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18 December 2012

Telecamere, Autovelox, Tutor, Vergilius, VelOK: tutto il mondo è paese

Tutti ce l’hanno con la velocità e la vogliono combattere. Ma in Inghilterra hanno problemi degni della tradizione italica, mentre da noi gli amministratori ne inventano sempre di nuove, sul filo della legalità

INGHILTERRA

L'autostrada britannica M25, nota anche come M25 corridor o anche "London orbital", è  lunga 188 km e circonda la capitale inglese, Londra. Ci occupiamo di una strada così lontana dalle nostre latitudini poiché oggetto di una situazione abbastanza… italica. Lungo la M25 sono posizionate 36 telecamere che rilevano la velocità, un “esercito di occhi” che fa paura agli utenti della strada e promette molto agli amministratori.

CHIUDIAMO UN OCCHIO. ANZI, TUTTI
Già, peccato che di queste telecamere non ne funzioni nemmeno una. Sono tutte spente per motivi sia burocratici che tecnici, quindi nessun “velocista” è stato beccato. Lasciamo agli inglesi di vedersela con la propria opinione pubblica e con la propria stampa, ma questa vicenda ci dà lo spunto per riflettere sulla nostra situazione (nella pagina successiva).

 

ITALIA

DA NOI SI SONO INVENTATI IL VELOK
Nonostante tutti i proclami, le nuove normative, le denunce e le proteste, la velocità è sempre considerata la più eclatante causa di incidenti, quindi è sempre oggetto di grande e costante attenzione. Dopo i conosciuti velox e tutor, da poco sono stati introdotti i portali Vergilius e sono arrivate le famigerate colonnine arancioni (gli speed check o VelOK). Ancora non si è capito bene cosa siano, se siano legali o no, come funzionino,  se siano vuote o contengano l’odiata macchinetta, se siano equiparabili o meno a segnali stradali, se siano dei semplici dissuasori… I Comuni chiedono lumi alle Case fornitrici e queste (ovviamente) dicono che tutto è in regola, ma poi il ministero dei Trasporti emette un parere (n° 4295 del 24 luglio) secondo cui questi “scatolotti” non sono “inquadrabili in alcuna delle categorie previste dal Nuovo Codice della Strada e dunque per essi non risulta concessa alcuna approvazione poiché non possono essere qualificati come impianti, probabilmente non potranno essere ricondotti alla futura nuova disciplina”. Possono essere usati come contenitori per autovelox e in quel caso sono legittimi, ma devono essere ovviamente segnalati e affiancati da una pattuglia. Situazione fumosa e contorta, tipicamente all’italiana, che inevitabilmente dà la stura alla solita marea di ricorsi.

SFRECCIARE SOTTO IL TUTOR
Tornando allo spunto che ci dà la notizia inglese, invece, secondo noi un sacco di autovelox fissi e Tutor che vediamo in autostrada non funzionano. Lo arguiamo dall’assoluta non curanza con cui molti automobilisti e motociclisti (evidentemente ben informati) passano a gran velocità sotto i pannelli che chiaramente recano in bella vista la scritta “rilevamento elettronico della velocità”, un avvertimento che in teoria dovrebbe significare: “vi teniamo d’occhio”. E invece molti se ne fregano.

POTREBBE FARE DI PIÙ
Allora i casi sono due: o stiamo scoprendo che gli italiani hanno una scorta inesauribile di euro e punti patente, oppure tutti questi spauracchi fungono sì da deterrente ma, alla prova pratica, lavorano ben al di sotto delle loro possibilità (con questo non vogliamo negare che da quando ci sono i Tutor in autostrada gli incidenti siano diminuiti, - 10% circa nel 2011 secondo la Polizia Stradale). Lungi da noi accodarci al popolo degli “anti velocità” sempre e comunque ma, visto che i sistemi di rilevamento ci sono e sono certamente utili (non solo a fare cassa), almeno usiamoli bene.

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