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Addio, Nicky, ci mancherai... Moltissimo

È morto Nicky Hayden, si è spento all'Ospedale Bufalini di Cesena dopo 5 giorni in terapia intensiva in seguito all'incidente in bici. Iridato MotoGP nel 2006 (dopo i titoli AMA SBK), Kentucky Kid era amato da tutti. La famiglia ha autorizzato l'espianto degli organi
1/30 Nicky Hayden in sella alla Ducati MotoGP in livrea "USA" in occasione del test del 2009

Hayden era un grande, sia in pista sia fuori

Addio, Kentucky Kid...
Purtroppo la notizia che nessuno voleva sentire è arrivata: Nicky Hayden si è spento all’Ospedale di Cesena, dopo 5 giorni di ricovero in rianimazione e la lotta per la vita in seguito ad un brutto incidente sulla SP35 mentre si allenava in bici. Le condizioni del pilota americano erano parse sin da subito gravi e, a causa delle numerose ferite riportate all'addome e, soprattutto, alla testa, non era stato possibile effettuare alcun tipo di operazione. A date la triste notizia è direttamente l'ospedale, con uno scarno comunicato: "Il Collegio medico ha accertato il decesso del paziente Nicholas Patrick Hayden, ricoverato da mercoledì scorso 17 maggio nel reparto di Rianimazione dell'Ospedale Bufalini di Cesena a seguito del gravissimo politrauma occorso in quella stessa data".

Kentucky Kid si è spento a 35 anni (ne avrebbe compiuti 36 il 30 luglio), lasciando la fidanzata Jacqueline, i genitori Earl e Rose, i fratelli Roger Lee, Tommy, Jenny e Kathleen, ma soprattutto un vuoto incolmabile nel motorsport mondiale. Da due anni impegnato nel Mondiale Superbike, nel quale correva con il Team Ten Kate Honda, Hayden era divenuto un’icona internazionale del motociclismo dopo aver vinto il titolo iridato in MotoGP nel 2006, ultimo pilota statunitense ad aver conquistato il Campionato del Mondo nella Classe Regina. Un successo che, nel 2015, gli aveva permesso di entrare nella Hall of Fame della MotoGP e di conquistarsi così un posto di diritto nell’Olimpo delle leggende americane come Kevin Schwantz, Kenny Roberts Jr. e Senior, Eddie Lawson, Wayne Rainey e Randy Mamola.

Sempre lontano dai riflettori, Nicky si era distinto per una grande umiltà e si era sempre rivelato disponibile con i fan; era sempre educato, sorridente, rispettato da tutti e considerato un’istituzione sia nel circus del Motomondiale sia in quello della WorldSBK, come dimostrano i numerosissimi messaggi arrivati dopo l'incidente da parte di colleghi di qualsiasi categoria, età e nazione. Nella sua lunga carriera, Nicky Hayden aveva preso parte a 218 GP nel Motomondiale, conquistando 3 vittorie, 28 podi e 5 pole position; nella SBK invece aveva collezionato 38 presenze con 4 podi ed una vittoria, nel 2015 in Gara 2 in Malesia.

La dinamica dell’incidente che è costato la vita ad Hayden è ancora al vaglio degli inquirenti (pare che ci sia un concorso di colpa, con Nicky che avrebbe tirato dritto allo stop - lo mostrerebbe un video - e l'auto che probabilmente procedeva ad alta velocità), ma ora davvero non importa... Il fatto che il pilota statunitense abbia perso la vita mentre si allenava in strada, sulla sua bici da corsa, ha fatto molto discutere e riflettere, soprattutto sulla precarietà della condizione umana e sul paradosso di correre per tutta la vita al limite in moto per poi andare incontro al proprio destino in sella ad una bici, mezzo che parrebbe meno pericoloso. Tuttavia, a parziale, parzialissima consolazione, ci sembra giusto ricordare che Nicky se n’è andato mentre faceva qualcosa che amava.

