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29 January 2013

Crash in moto: nel 50% dei casi non abbiamo colpa

Nella metà dei casi in cui in un incidente è coinvolto un mezzo a due ruote, la responsabilità non è del motociclista, ma di altri o di infrastrutture inadeguate o carenti. Il problema assicurazioni

Crash in moto: nel 50% dei casi non abbiamo colpa

I dati sugli incidenti stradali diffusi a metà gennaio dall’ANIA (Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici) sono allarmanti: un morto ogni 8 ore in Italia a causa di incidenti alla guida di mezzi a due ruote! Una cifra che ben si presta a giustificare campagne di qualsiasi tipo in nome della sicurezza. Comprese quelle che di fatto ostacolano l’uso della moto e dei ciclomotori (assicurazioni più care, nuove patenti, nuovi rapporti età/potenza per i neopatentati… Certo, 1.030 morti in moto su 3.860 complessivi a causa di incidenti stradali sono un numero impressionante. Ma qualcosa non quadra ed ecco che arriva la risposta di Ancma (non molto tempestiva, a dire la verità), secondo cui i dati sull’incidentalità delle due ruote sarebbero addirittura confortanti.


I NUMERI NON CRESCONO
Secondo i rilevamenti di ACI-ISTAT e condivisi da Ancma “Nel 2011 i veicoli a due ruote coinvolti in incidenti (mortali e non) si fermano a quota 75.193, in linea con i valori dell’anno precedente (+1,1%). Le vittime su ciclomotore (165 persone) calano del 19% rispetto al 2010 mentre il numero dei feriti diminuisce del 5,2%. Le vittime su motocicli e scooter targati ammontano a 923 unità e fanno segnare una riduzione del 2,1%, mentre aumenta del 4,1% il numero dei feriti. Complessivamente si registra una diminuzione del 4,2% delle vittime di incidenti su ciclomotori e moto rispetto al 2010. Negli ultimi 5 anni il numero delle vittime è diminuito del 22%”.


LE COLPE DEGLI ALTRI
 Pier Francesco Caliari, direttore generale di Confindustria ANCMA, cita il MAIDS (Motorcycle Accidents In Depth Study), la più aggiornata ricerca sull’incidentalità delle due ruote a motore condotta dall’ACEM, l’ente che rappresenta l’industria di settore in Europa: “Solo nel 38% dei casi l’incidente è imputabile al motociclista, mentre nel 50% dei casi sono altri a provocarlo. Sappiamo che c’è ancora molto da fare in termini di formazione nei confronti di tutti gli utenti della strada. Come lo scorso anno, Confindustria ANCMA investirà nella campagna di sensibilizzazione Occhio alla moto”.
Nel video che segue, ad esempio, si vede una classica situazione (ripresa in Russia) in cui le colpe  vanno divise equamente. Con un comportamento più responsabile da parte sia dello scooterista che dell'automobilista non sarebbe successo nulla. Magari l'automobilista poteva evitare di spaventare il già incerto dueruotista. Era pure in malafede, come dimostrano le beffarde risate finali...


LE COLPE DELLE STRADE
Sempre secondo il MAIDS, in Italia le infrastrutture inadeguate (cliccate qui, ad esempio, oppure qui...) sono concausa di incidenti nel 25% dei casi, circa il doppio rispetto alla media europea. Nel 2011 la presenza di ostacoli accidentali o fissi sulla strada ha provocato la morte di 96 centauri e il ferimento di altri 2.033. Questi numeri riconfermano la grande importanza che un intervento sulle infrastrutture può avere nella riduzione degli infortuni per i conducenti di motocicli e ciclomotori. Un impegno della sfera pubblica in questa direzione comporterebbe anche un forte contenimento dei costi sociali provocati dagli incidenti stradali (30 miliardi di euro). I produttori di moto si impegnano costantemente, in termini di ricerca e sviluppo, sul tema della sicurezza. Lo dimostrano i continui progressi sul fronte delle tecnologie applicate sui veicoli. A questi si aggiungono i risultati raggiunti dai produttori di caschi e abbigliamento tecnico”.


LE COLPE DELLE ASSICURAZIONI
Nel nostro Paese la vera anomalia è rappresentata dal mondo assicurativo e dalle tariffe insostenibili e ingiustificate, in aperto contrasto con quanto accade in Europa: una recente inchiesta del Corriere della Sera ha dimostrato che, nelle principali città italiane, si pagano tariffe 10 volte più alte della media delle città tedesche. Ciò provoca che il 10% di utenti circola senza assicurarsi, oppure ricorre a contrassegni falsi. L’impegno di Confindustria ANCMA è di rendere sempre più consapevole e responsabile l’utilizzo e delle due ruote, che rappresentano la soluzione alla mobilità sostenibile. In più, la partecipazione attiva dell’Associazione ai processi decisionali europei, rende l’Italia un Paese al passo con i mutamenti sociali. Ne sono esempi recenti sia la direttiva patenti sia l’obbligo di ABS su tutti i veicoli a partire dal 1° gennaio 2016”.

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