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04 December 2015

La “meticcia” di Bangkok, le mode, le convenzioni…

Disquisizioni su come nascono gli stili e una proposta che arriva dagli antipodi: mentre impazza la moda delle scrambler, pensiamo che sia già ora di cambiare direzione e guardare oltre. Nel mondo delle special e non solo

da ribelli a modaioli

Oggi voglio parlare di convenzioni. Nascono dall’uso comune, ma a volte germogliano inizialmente come ribellioni. Prendete ad esempio gli hipster. I primi, veri hipster nascono negli anni Quaranta e di lì a pochi anni, nell’immediato secondo dopoguerra, la sottocultura dei giovani oppressi dalle convenzioni si amplia e definisce uno stile di vita errante, come quello descritto dal padre della beat generation, Jack Kerouac. Oggi, sospinti dal rinnovato interesse per tutto ciò che è vintage, gli hipster sono tornati in voga. Anzi: sono proprio di moda. Al punto che, pensateci bene, ormai non c’è più nulla di più convenzionale che aderire ai dettami di questa tendenza. Mandando a ramengo decenni di subcultura volutamente un-cool.
Un procedimento del tutto simile avviene per altri scenari della vita quotidiana, compreso -per quanto ci riguarda- il mondo delle moto e delle special. I veri creatori di tendenze, quelli che i fenomeni del marketing definiscono opinion leader, sono (o sono stati) in realtà dei rivoluzionari. Oggi i preparatori come le grandi Case ci propongono una quantità di moto che definiscono, di volta in volta, vintage, neo rétro, post heritage… Fino a qualche anno fa la gente non conosceva nemmeno il significato di queste parole (e dubito che davvero tutti sappiano che cosa stanno dicendo, quando si riempiono la bocca di termini del genere). Eppure, in un’epoca in cui fibra di carbonio e viteria in Ergal (anodizzato nei colori più assurdi) andavano di gran moda, ad un certo punto deve esserci stato qualcuno che ha detto: “Basta!” e per sottolineare la sua ribellione ha riesumato una vecchia moto dal fondo del garage, le ha impartito uno stile semplice e grezzo, ha utilizzato solo materiali “antichi” come ferro, legno e cuoio. La cosa, inizialmente passata sotto silenzio perché lontana dai gusti generali, si è però facilmente distinta dal mainstream della scena custom, tanto da diventare un nuovo esempio, che poi tutti hanno seguito, copiato, imitato. 

il diavolo ha una scrambler

Mi viene in mente, a proposito, il breve e geniale monologo di Maryl Streep nel film “Il Diavolo veste Prada”, rivolta alla sua nuova aiutante, interpretata da Anne Hathaway. Chi l’ha visto non può dimenticarselo: al centro c’è il maglioncino ceruleo della assistente neo-assunta. Permettete che lo riproponga, adattandolo al nostro argomento, come se stessi parlando ad un motociclista hipster dell’ultima ora.
Oh, ma certo, ho capito: tu, con quella barba curata e i tatuaggi traditional che spuntano dalle maniche della camicia, pensi che questo non abbia nulla a che vedere con te. Tu apri il tuo garage e ti metti in sella a quella povera, vecchia boxer scramblerizzata e finta-arrugginita perché vuoi gridare al mondo che ti prendi troppo sul serio per curarti di cosa guidi e che ABS e traction control sono roba da fighetti. Ma quello che non sai è che quella moto non è semplicemente vintage, non è neo retrò, non è rat: è effettivamente scrambler, e sei anche allegramente inconsapevole del fatto che nel 2000 la semisconosciuta Voxan ha riesumato direttamente dagli anni Settanta questo stile con una bicilindrica 1000 e poi sono state Triumph e Derbi, cinque anni dopo, a proporre delle scrambler. E poi questo stile e questo nome è rapidamente comparso nei bike-contest dedicati alle special. Dopodiché è arrivato a poco a poco in molti listini di Case motociclistiche e alla fine si è infiltrato in qualche tragica officina che fino al giorno prima riparava scooter, dove tu evidentemente hai visto questa moto e l’hai creduta un’occasione per distinguerti. Tuttavia quella scrambler rappresenta milioni di euro e innumerevoli posti di lavoro, e siamo al limite del comico quando penso che tu sia convinto di aver fatto una scelta fuori delle proposte della moda quindi, in effetti, guidi una moto che è stata selezionata per te dalle persone qui presenti... in mezzo a una pila di altre moto”. Dai, forse ho esagerato, ma il senso è quello, mi avete capito.

