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La "Tendata" più estrema

Un centinaio di traveller hanno sfidato neve e ghiaccio pur di passare la notte in riva al lago ghiacciato del Passo Valparola, a oltre 2.000 metri

La "tendata" più estrema

Quella sul Valparola (BL) del 21/22 febbraio, la nostra "Tendata in Quota", è stata la più estrema del "catalogo" All Travellers. Volevamo un posto bello da mozzare il fiato, oltre i duemila metri (il Valparola si trova a 2.190 m, al confine tra Veneto e Alto Adige), dove l'inverno si esprimesse in tutta la sua bellezza. Era una cosa impegnativa per le temperature, per la probabilità di dover guidare sulla neve, per la difficoltà di piantare la tenda nella neve alta e con vento forte. Ma il Valparola, per addolcire tutto ciò, offre una strada asfaltata che non viene mai chiusa, a meno che non nevichi in maniera eccezionale, tipo due metri in due giorni; e un rifugio – più albergo che rifugio in realtà – dove potersi scaldare. Un raduno così è affrontabile senza problemi solo da esperti moto-campeggiatori invernali, quindi con gomme tassellate, catene da neve nelle borse pronte per l'uso, tende con le falde a terra, materassini isolanti, sacchi a pelo da un chilo e mezzo minimo. Quindi eravamo rassegnati ad avere dieci persone, invece ne sono venute un centinaio. Non tutti avevano le gomme o l'attrezzatura da campeggio giuste, ma avevano lo spirito, che è ciò che conta sopra ogni cosa.

 

Il meteo ha fatto la sua parte

Il meteo sembrava essere stato organizzato da noi stessi: ha nevicato dall'ora di pranzo del sabato all'ora di pranzo della domenica, cioè per la durata intera del raduno. Neve e vento, una bufera di tutto rispetto. Ed era ciò che volevamo, non per sadomasochismo, ma per vivere in pieno il fascino dell'inverno. Le previsioni metereologiche erano molto precise, per cui si sapeva che arrivando entro le 13, soprattutto facendo il giro da Brunico, si sarebbe riusciti a guidare prima che nevicasse. I motociclisti erano così divisi tra coloro che sono riusciti ad arrivare ad inizio nevicata, senza rischiare e quelli che sono arrivati nel pomeriggio, guidando sulla neve (qui una gallery con le foto dei lettori di motociclismo sul tema “moto e neve”). E lì di storie ce ne sono parecchie, da quelli che non hanno avuto problemi a chi ha preferito tornare a casa. Per fortuna le cadute sono avvenute da praticamente fermi.

 

Il freddo è relativo

Siamo stati ospiti del Rifugio Valparola (tel. 0436/866556), nel senso che il laghetto posto sotto l'edificio, a quota 2.160 m, è di sua proprietà. Occorreva scendere per un ripido pendio, camminare affondando nella neve fino alle ginocchia e poi piantare la tenda in mezzo a un mare di neve fresca e soffice come panna (guardate le foto…). Nel caso ci si fosse lamentati delle condizioni, bastava andare al Museo Tre Sassi, dedicato alla Grande Guerra, che si trova proprio sul Passo Valparola e la cui visita faceva parte del programma della domenica. Per rendersi conto cosa sia la vera sopravvivenza: i soldati che nel 1915-18 combatterono sulle Alpi erano equipaggiati malissimo e dovettero resistere a inverni terribili; noi con le nostre tende e il nostro abbigliamento tecnico non possiamo renderci conto di cosa hanno patito quegli uomini al fronte! La visita comprendeva anche una ciaspolata per visitare le baracche mimetizzate con le rocce dove gli austriaci riposavano mentre difendevano le posizioni sul Col di Lana. Già, perché Cortina era austriaca, all'epoca della Grande Guerra.

 

La delegazione mash e il prosecco

Tra i partecipanti c'era anche la squadra Mash, in pratica uomini Fantic in sella alle moto dal look inglese old style. Hanno partecipato con entusiasmo, compreso l'ingegner Mariano Roman, uno dei cervelli Aprilia negli Anni 80 e 90 (qui una gallery dedicata a lui e al fratello maurizio). Sono venuti con tutta la gamma (125, 250, 400 cc) e hanno portato formaggio e prosecco per l'aperitivo che avremmo dovuto fare nella mega tenda messa a disposizione da Ferrino, praticamente una "cupolona" alta quattro metri, geodetica, studiata per ospitare una decina di persone nei campi base himalaiani (dopo averla montata con grande fatica, reggeva il vento come se fosse stata di cemento), ma, causa bufera di neve, abbiamo deciso di farlo dentro al rifugio. Sicché, la tenda in questione è diventata il nostro dormitorio ed era impressionante come tenesse il vento e non facesse entrare il freddo. La serata l'abbiamo passata dentro al rifugio, a cenare tutti insieme, tranne 7 irriducibili che sono rimasti all'aperto a grigliare salsicce e bere vino. L'atmosfera era allegra e nessuno ci ha maledetto perché faceva troppo freddo, c'era troppo vento e la strada era troppo innevata; ma siamo stati sul chi va là per tutta la sera...

 

Effetto “whiteout”

Ha continuato a nevicare incessantemente fino all'ora di pranzo della domenica. Di notte la minima è stata di sei gradi sotto lo zero e il mattino dopo le moto erano ricoperte di neve. C'era il cosiddetto whiteout, cioè tutto era bianco, tra neve per terra e nebbia, per cui quando abbiamo fatto la ciaspolata spesso non ci si rendeva conto se si era in salita o in discesa! La maggior parte della gente, vedendo che continuava a nevicare, ha preferito andare via subito, convinta che sarebbe durata per sempre. Ma le previsioni indicavano le 13 come ora di fine nevicata; c'era tutto il tempo per fare la visita al museo, la ciaspolata, un pranzo e poi tornare a casa con le strade quasi pulite. Invece, partendo subito, si sono fatti dei bei pezzi sulla neve. Ma c'è chi lo ha fatto apposta: "Volevo guidare sulle strade imbiancate". La maggioranza aveva maxienduro bicilindriche, ma c'era anche qualche custom, qualche moto da strada, qualche enduro monocilindrica, diverse Vespa. Pochi avevano le catene o i tasselli, ma va detto che era una neve con un discreto grip. 

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