Dopo le prime gare del Mondiale SBK 2017, in Australia, ci eravamo fatti l’idea che sarebbe stata una stagione combattuta, con un Rea fortissimo ma con le Ducati molto vicine e pronte alla lotta a suon di millesimi. Bene: cancellate tutto! In Thailandia, il campione del Mondo 2015 e 2016 ha letteralmente giocato al gatto col topo. Non ha fatto prigionieri, prendendosi
la pole, la vittoria in
Gara 1 e
Gara 2, abbassando di quasi 6 decimi il record della pista…
Jonathan Rea fa quel che vuole con la sua Ninja. Il connubio moto-pilota è praticamente perfetto e la misura di quanto ci metta il nordirlandese di suo sono le prestazioni di Sykes, per l’ennesima volta veloce ma parecchio meno del compagno di squadra. E pensare che Rea insiste col dire che ha margini di miglioramento…
Le Ducati non sono per niente male: velocissime (Rea continua a sottolinearlo…) ed efficaci nel guidato, con due piloti motivati e talentuosi. Ma succede sempre qualcosa (sempre escludendo il… fattore Rea). In Thailandia Melandri (molto convincente il suo inizio di stagione, nonostante tutto) ha avuto problemi coi freni che lo hanno costretto a rinunciare ad un 3° e a un 2° posto, rispettivamente in Gara 1 e 2, entrambe le volte beffato da Sykes all’ultima curva. Davies ci mette grinta, perfino troppa, vedi la caduta nel tentativo di passare il compagno di squadra in Gara 2. Poi la bandiera rossa gli ha dato una mano, permettendogli di ricucire il gap e di risalire fino al 6° posto, ma ormai la frittata era fatta.
A proposito di frittate: in fumo i motori di MV Agusta e Aprilia, e qualcuno chiede maliziosamente come mai ad andare arrosto a Buriram siano stati solo i motori italiani, compreso quello della F3 di Jacobsen in Supersport…