Prova Suzuki Bandit 650
Facile, affidabile e divertente
In sella
IN SELLA Sul mercato da 13 anni,
Suzuki Bandit continua a ricevere aggiornamenti mirati (come l’adozione
del nuovo propulsore raffreddato a liquido) è stata venduta in Italia in
oltre 13.170 esemplari e in 193.700 pezzi in Europa. Costa 6.550 euro chiavi
in mano. La posizione di guida è comoda, perfettamente naturale. Le gambe
stringono agilmente il serbatoio e ricadono sulle pedane senza alcuna
costrizione;
ad aspettare la suola dei nostri stivali un abbondante strato di gomma,
capace di minimizzare ancor più le già esigue vibrazioni. La salute della
schiena è garantita da un manubrio dall’impugnatura che chiunque
troverebbe
ad occhi chiusi, che dona al busto una posizione ben dritta e leggermente
reclinata in avanti. E come se non bastasse si può regolare l’altezza
della sella di 20 mm ed avanzare i manubri di 10 mm, mentre tanto spazio
è dedicato anche al passeggero che si può considerare soddisfatto sia della
sella che del maniglione a sua disposizione. Unica nota stonata, il rivestimento
un po’ scivoloso che, soprattutto in frenata, lo obbliga a tenersi con
più forza del previsto. Se ne apprezza l’inaspettata protezione
aerodinamica.
Lo sappiamo tutti: “è una nuda”, ma prendete una strumentazione
dalla
forma capace di ordinare il flusso dell’aria, sommate una seduta
posizionata
sensibilmente più in basso -con la sella al minimo dell’altezza permessa-
rispetto al profilo dei due elementi circolari e otterrete una posizione
piacevole dove affrontare senza troppo sforzo anche grandi distanze; certo,
patto di tenere velocità che non superino i 140 km/h. Ciliegina sulla torta,
l’imbottitura della sella: per quanto sulle prime ci fosse parsa troppo
sostenuta, dà un bel contributo al comfort alla distanza, ritardando molto
formicolii e indolenzimenti non solo a chi guida.
Nuovo motore
NUOVO MOTORE Prontissimo, il nuovo motore risponde ai nostri comandi
sfoderando una pienezza notevole ai medi regimi, probabilmente superiore
alle concorrenti e in grado di impensierire anche le più agguerrite naked
da 600 cc. Un piccolo aiuto che amplifica la sensazione di spinta ai bassi
e medi regimi è la rapportatura leggermente corta. Assenti le vibrazioni
a qualunque regime (escludendo solo la prossimità della soglia del fuorigiri)
e davvero notevole la silenziosità meccanica tra i 3.000 e gli 10.000 giri.
E poi è anche parsimoniosa. Calcolatrice alla mano, mentre il serbatoio
accoglie tutti e 19 i litri di cui è capace, scopriamo che a velocità
autostradali
abbiamo percorso 17,1 km con un litro di benzina, ottenendo un’autonomia
teorica di oltre 320 km.
La ciclistica nello stretto
CICLISTICA L’interasse abbondante di 1.470 mm, unito ad
un’inclinazione
del cannotto di sterzo di 26° (misura che predilige la solidità alla rapidità
di sterzo) e ad un peso non proprio contenuto (228 kg sulla nostra bilancia)
la rendono decisamente stabile nel percorrere curve veloci, ma un po’
lenta nei cambi di direzione e nel chiudere le svolte strette. In questi
frangenti torna molto utile il freno posteriore, ottimo per modulabilità
e potenza, che aiuta a stringere le traiettorie quando ci si lascia trascinare
dall entusiasmo. Il compito di scremare il maggior numero possibile di
cifre dal tachimetro è svolto egregiamente dall’impianto frenante
anteriore,
modulabile e potente a richiesta. Paga un’eccessiva rigidezza di gambe
(sospensioni) sulle sconnessioni più accentuate: forcella e mono, buoni
compagni nella maggior parte delle situazioni, si dimostrano poco scorrevoli
e un po’ troppo sostenuti di molla, non riuscendo a filtrare con
precisione
il disegno tormentato del manto asfaltato.
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