Come ricordi il tuo debutto Mondiale nel trial vent'anni fa?
Per me Tarrés, Colomer e Lampkin erano eroi che avevo visto solo sui giornali e nei video. Non li avevo mai visti guidare. Jordi era il mio idolo e poter competere con lui è stato affascinante. Avevo partecipato al Campionato giapponese l'anno prima, ma ero consapevole che mi mancava ancora delle tecnica. La prima gara fu tremenda, ma imparai un sacco e quando conclusi in sesta posizioni mi sentii super contento. Tutto era molto positivo, non ero affranto e volevo completare il Mondiale, sebbene il primo anno sia stato molto duro. Eravamo solo io e mio padre, non avevamo meccanici e coach, mentre gli altri li avevano, compresi i cuochi personali! Sentivo di poter ambire alla top five e poter diventare uno di loro.
Eri stato inserito nel Team di Marc Colomer, che quell'anno vinse il titolo.
Sì, usavamo la stessa moto. E quell'anno conclusi il Campionato in settima posizione. Marc vinse il titolo e io finii settimo al mio debutto a sedici anni. Ero molto contento.
Nonostante avessi poca esperienza, finisti l'anno dopo il Campionato nel gruppo di top. Il miglioramento fu immediato.
Sì, ma non fu facile. Nel 1999 Dougie era sempre davanti: su venti gare ne vinse diciotto e non c'era possibilità di contendere al titolo. C'era una enorme differenza tra il suo livello e quello di tutti gli altri. Potevo ambire al Campionato nel 2003, quando ero davvero competitivo. Vinsi più gare di lui, ma persi il titolo. Per me è stato molto difficile.
Alla fine della tua seconda stagione nel Campionato del Mondo vincesti la tua prima gara. Come ti sentivi a Thalheim?
Era il mio secondo anno al Mondiale e avevo diciassette anni. Il mio coach Shinji Murata, arrivato dal Giappone, aveva avuto un brutto incidente il giorno prima. Era in ospedale e ho insistito affinchè tornasse in Giappone in quanto aveva perso conoscenza. Ero senza aiuto e quel giorno mi aiutò Oscar Girò per la gara. Comunicavamo in spagnolo, molto basic, ma era come quando parlavo con Colomer. È stata una sopresa vincere la gara. Ero sotto pressione, ma alla fine vinsi. Finì secondo Keinichi e terzo Tarrés. Non passò molto tempo per la seconda vittoria.
Nel 2004 vincesti il Campionato diventando il primo rider giapponese a riuscirci. Un traguardo per te e Honda.
Sì. Honda è sempre stata un grande aiuto nella mia carriera. E per Honda, il fatto che un rider giapponese vincesse il campionato, era molto importante. È stato un grande successo.
Hai condiviso il box con quattro Campioni del Mondo: Marc Colomer, Dougie Lampkin, Toni Bou e Laia Sanz. Cosa puoi dire di loro?
Marc Colomer è stato il mio primo compagno di Team, sebbene non mi abbia colpito come hanno fatto Dougie e Toni, con cui c'era una buona intesa anche al di fuori delle gare. Posso dire che erano più che amici. Non credo di aver mai avuto problemi con un compagno di Team. Anche Laia è un'ottima amica. Lei è ad un livello altissimo ed è fantastico cosa è riuscita a fare.
La stagione 2015 cominci la prossima settimana in Giappone.
Il fatto che il Campionato cominci a casa vuole dire una sola cosa: massima pressione. Ma significa anche che sarò avvantaggiato perchè i fan mi aiuteranno a vincere. Sarà molto importante fare una buona gara per combattere per la vittoria. Ci sarà molta pressione, ma allo stesso tempo gareggiare di fronte al pubblico di casa è una grande motivazione. In Giappone abbiamo sempre avuto ottimi risultati. Sappiamo come saranno le zone di gara: complesse e difficili, ma in linea con lo stile "Fujigas".
Da dove deriva il nome "Fujigas"?
Era il mio primo anno e la mia prima gara a Madrid. C'era una sezione molto complessa con un enorme muro che nessuno riusciva a superare. Lo affontai a pieno gas e passai oltre. Uno spettatore mi chiese come mi chiamavo e gli dissi "Fijinami" e lui mi rispose che non era quello il nome, ma "Fujigas". Mi piacque moltissimo e lo tenni come soprannome.
Che cosa ricordi di più dei tuoi Campionati del Mondo?
Molte gare, ma una in particolare, negli Stati Uniti. Pioveva moltissimo e i tempi erano molto stretti. Le sezioni erano allagate e i motori bagnati. Mi sono dovuto fermare, smontare la moto per togliere l'acqua e quindi ripartire. Ho continuato facendo bene in una gara difficilissima. Normalmente negli USA avevo sempre fatto bene, come in Giappone. Due anni fa a Motegi, competevo contro Fajardo nella sezione finale: avevo la possibilità di vincere e la folla mi venne dietro. Fu incredibile.
I migliori auguri per i tuoi vent'anni!
Non avrei mai immaginato di raggiungere i vent'anni di gare nel Mondiale Trial. Ora ho 35 anni, e quando ne avevo 31 o 32 pensavo che forse poteva essere il momento giusto per ritirarmi. Ma, come vedi, sono ancora in grado di competere per il Mondiale. Sono molto motivato e non sono ancora così vecchio!