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Tre naked 300 cc alla conquista del mercato

Prova comparativa naked 300 cc: Benelli BN302, Kawasaki Z300 e KTM 390 Duke. L'italo-cinese è comoda, ben rifinita e poco costosa, ma senza ABS. L'austriaca è scattante e nervosa, ma richiede polso ed è poco fluida in città. La giapponese è regolare, precisa e ben frenata. Ma scomoda in due

La disfida dei 300

La comparativa che siamo andati a ripescare in archivio è stata pubblicata a novembre 2015 e si è svolta nelle valli a sud di Parma (qui le foto). Le protagoniste sono la verde Kawasaki Z300, l’arancione KTM 390 Duke e la bianca Benelli BN302

Kawasaki: DNA “zeta” e ninja (con qualche dettaglio cheap)

Delle tre moto, l’ultima arrivata è la Z300, versione scarenata della Ninja di pari cilindrata. L’aspetto è aggressivo ed evidente è il family feeling che la accomuna alle Zeta di maggior cubatura: a uno sguardo veloce potrebbe essere scambiata per la sorella maggiore Z800, soprattutto nella vista frontale, massiccia e caricata in avanti. I larghi convogliatori del radiatore sono ben raccordati al serbatoio e contribuiscono a sottolineare l’indole sportiva di questo modello. L’attitudine della Z300 è confermata poi dalla posizione in sella, abbastanza accogliente anche per gli spilungoni, ma decisamente protesa in avanti: le pedane sono arretrate e un po’ troppo vicine al piano di seduta, la sella è dura e inclinata, ma non scomoda, il manubrio è basso e non troppo distante, coi polsi del pilota che risultano piuttosto caricati. La cura costruttiva generale è buona, di impronta tipicamente giapponese, ma c’è tanta plastica e se si guardano i dettagli (leve a manubrio non regolabili, pedali freno e cambio in lamiera stampata, forcellone in acciaio scatolato…) si intuisce che sono stati progettati per soddisfare le esigenze di economia di scala prima che le richieste dei designer. 

Benelli: curata, accogliente (ma pesante), ben equipaggiata (tranne per l’ABS)

All’opposto la BN302 è la più rifinita nei particolari e ha una ricca dotazione. È l’unica, tanto per cominciare, che ha un doppio freno a disco all’anteriore (purtroppo senza ABS); ma c’è anche un solido telaio a traliccio in acciaio vistosamente verniciato rosso, manubrio a doppia sezione, leve e pedalini in alluminio e regolabili, bulloneria curata. In sella l’abitabilità è superiore alle altre due e sembra proprio di essere su una moto di maggior cubatura. A sottolineare questa sensazione contribuisce il peso, che sulla bilancia del nostro Centro Prove è risultato essere di 190,25 kg a secco di benzina, cioè ben 34,25 kg più della Kawasaki e addirittura 45,3 kg più della leggera KTM. La differenza si avverte principalmente nelle manovre da fermo - che tuttavia non mettono in particolare difficoltà neppure i neofiti - e nelle prestazioni: accelerazione e ripresa, con quel peso in più (e qualche CV in meno), non sono brillanti al pari delle concorrenti. 

KTM: piccola come una 125, dotata come una media

In questo senso invece la 390 Duke svetta: benché sia una monocilindrica tra due bicilindriche, vanta una cilindrata maggiore che potrebbe farla competere con altre “medie”, come la Honda CB500F. L’austriaca è la più compatta del terzetto: condivide la ciclistica con la 125 Duke e si sente. La posizione in sella è raccolta e sembra quasi di stare su una motard, più che su una naked, con quel manubrio alto e vicino. Anche la seduta è alta, ma i fianchi sono talmente snelli che toccare terra è facilissimo per piloti di tutte le stature. Come sulla Benelli, anche qui il telaio a traliccio in acciaio è messo in risalto con una bella verniciatura arancione che non nasconde cordoni di saldatura un po’ più rifiniti dell’italiana. Splendido il forcellone in alluminio con evidenti rinforzi. Nel complesso la moto è abbastanza curata, con dettagli - come ad esempio i blocchetti elettrici retroilluminati - che si fanno apprezzare. 

