All’ingegner Giulio Cesare Carcano, in Guzzi dal 1936 e dal ‘38 progettista al reparto corse, l’idea di schierare una nuova 500 plurifrazionata da contrapporre alle 4 cilindri di Gilera e MV è maturata al termine della stagione 1953, il cui andamento aveva indicato con chiarezza come sia la monocilindrica bialbero che la 4 cilindri in linea con trasmissione a cardano non fossero competitive. Approcciandosi alla progettazione della nuova moto, Carcano si è subito posto l’imperativo di non esplorare indirizzi tecnici già sviluppati dalla concorrenza, anche per non concedere alla stessa i vantaggi derivanti da anni di sviluppo. Accantonata pure l’ipotesi del 6 cilindri per motivi d’ingombro (una unità in linea disposta ad orientamento trasversale avrebbe indotto una eccessiva sezione frontale, mentre la disposizione dei cilindri a V richiedeva un’apertura delle bancate di 120°) Carcano optò per l’affascinante, pur se inevitabilmente più complesso, frazionamento a 8 cilindri a V che, come richiesto dalle logiche di equilibratura, sono poi stati posti rigorosamente a 90°. Al di la delle prestazioni, obbiettivi primari mirati nella progettazione dell’unità plurifrazionata sono stati il contenimento dei pesi e degli ingombri ma anche, pur a fronte della notevole complessità strutturale, la semplicità costruttiva con lo scopo di agevolare il montaggio e velocizzare gli interventi. Resta il fatto che a soli 5 mesi dalla stesura dei primi disegni la nuova unità già “cantava” come una sirena sul banco prova di Mandello (andate a vedervi il video in fondo all’articolo…). La testimonianza è di Umberto Todaro, il tecnico che con Enrico Cantoni ha messo sulla carta le indicazioni che giungevano dall’ingegner Carcano. Fin dalle prime sessioni di prove sono stati letti una sessantina di CV a 11.500 giri poi evoluti, secondo i dati ufficiali, fino a raggiungere quota 80 a 12.500 giri. Nello stesso periodo lo step 1956 della Gilera 4 cilindri attingeva a poco meno di 70 CV a 10.500 giri, potenza accreditata anche al 4 cilindri MV nell’evoluzione di fine 1956 che si spingeva fino al limite degli 11.000 giri. Ma mentre l’unità di Cascina Costa allungava ulteriormente la corsa raggiungendo i 58 mm (per 52 di alesaggio), la Guzzi 500 V8 disponeva di geometrie interne sottoquadre (alesaggio 44 mm, corsa 41) per una cilindrata unitaria di soli 62,341 cc che, riducendo le forze alterne di massa, favoriva il raggiungimento di un più elevato regime di rotazione. Nel caso specifico fino a toccare il 14.000 giri, come ha raccontato lo stesso progettista nell’intervista pubblicata sul fascicolo n. 6-1995 di Motociclismo d’Epoca.