Alla ricerca della special lontana dagli influssi mediatici

Fare special, quelle vere, significa prendere le convenzioni e buttarle dalla finestra. Significa non lasciarsi contaminare da idee preconfezionate. Significa trarre un’ispirazione, ok, ma poi interpretarla secondo il proprio gusto e stile. Va di moda il vintage? Ok ma, come dice anche il designer Rodolfo Frascoli (intervistato da Motociclismo per lo speciale scrambler pubblicato sul fascicolo di ottobre): “Il passato senza reinterpretazione non sorprende e non eccita”. Per questo amo uscire dai confini europei e andare a caccia di special nei posti più impensabili. Lontano dagli influssi mediatici, si trovano perle di rara bellezza. Stavolta sono approdato in Thailandia, nell’officina di Half Caste Creation di Bangkok, dove gusto europeo e nuove suggestioni si mischiano in un suggestivo meltin’ pot motociclistico.
Half caste si può tradurre come “razza mista”. Che sta a identificare alla perfezione la filosofia che sta alla base delle moto mezzosangue e delle meticcie, in una parola: delle special. A capo del team Half Caste Creations c’è Dennis Karlsson -di chiare origini islandesi- che ha attirato l’attenzione di un altro europeo, Thomas Erber. Questo appassionato giornalista e viaggiatore, è capitato quasi per caso nell’officina della città thailandese. Annoiato dalle convenzioni e dal conformismo del design attuale, ha voluto ricreare una specie di mostra che raccogliesse le realtà più esotiche, proprio come i “cabinet” del 16° secolo, nei quali venivano esposti animali e oggetti bizzarri per gli occhi curiosi dell’aristocrazia francese dell’epoca. Entrato nell’antro Half Caste, ha trovato subito un ambiente consono allo stile che cercava e ha chiesto una moto da esporre. Dennis e il suo team gli hanno propsoto una special, la Reptile (la vedete qui), una Yamaha SR400 choppata e rivestita di pelle di alligatore, che Thomas s’è preso come moto personale. Ma il fortuito incontro tra Thomas e Dennis ha poi dato vita ad un’altra moto, quella che vi presentiamo in questa gallery e che è stata esposta nella mostra temporanea (di arredamento e oggettistica) Le Cabinet de Curiosites de Thomas Erber a Parigi.

Ecco la silver aero

1/21 Special Half Caste "Silver Aero": motorizzazione Yamaha V2 di 250 cc. Una motocicletta moderna, ma con uno stile che riporta a quello futurista del secolo scorso. Monoscocca metallica, telaio rigido d’acciaio (davanti c’è una forcella a parallelogramma), cerchi da 18” con pneumatici d’epoca per sidecar e scarico doppio e ricurvo, che delimita i contorni -insieme alla carrozzeria- di un sottile e dinamico ovale
Ispirato dallo stile degli anni Trenta, il team di Half Caste Creations ha realizzato la Silver Aero, una motocicletta moderna, ma con uno stile che riporta a quello futurista del secolo scorso. Linee morbide e pulite, dove delicatezza e semplicità sono di primaria importanza, disegnano l’abito in metallo della Silver Aero. La colorazione (è stato scelto il grigio blond grey delle mercedes di ottant’anni fa) sottolinea questa sobrietà, mettendo in evidenza la finitura pulita e precisa. Sotto l’onda morbida del monoscocca serbatoio-sella, in un esile telaio rigido d’acciaio (davanti c’è una forcella a parallelogramma), è agiatamente ospitato un motore mai visto in Italia (ma diffuso nei mercati asiatici): il bicilindrico a V della Yamaha SRV250 (strettamente imparentato con quello della Virago 250), capace di erogare 27 CV. Tocco finale: cerchi da 18” con pneumatici d’epoca per sidecar e scarico doppio e ricurvo, che delimita i contorni -insieme alla carrozzeria- di un sottile e dinamico ovale. Ci sono voluti solo tre mesi per costruirla, un periodo relativamente breve per una special così curata, ma evidentemente sufficiente per creare un nuovo stile. Chissà che Dennis Karlsson non sia l’Oscar de la Renta delle due ruote e che il suo stile venga ripreso e imitato da altri…
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