come vanno le più amate della categoria

Iniziare ad andare in moto - o tornare in sella dopo anni - non è mai stato così facile. Le proposte per chi possiede la patente A2 sono sempre più numerose, in tutte le categorie. Quella delle naked, soprattutto, è la più interessante perché la più vivace e vicina ai gusti del pubblico. Non è un caso che il mercato stia premiando i tre modelli della nostra prova, al vertice delle moto sotto i 450 cc più vendute. Oggi è la Benelli la moto ai vertici della categoria per numeri di vendita, mentre un anno fa era la KTM.

390 Duke: divertente al punto che può diventare impegnativa

Partiamo proprio da quest’ultima: ha il motore più potente e le prestazioni più brillanti, oltre al peso più basso e alle dimensioni più contenute. Ma non basta questo a descriverla. La Duke è tanto spigolosa nel design quanto nel carattere: le sospensioni molto sostenute sono più adatte ad una guida attiva che ad una cavalcata disimpegnata. La ciclistica è iper-reattiva e l’agilità estrema: la sensazione di stare in sella a una supermotard che abbiamo avuto già a motore spento, si manifesta in maniera prepotente una volta in marcia. La Duke, così compatta e leggera, strizza l’occhio ai giovani anche meno esperti. Le manovre e le inversioni sono un gioco da ragazzi. Ma più si alza il ritmo e più la guida si fa impegnativa: le reazioni repentine della ciclistica non infondono moltissima confidenza e rendono la guida efficace solo in mani esperte. Staccata, ingresso curva, percorrenza, uscita, gas e ruota che si alleggerisce. Tutto in un battito di ciglia. L’avantreno è solido e la tenuta è buona (il nostro esemplare monta ottime Pirelli Diablo Rosso), ma bisogna prenderci la mano, non è immediata, la KTM. E poi c’è quel “mono” che spinge forte già ai medi regimi, accompagnato da qualche vibrazione, ma che sotto i 3.000 strattona un po’. In città è la meno fluida delle tre moto in prova e la frizione un po’ dura, pur senza affaticare davvero, fa sentire il carico maggiore rispetto alle rivali. Un po’ di assuefazione richiede anche l’impianto frenate; se il posteriore è molto pronto, lo stesso non si può dire dell’anteriore, il cui mordente sembra non arrivare tutto subito. La leva va strizzata con energia per ricevere decelerazioni potenti. Buono l’ABS, mai troppo invasivo. 

Z300: ciclistica sincera, motore da tenere (molto) allegro

Medesimo comportamento ha l’impianto antibloccaggio della Kawasaki, che si affida a dischi freno di diametro un po’ meno generoso dell’austriaca e a pinze tradizionali (la Duke ha una radiale all’anteriore). La modulabilità è però ottima e la potenza adeguata. Per chi non si ferma all’estetica da “grande” e al fascino aggressivo della livrea verde, la piccola giapponese riserva delle sorprese. A partire dal motore, un portento di regolarità. Sul nostro esemplare è montato un silenziatore Akrapovic che non varia le prestazioni, ma toglie qualche kg e aggiunge carattere al sound di scarico (il tutto a 566 euro). Di vibrazioni fastidiose non ce ne sono: qualcuna ad alta frequenza, ma davvero si fa fatica a sentirle. L’erogazione del bicilindrico di Akashi è elettrica ed elastica: sopporta la piena apertura del gas anche sotto i 3.000 giri, ma la spinta è scialba fino ai 5.000 giri. Da questo punto in avanti la musica cambia, in tutti i sensi: quella allo scarico si fa gagliarda e la lancetta del contagiri comincia a salire rapida fino al limitatore, posto a 13.000. Bisogna tenerlo allegro, questo motore, per ricavarne soddisfazioni. Frizione e cambio perfetti sono spesso chiamati in causa per tenere sempre il regime ideale. E poi viene voglia di andare forte, carichi come ci si ritrova sull’avantreno. La forcella non è granitica come quella della KTM e anzi affonda un po’ troppo nelle frenate più decise, ma restituisce sensazioni sincere e difficilmente si arriva a scomporre l’avantreno. Dietro, l’ammortizzatore è più solido e, così tarate, le sospensioni permettono di “sentire” a dovere l’asfalto e le gomme che ci lavorano sopra. Tra le tre moto in prova, la Z300 monta pneumatici - IRC Road Winne - di sezione più stretta, a tutto vantaggio della maneggevolezza. La tenuta di strada è buona, ma il grip offerto da altre mescole è ben altra cosa.

