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09 April 2015

Special 50 cc: Puch Magnum reinterpretato

Un cinquantino d’epoca da trasformare per divertirsi con poca spesa e tanta inventiva. Ecco due esempi, uno café racer, l’altro elettrico. Entrambe le proposte sono americane, una è un pezzo unico, l’altra un prodotto di serie

Special 50 cc: puch magnum reinterpretato

Con la bella stagione proliferano i raduni e le manifestazioni motociclistiche. Non c’è un weekend, da qui a settembre, senza un evento, contest, gara o motogiro. Tra quelli che mi allettano di più -quelli cioè che hanno a che fare con scrambler, cafè racer e affini- cresce il numero di occasioni dove ingarellarsi con la propria special, qualunque essa sia. Il 9 maggio c’è The Reunion all’Autodromo di Monza che propone, tra le altre attività, una sfida di accelerazione sul rettilineo della pista. Una cosa simile, ma su una strada di campagna chiusa al traffico per l’occasione si trova a Wheels&Waves, in Francia, a metà giugno. Non mancano poi le opportunità di sporcarsi un po’ con polvere e fango. Alla Biker Fest di Lignano Sabbiadoro 2015 (14-17 maggio) organizzano la Scrambler Challenge.

 

DIVERTIRSI (TANTO) CON POCO

E poi c’è la regina delle goliardate, la Monferraglia che ha in calendario ben 12 date in cui divertirsi in sella ai cinquantini monomarcia, in una sfida serrata e grottesca. L’anno scorso il mio compagno di scrivania Aldo Ballerini ha fatto un bel resoconto della Tenferraglia: leggetelo qui. E poi c’è stata la Red Bull Epic Rise, che ha visto decine di motorini truccati arrampicarsi su una salitona del crossodromo di Malpensa: qui il report. Quest’anno si replica il 20 giugno, come antipasto della prova mondiale di Enduro Valli Bergamasche, e la carovana approderà proprio vicino casa mia, a Clusone (BG), con il 2° Red Bull Epic Rise (se siete indecisi sull’andare o no ad assistere allo spettacolo, guardate le foto del 2014, poi ripensateci…). A questo punto non posso tirarmi indietro: devo trovare un mezzo adatto e partecipare!

 

Base austriaca (ma non arancione)

I siti di compravendita moto abbondano di offerte, ma non tutte sono a buon mercato. Certi cinquantini sono dei veri catafalchi, rottami buoni per lo sfasciacarrozze. Ok che devo fare una piccola special, ma almeno devo partire da una buona base. E magari anche originale, nel senso non banale. Frugando in rete sono incappato in un ciclomotore degli anni 70, la “mia” decade (nel senso che ci sono nato e che buona parte delle moto che possiedo o che ho avuto sono di quegli anni). Si tratta del Puch Magnum (qui le foto). A dispetto del nome altisonante, si tratta di un ciclomotore leggero e sottile della Casa austriaca famosa per le sue moto da Regolarità, che proprio in terra bergamasca trovarono fortuna e sviluppo con gli importatori e preparatori Frigerio. Mi piace per via di quel suo singolare telaio a banana. Che, immagino, torcerà come una canna al vento se stressato in una gara off-road. Ma chissenefrega, mi piace troppo. Via con la ricerca!

 

Il virus del cinquantino special

Come al solito, le mie navigazioni web serali, spaparanzato sul divano, finiscono sempre col farmi naufragare su sperdute isolette del tuning, fuori dalla rotta che mi ero prefissato. E così mi sono trovato a sognare su Puch Magnum special raffinati, tutto l’opposto di quello che mi servirebbe per il Red Bull Epic Rise e compagnia bella. Ma non posso resistere… I cinquantini suscitano sempre un fascino particolare in me: non è la prima volta che scovo special assurde con motori microscopici e telai ridicoli (ho già scritto di una piccola Honda che diventa… telecamera o di un bellissimo racer nato dall’unione di vari pezzi Derbi (+ Beta + KTM + Yamaha + Rieju…). Quindi ecco la gallery dei due Puch reintepretati che mi hanno colpito di più e che ora vi descrivo.

 

Il magnum diventa café racer

Il tema è splendidamente interpretato da Austin Tremellen, della Rouge Builds (officina americana specializzata nella trasformazione di ciclomotori, sono anche su Facebook), con Automator, un Puch Magnum MKII del 1978 decisamente rivitalizzato. Su commissione di un gentleman di New York, nasce così una piccola e raffinata peste per sfilare nelle ingorgate avenue della Grande Mela (ecco le foto). L’originale telaio è mantenuto tale, ma il resto della ciclistica ha ricevuto un upgrade. L’esile forcella tradizionale di serie è soppiantata da una più robusta up-side-down, abbinata a mezzi manubri fatti in casa. Le ruote a razze, poco aggraziate, se ne vanno in favore di più classici cerchi a raggi. Ammortizzatori posteriori e freni sono revisionati, ma rimangono quelli del ’78. Un po’ di grinta va al motore, che mantiene la cilindrata di 50 cc, ma è alimentato da un carburatore con diffusore maggiore (15 mm anziché 12 mm) e canta libero attraverso una nuova marmitta ad espansione. Per far raggiungere regimi elevati al piccolo monocilindrico raffreddato ad aria, Austin ha utilizzato una nuova centralina, che permette al pistoncino di salire fino a 9.500 giri. Serbatoio e codino bianco panna con sella in cuoio completano l’estetica, mentre alla strumentazione analogica, goffa e pesante, è preferito un singolo strumento digitale. Il Puch Magnum entra nel 21° secolo a testa alta, con stile e prestazioni.

 

Il puch prende la scossa

Ma la vera modernità arriva dalla costa ovest degli USA ed è marchiata Bolt Motorbikes. Qui non si tratta di una special, ma di una vera e propria produzione in piccola serie sulla ciclistica del ciclomotore austriaco (seguite Bolt Motorcycles su Facebook). Ciclistica, non motore, perché il Bolt M1 - così si chiama questo singolare oggetto a due ruote: guardate le foto - ha propulsione elettrica. La batteria da 33 Volt (che si ricarica in 5 ore in modalità normale, 1,5 ore in modalità “quick”), garantisce una autonomia di oltre 50 miglia (circa 80 km) se si utilizza l’Economy Mode: 1000 W di potenza e una velocità massima di 32 km/h. Con la Sport Mode l’output sale a 5000 W e la velocità massima a 65 km/h, con un’autonomia ridotta a poco meno di 50 km. Stile vintage e tecnologia moderna si fondono nell’M1, che consente di utilizzare anche App specifiche per lo smartphone, che si trasforma, sul cruscotto, in navigatore satellitare e strumento di diagnostica di motore e batteria. Sul sito si dichiara che è semplicissimo da guidare: “Se sai andare in bici, sai usare anche il Bolt M1” affermano. Certo è che, con pedali e circa 70 kg, anche se si scarica la batteria, si può sempre pedalare…

 

 

Insomma, ormai a notte fonda sono sempre più indeciso su quale mezzo scegliere per affrontare Monferraglia & Co. Vuoi vedere che rimarrò a piedi e mi toccherà fare un’altra volta lo spettatore?

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