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I pro e i contro del parlare di moto sui social

Le discussioni intorno alle moto, sui social network e non solo, sono infinite: “Le chiacchiere sono divertenti”, “Basta ciance, saliamo in sella”. Botta e risposta tra due giornalisti di Motociclismo

I pro e i contro del parlare di moto sui social

Con il numero di Motociclismo datato maggio 2013 partiva l’appuntamento periodico con L’Opignone, un “botta e risposta” tra i nostri redattori su argomenti intriganti del mondo delle moto. Il nome di questa rubrica è un gioco di parole che contiene i vocaboli “opinione” e “pignone” (l’ingranaggio più piccolo della trasmissione secondaria di una moto). Ora anche sul sito internet della nostra rivista proponiamo un appuntamento fisso con questi suggestivi dibattiti tra colleghi: oggi “L’Opignone” di Aldo Ballerini (già protagonista di “Una questione di stile”) e Nicolò Codognola, che vi parlano delle discussioni sui social.

 

Aldo ballerini – il dritto

Oggi internet permette a tutti di dire la propria opinione a un pubblico più o meno vasto. In genere è meno, la media delle persone che scrivono in un post su Facebook - il social network di riferimento per queste scaramucce - è di qualche decina di “amici”; quando va bene si arriva a un centinaio, di cui una novantina che stanno a guardare i tre-sei interventisti più o meno attivi. Ora, le cose che si scrivono non sono filtrate, e nemmeno pensate. Spesso si buttano lì idee senza freni. Più che idee sono sberleffi e insulti. Questa opportunità offerta dalla rete ha un grande pregio (non ha filtri) e un grande difetto (non ha filtri), e si può prendere in due modi: odiarla o divertircisi. Capisco bene chi la odia, poiché se ne leggono di tutti i colori: ognuno sa tutto dei piloti, chi osanna il proprio idolo e chi, dall’altra parte, lo spernacchia; ognuno sa tutto delle moto, la sua è velocissima bella affidabile e l’altra (che non ha mai guidato in vita sua) è un cancellone che si rompe pure. Il più delle volte tutta questa caciara è quindi completamente insensata, sia da una parte sia dall’altra e, anche se pochi se ne rendono conto, le discussioni tra motociclisti avvengono nello stile - che tanto odiamo - del primordiale tifo calcistico. Quindi, riassumendo: in questi dibattiti si discute inutilmente tra quattro gatti, non ci si propone a un’ampia platea, cosa che avrebbe senso, né c’è la speranza di convincere l’avversario, che - figuriamoci - non vuole intender ragioni. Allora, perché tra motociclisti ci si accanisce sui social? Per un motivo molto semplice: perché è divertente.

 

Nicolò codognola – il traverso

Prendendo in prestito la terminologia calcistica, mi sono stancato del “motociclismo parlato”. Quello fatto di chiacchiere da bar, delle infinite e sterili diatribe che intasano i forum (meglio italiane o giapponesi, due o più cilindri, pista o strada…), delle allucinate visioni di taluni tifosi di questo o quel pilota, delle noiose dissertazioni di improvvisati tecnici, di litigi più o meno furiosi tra organizzatori di gare e promoter, e via di questo passo. Voglio più “motociclismo giocato”. Perché la nostra passione è proprio un gioco, la moto un balocco e noi bambini un po’ cresciuti. Un gioco che poi sì, racconteremo ad amici, figli e nipoti. Ma per farlo abbiamo bisogno di viverla, questa passione, con due ruote e un motore. E allora via in sella, per giri interminabili su strada o turni liberi in pista o gite nei boschi. Senza tante paturnie. Vanno bene anche le nottate chiusi nei box a pulire, mantenere e magari - perché no? - modificare le proprie moto. Purché si faccia con gioia e divertimento. Conoscere come funziona una moto è indispensabile, sapere come va è opportuno per scegliere quella giusta, aspirare a guidarla con l’abilità di un pilota è aspirazione comune, poterla migliorare è fantastico, adattarla alle proprie esigenze è l’apice della perfezione. Ma a volte si passa - anzi si perde – troppo tempo a discutere, ad accapigliarsi, a farneticare su ogni argomento, lasciando la moto ferma. Quando invece lei – e noi pure - ha bisogno di muoversi, rombare, sfrecciare, accompagnarci nei nostri giochi.

 

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