutti, Agostini che qui vinse ben 10 volte, arrivò a rifiutarsi di partecipare, pur mettendo a rischio la vittoria del Mondiale Velocità, di cui il TT ai tempi faceva parte. I piloti che corrono nel circuito delle gare Road Racing lo sanno bene e adottano stili di guida totalmente differenti rispetto a quelli impegnati nelle gare in circuito. Importante, ovvio, conoscere a menadito il tracciato, ma anche portare la moto con estrema scorrevolezza per mantenere le velocità più elevate possibili in ogni tratto del circuito. La discussione è aperta praticamente da quando il TT è nato e la soluzione a nostro parere non esiste. Quel che si può fare, e si fa, è istruire al meglio i nuovi piloti, più esposti a incidenti: per partecipare è necessario effettuare un praticantato con Richard “Milky” Quayle, ex pilota e uno dei tre Mannesi ad aver vinto il TT e attuale istruttore dei Newcomers.