BN302: guida da grande, motore che ruggisce

Come quello delle Pirelli Angel ST della Benelli. La bicilindrica di Pesaro (anche se in realtà nasce in Cina, alla QJ), è la più “maxi” del gruppo, lo abbiamo già detto. Lo è anche nelle misure degli pneumatici, davvero generose per una moto di questa cubatura, ma che restituiscono una sensazione di grande controllo e sicurezza nei curvoni. Sensazione amplificata dalla resa delle sospensioni, non rigide né mollaccione: oseremmo definirle “pastose”, ovvero morbide di molla, ma ben frenate di idraulica, così che compressione e ritorno di forcella e mono sono mai repentine e nervose. Certo non rendono la BN302i un fulmine nei cambi di direzione, ma in questo modo assecondano la guida disimpegnata senza tuttavia togliere comfort nella marcia in città e su fondi sconnessi. Una taratura che ben si accoppia al carattere della moto, alla sua mole e al motore. Il bicilindrico in linea infatti ruggisce sonoro allo scarico e ringhia gutturale in aspirazione, ma l’erogazione ricorda, più che un feroce leone (tra l’altro simbolo delle Benelli) un pacioso felino. Come la Kawasaki, sotto un certo regime - circa 5.000 giri - la spinta è poco convincente: solo dai medi regimi cambia carattere e sfodera la zampata tra gli 8.000 e i 12.000 giri. Allora sì che è un piacere sentirlo spingere con vigore! Dei tre, il motore Benelli è quello meno potente, ma non per questo regala meno soddisfazioni. La frizione è abbastanza morbida e il cambio preciso. Una critica che ci sentiamo di muovere, senza appello, è all'impianto frenante. Non per la potenza - tanta - o per la modulabilità - davvero buona - quanto per l’assenza dell’ABS, mancanza quasi imperdonabile oggigiorno su una moto destinata a un pubblico di neofiti e pure di motociclisti di ritorno.

Quale delle tre?

Arrivati alla fine del nostro giro sui colli di Parma, le idee sono chiare e ciascuno dei tre tester ha eletto la sua favorita. Il nostalgico del gruppo è attratto dalla solida e massiccia Benelli, ben rifinita, con tanto di storico vessillo sul serbatoio; e poi è la meno cara. Il giovane tester sceglie invece la KTM, frizzante, agilissima e sempre pronta a regalare emozioni. Infine il tester più misurato e maturo non ha dubbi: Kawasaki è la più equilibrata e facile, capace anche di tirare fuori un lato aggressivo.

… un anno dopo

Piccola osservazione: la prova che avete letto è stata fatta a fine 2015, quindi la Benelli poteva ancora “permettersi” di non montare l’ABS (e d’altronde nemmeno era ancora disponibile per la piccola naked marchigiana, altrimenti l’avremmo chiesta con l’anti bloccaggio…), mentre oggi è disponibile come optional e da gennaio 2017  la versione ABS sarà l’unica acquistabile (a parte lo smaltimento degli esemplari di fine serie precedente). Poiché il fattore ABS ha influito sull’esito della prova della pesarese, che per questa assenza ha perso qualche punto, segnaliamo che ripetendo la prova oggi la valutazione sarebbe diversa e premierebbe oltremodo la naked italiana. Che dovrebbe altresì fare i conti con un prezzo maggiorato di 390 Euro. Facciamo però l’adeguamento prezzi per tutte le moto e vediamo che, usando la quotazione attuale (quella che trovate negli “identikit”) e aggiungendo a Benelli e Kawa le rispettive maggiorazioni per ABS e scarico optional, la BN302 resta comunque la più economica.

