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Honda CB985 Special: la macchina del tempo

L’epoca d’oro delle maximoto che correvano le gare di endurance rivive sotto le spoglie di una special curatissima, con soluzioni tecniche ed estetiche di alto livello, molto bella da guidare e costruita nel box di casa, con tanta perizia e componenti comprati su internet

Honda cb985 special: la macchina del tempo

Quella per le amate Honda anni 80 è una brutta malattia. Di quelle che ti fanno fare notti insonni nel box-officina, e weekend dove si lavora di più che nei giorni feriali, per far rivivere a trent’anni di distanza i propri miti dell’infanzia. Per Angelo Castorina, 40enne di Motta di Livenza (TV), la malattia ha un nome: Honda CB900. Dopo averne restaurate perfettamente tre, con la quarta ha deciso di creare una special, la CB985 Bol d’Or che vedete in queste foto, ispirata alle RCB1000 con cui Honda vinse negli Endurance di fine anni 70. Chiariamo subito una cosa: non si tratta di un restauro, ma di una special creata attingendo da moto di epoche diverse.

 

Come è nata

La base di partenza è una CB900, anzi, le basi sono un motore e un telaio di una CB900 FC del 1983. Dove si è intervenuti con mano pesante è nel reparto ciclistico. Per regalare una guidabilità degna di un motore preparato da circa 120 CV, ruote e sospensioni di serie non potevano essere la scelta ideale. Ecco allora arrivare in aiuto una CBR600F del 1995, che le ha regalato i suoi cerchi da 17” (di serie la CB900 montava i 19”- 18”), il forcellone in acciaio e la forcella Showa regolabile. L’assetto è quindi tutto nuovo, frutto di molte misurazioni per trovare il giusto equilibrio. Gli ammortizzatori provengono da una Honda CB1300 (che è la moto che Angelo usa quotidianamente, oltre a una CBR1000RR che ha trasformato per uso pista). Piace l’idea di creare una moto di trenta anni fa ancora oggi molto godibile da guidare, utilizzando parti di un’altra Honda… di 20 anni fa.

 

Bella come una volta

Il cuore di questa special, però è nell’estetica, non perché tecnicamente non sia valida, ma per il fatto di essere talmente bella da catalizzare gli sguardi di chiunque. Non c’è moto di serie provata negli ultimi 15 anni che abbia sortito lo stesso effetto di questa special: non c’è che dire, con questi colori e questa carena colpisce nel segno. Ma dove l’ha trovata? Tra il ’76 e il ’79 c’era un concessionario belga, DHOLDA, che le produceva per il Bol d’Or. Angelo ha trovato un esemplare di questa carena e ne ha fatto un calco in vetroresina. Il plexiglas, però, non è quello originale. Tutta la moto è molto bassa e non voleva rovinare la linea montando il plexi bombatissimo che usavano in gara all’epoca (qui le immagini dei dettagli). Così, ha preso quello di una Ducati 750 SS di fine anni 70 e lo ha trovato su ebay. de, perché in Germania costa la metà rispetto a noi. Da questo momento, Angelo parte a raccontare dove ha trovato i ricambi che cercava. Dall’Italia ha preso solo le pedane Tarozzi, mentre il resto è stato trovato tutto su ebay.de, ebay.co.uk e ebay.com. Germania, Inghilterra e “resto del mondo” sono mercati dove trovi tutto a prezzi onesti: dalla Germania arrivano pistoni Wiseco per salire a 985 cc e, in generale, i componenti meccanici, mentre gli inglesi sono il massimo per trovare carene e tutto quanto si ritenga introvabile.

 

Pezzi da tutto il mondo

Ebay.com è stato utilizzato per componenti elettrici, dalla Cina soprattutto, che hanno prezzi molto bassi e, a detta di Angelo, funzionano perfettamente. Il colmo è quando ha ordinato la pompa del freno posteriore a 12 euro e gli è arrivata una Brembo! Il dubbio che fosse un clone resta, ma nell’annuncio la pompa era anonima. Oltre ai nuovi pistoni, il motore ha subito una corposa revisione, con la rettifica dei cilindri, la smerigliatura delle sedi valvole, allargamento condotti di aspirazione e scarico, nuovi ingranaggi del cambio, bronzine, cuscinetti e paraoli. Con l’accensione di serie non si riusciva ad andare oltre i 115 di getto per i carburatori, rendendo impossibile sfruttare le maggiori potenzialità della termica. Nuove bobine Dyna hanno risolto il problema, stabilizzando perfettamente l’accensione anche con il getto da 130; e poi consentendo di raggiungere i circa 11.000 giri attuali. Il prossimo step sarà quello di montare un’accensione RSC (Racing Service Company, il reparto corse Honda prima della nascita della HRC), grazie alla quale il regime potrà crescere a 12.000 giri. Ma per avvicinare questa special alle prestazioni dell’ufficiale dell’epoca (dichiaravano 135 CV, mentre ora Angelo ci dice di essere a quota 120 circa), mancano molte altre chicche, come la frizione a secco.

 

Una special viva

I lavori eseguiti sono stati fatti per gradi, da novembre 2014 a oggi, e con cognizione di causa, sfruttando l’esperienza di un meccanico di fiducia evidentemente in gamba, l’amico motorista Graziano Astolfo, di Motta. La moto parte e borbotta senza esitazioni e basta una leggera scaldata per sentir cantare il motore come non ci capitava da un pezzo. Merito dello scarico Marving, delle alte mura a lato strada che fanno risuonare il quattro cilindri e dell’erogazione che, incredibilmente, è rimasta fluida e godibile.

 

Come va

L’abbiamo provata sulle Torricelle di Verona, strada tutta curve, teatro ogni anno di una gara d’epoca per moto come questa. Quello che ci è piaciuto più di tutto è l’equilibrio tra i vari elementi, perché è un attimo creare un catorcio di moto, dinamicamente parlando, quando si mixano parti di tante moto diverse, cambiando interasse, diametri e sezioni ruote e chi più ne ha più ne metta. Invece questa CB985 è veramente bella da guidare ed equilibrata, con una frenata potente e modulabile (dischi Braking da 300 mm e pompa radiale anteriore Brembo), ben assistita dalla Showa da 43 mm della CBR600F. Discreto il comportamento al posteriore, con gli ammortizzatori CB1300 che lavorano bene in compressione, ma sembrano avere poco negativo, portando a qualche scodinzolamento della ruota posteriore se si stacca con un po’ più di decisione. Stiamo cercando il pelo nell’uovo a una moto che vuole solo affascinare? Forse sì, perché di base la moto ci è piaciuta moltissimo. È frutto di tante ore di lavoro e di mani competenti che, si vede al primo colpo d’occhio, hanno lavorato non lasciando nulla al caso. La batteria è sotto il codino, ben nascosta, l’impianto elettrico è totalmente celato, le finiture sono curate, le verniciature eccellenti (realizzate dalla carrozzeria Jolly di Cordenons, PN) e, non ultimo, la moto si guida molto, molto bene. Angelo dice che dalle sue parti, in provincia di Treviso, nessuno apprezza questo genere di moto, perché lì è molto più radicato il fenomeno custom: il commento più lusinghiero che ha ricevuto è stato: “Bella, ma cosa te ne fai?”. Immaginate ora la sua soddisfazione nel vederla qui, su Motociclismo, la sua rivista…

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