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18 February 2008

Special Ducati Monster S4 di Codutti

Ferruccio Codutti ci ha abituati a special di altissimo livello, costruite con estrema cura e sempre innovative, sia per estetica che per scelte tecniche. Eppure anche questa volta siamo rimasti a bocca aperta davanti alla sua ultima creatura. L’alluminio, ovviamente, la fa da padrone e caratterizza la linea tagliente delle sovrastrutture.

Come nasce l'idea




Ferruccio Codutti ci ha abituati a special di altissimo livello, costruite con estrema cura e sempre innovative, sia per estetica che per scelte tecniche. Eppure anche questa volta siamo rimasti a bocca aperta davanti alla sua ultima creatura. L’alluminio, ovviamente, la fa da padrone e caratterizza la linea tagliente delle sovrastrutture. Ma anche la ciclistica è stata talmente stravolta da rendere irriconoscibile il modello da cui deriva, una Ducati Monster S4. Superata la fascinazione dovuta al primo sguardo ci siamo soffermati ad esaminare la complessità della sua realizzazione e non abbiamo potuto fare a meno di pensare al tempo speso per costruire ogni singolo componente. Ma non ci è dato sapere quante ore siano servite per realizzare questa special. “È un segreto che appartiene solo al cliente che me l’ha commissionata - ci confessa Codutti - Posso solo dirvi che la moto è stata concepita e portata a termine nel giro di circa un anno”. Lo straordinario artigiano friulano ci spiega anche che, unito da un legame di amicizia e stima con il suo cliente (che preferisce celare la propria identità, forse per non essere subbissato dalle nostre richieste di poter provare la moto...), ha avuto carta bianca: “Mi ha dato una Monster lievemente ammaccata dopo un incidente e al resto ho pensato io”.

Il progetto




La differenza con la naked Ducati è totale, sia dal punto di vista estetico che da quello ciclistico. Ma rimaniamo ancor più stupiti quando il preparatore ci rivela che il classico telaio a traliccio non ha subito amputazioni: sono solo stati aggiunti gli elementi di sostegno necessari alla nuova configurazione della sospensione anteriore. Per il resto, altezza, lunghezza e interasse sono rimasti invariati rispetto al modello di serie. Codutti non è nuovo a questo tipo di realizzazioni: già in passato infatti aveva costruito un mezzo con questa articolata sospensione, ma dotato di motore Honda Dominator e utilizzato in seguito per gareggiare nella classe Supermono. Il progetto, che ricorda quello usato su Bimota Tesi e Vyrus, è in realtà un’evoluzione che Codutti ha ideato personalmente, utilizzando geometrie totalmente diverse e ispirandosi alle Elf 500 del Motomondiale. L’esperienza acquisita gli è stata quindi d’aiuto e il progetto si è evoluto senza battute di arresto e senza incertezze.

Come è fatta




Al monobraccio anteriore in alluminio scatolato con spessore di 3 mm è collegato uno snodo che consente alla ruota di sterzare. La funzione ammortizzante è affidata ad un “mono” nascosto appena sotto la piastra (come sul Telelever BMW, per intenderci). In mezzo, un complesso sistema di aste di rinvio in ergal. La parte più innovativa di questo avantreno però è la struttura, composta da elementi fresati dal pieno e assemblati tra loro tramite viti e bulloni.

Colpo di genio è la collocazione delle pinze freno radiali che, integrate nella complessa architettura dell’avantreno, fungono da parte strutturale dello sterzo, aumentando così la rigidità dell’insieme. A proposito di freni, la pompa anteriore, gemella di quella della frizione idraulica, è di tipo radiale e marchiata PT. Se la parte anteriore della moto è così complessa, dietro troviamo un più canonico forcellone monobraccio di una Ducati 748 adattato e abbinato ad un cerchio Marvic a tre razze (come l’anteriore).

Perso lo spazio davanti al motore per far posto alla nuova sospensione, il radiatore è stato rimpiazzato da due elementi di maggiore portata posizionati sotto il motore stesso e inglobati in uno spoiler carenato, centrando due obiettivi in un colpo solo: baricentro più basso e sezione frontale ridotta. Altro elemento di laboriosa realizzazione è l’impianto di scarico, che i cui contorti collettori restano nascosti e si uniscono alle spalle dei radiatori, per poi sdoppiarsi in due terminali laterali in acciaio della Mivv.

L’estetica, nell’ottica di Codutti, è una simbiosi tra linee tese ultramoderni e altre arrotondate e rétro. L’insieme delle sovrastrutture costruite in lamiera d’alluminio battuta a mano, ha richiesto una esecuzione laboriosa e difficile, soprattutto per il serbatoio, che si estende anche sotto la sella. Pregevole la qualità degli accessori (pedane, carter pignone, paracatena, tutti costruiti su misura) e degli accoppiamenti tra le varie parti della carrozzeria che, nella parte anteriore, integra due fari polielissoidali e nasconde i vari cablaggi elettrici. Perché, non dimentichiamolo, questa special è perfettamente funzionante ed è stata costruita per essere usata su strada. Infine, la verniciatura, che nel caso di Codutti non poteva certo essere banale: il preparatore friulano si è affidato alla Kosmic Paint di Udine per abbinare l’amaranto di ruote e forcellone posteriore al rosso di telaio e motore. Nessun dubbio invece per la carrozzeria, che non nasconde gli affascinanti riflessi dell’alluminio satinato.

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