Nel frattempo è arrivata la Yamaha MT-03 e, a Eicma 2016, KTM ha presentato la versione 2017 della 390 Duke, mentre Benelli ha lanciato la BN3002R, versione carenata della moto oggetto di questa comparativa.

BENELLI BN302: IDENTIKIT, PREGI E DIFETTI

  • CILINDRATA 300 cc
  • POTENZA MASSIMA *33,04 CV
  • ACCELERAZIONE 0-400 m *15,525 s
  • VELOCITÀ MASSIMA *150,5 km/h
  • PESO A VUOTO *190 kg
  • PREZZO INDICATIVO c.i.m. 4.240 euro (per la versione Euro 4 con ABS aggiungere 390 euro)
*Dati rilevati dal Centro Prove
 
Pregi
  • Cura dei dettagli
  • Facilità di guida
  • Prezzo
Difetti
  • Mancanza ABS
  • Vibrazioni
  • Peso in manovra
 
È rifinita con cura e adotta generalmente componentistica di qualità, pur se con qualche caduta di stile. La strumentazione mista analogico digitale è molto completa: oltre a contagiri e livello carburante include orologio e temperatura del liquido. Il motore canta bene, ma il terminale di scarico è davvero enorme… Al retrotreno spicca l'ammortizzatore asimmetrico regolabile. In tema di comfort, la sella è ampia e ha comode maniglie, mentre il rivestimento plastico delle pedane è molto scivoloso.
Nella gallery i dettagli.

KAWASAKI Z300: IDENTIKIT, PREGI E DIFETTI

  • CILINDRATA 296 cc
  • POTENZA MASSIMA *35,57 CV
  • ACCELERAZIONE 0-400 m *14,211 s
  • VELOCITÀ MASSIMA *167,4 km/h
  • PESO A VUOTO *156 kg
  • PREZZO INDICATIVO c.i.m. 5.440 euro (moto in prova: + 566 euro per scarico Akrapovic optional)
*Dati rilevati dal Centro Prove
 
Pregi
  • Motore "elettrico"
  • Facilità di guida
  • Frenata potente
Difetti
  • Comfort passeggero
  • Forcella morbida
  • Finiture migliorabili
 
Ben rifinito il cruscotto con il grande contagiri in primo piano. C'è anche l'indicatore "eco", per ottimizzare i consumi, ma manca la temperatura esterna. Plastiche di qualità per i blocchetti. Lo scarico Akrapovic è opzionale e costa 566 euro. Il pedale del freno in lamiera stampata è decisamente antiestetico. Il disco anteriore da 290 mm ha pinze a doppio pistonicino, ABS di serie. Sotto la porzione posteriore della sella  c’è un minuscolo vano, con ulteriore scomparto sottostante per i documenti.
Nella gallery i dettagli.

KTM 390 DUKE: IDENTIKIT, PREGI E DIFETTI

  • CILINDRATA 372,2 cc
  • POTENZA MASSIMA *41,23 CV
  • ACCELERAZIONE 0-400 m *13,694s
  • VELOCITÀ MASSIMA *169,1 km/h
  • PESO A VUOTO *145 kg
  • PREZZO INDICATIVO c.i.m. 5.450 euro
*Dati rilevati dal Centro Prove
 
Pregi
  • Carattere motore
  • Agilità e maneggevolezza
  • Finiture
Difetti
  • Erogazione ai bassi
  • Abitabilità piloti alti
  • Leggibilità cruscotto
 
Il cruscotto full digital è l'unico con indicatore di marcia inserita e luce di cambiata, ma non è di perfetta leggibilità al sole. Molto curati i blocchetti elettrici, addirittura retroilluminati. Ben rifinito lo scarico basso, bella la leva del freno posteriore in alluminio. Malgrado la Duke sia la più compatta, il passeggero è più comodo (e con appigli migliori) che sulla Kawa. La ciclistica vanta la forcella upside down da 43 mm e il disco da 300 mm con pinza radiale a 4 pistoncini. Il telaio che racchiude il mono è condiviso con la Duke 125.
Nella gallery i dettagli.
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