Facendo seguito alle volontà di Nicky, la sua famiglia ha autorizzato l'espianto degli organi. La salma di Nicky sarà rimpatriata appena saranno sbrigate le formalità burocratiche, raggiungerà Owensboro (Kentucky) dove sarà accolta da una cittadina che piange e onora uno dei suoi massimi rappresentanti con il gesto simbbolico ma significativo delle bandiere a mezz'asta.

Le più sincere e sentite condoglianze alla famiglia Hayden da parte della redazione di Motociclismo.
Fa' buon viaggio, Nicky...

Gli inizi e l'AMA SBK

Hayden con la Honda RC51, con la quale ha vinto il titolo AMA SBK nel 2002
Nicholas Patrick Hayden, soprannominato “Nicky”, nasce ad Owensboro, Kentucky, il 30 luglio 1981. Da bambino Nicky, insieme ai fratelli Tommy e Roger Lee, si avvicina al mondo delle moto grazie al papà Earl, l’archetipo del “papà da corsa”. Inizialmente sulle ruote tassellate, si sposta poi progressivamente verso la pista, fino ad arrivare alle derivate di serie: con il numero 69, ereditato dal padre, nel 1998 approda nell’AMA Supersport, passa poi per la 750 Superstock e la Formula Extreme, ed arriva nel 2000 nella classe Superbike. Nella stagione di esordio, a soli 19 anni, chiude 2°. Negli anni successivi ci riprova a vincere il campionato: chiude solamente 3° nel 2001, mentre nel 2002 centra la vittoria e diventa il pilota più giovane a primeggiare nell’AMA SBK. In quello stesso anno prende parte alla 200 miglia di Daytona e arriva 1° e fa la sua comparsa nel Mondiale Superbike, in qualità di wild card a Laguna Seca, ottenendo un 4° posto in Gara 1 con la Honda RC51, ossia la VTR1000SP.

Il grande salto in MotoGP ed il titolo iridato nel 2006

Nicky Hayden a Valencia, nel giorno della conquista del Mondiale MotoGP, nel 2006
Il 2003 è l’anno del grande salto nel Motomondiale: Nicky Hayden entra nel Repsol Honda Team affiancando Valentino Rossi (che vince il titolo in quell'anno). Il debutto dell'americano è di rispetto: termina 5° e colleziona due podi. Nel 2004 Rossi va in Yamaha ed al fianco dello statunitense arriva in Honda il veterano Alex Barros. Nicky, nonostante due piazzamenti a podio, chiude 8° a causa di un infortunio e di diversi ritiri. Nel 2005 arriva la prima vittoria, davanti al proprio pubblico a Laguna Seca, e grazie a tre podi il Kentucky Kid chiude la stagione 3°, precedendo il suo compagno di squadra, Max Biaggi. Il 2006 sarà la miglior stagione per Hayden: 10 podi, di cui 9 nelle prime 11 gare, e due vittorie. Nell'ultima gara della stagione, il Kentucky Kid chiude in terza posizione e, complice la caduta di Rossi, si laurea Campione del Mondo MotoGP, interrompendo così il dominio del Dottore nella massima serie del Motomondiale.

Le due successive stagioni con la Honda ufficiale non sono all’altezza delle aspettative: 8° nel 2007, 6° nel 2008 con 5 podi complessivi ma nessuna vittoria. Hayden passa così alla Ducati, con la quale correrà dal 2009 al 2013. Nei primi 3 anni con la Desmosedici colleziona un podio per ogni stagione, passando dal 13° posto del 2009 (il peggior risultato con la Ducati) al 7° posto del 2010 (il miglior risultato con la Ducati). Nelle successive 4 stagioni riesce sempre a finire in Top 10, ma i risultati a cui aveva abituato in Honda sembrano ormai lontani. Per le stagioni 2014 e 2015 abbandona Borgo Panigale e raggiunge Aspar Martinez, per correre con la Honda Open. Complice anche un infortunio, che l’ha tenuto fuori per quattro appuntamenti, il Kentucky Kid però non riesce a chiudere le stagioni in Top 15.

L'addio alle GP ed il "ritorno alle origini": il Mondiale Superbike

Nicky Hayden con la nuova Honda CBR1000RR SP2, usata nel Mondiale SBK 2017
Dopo 13 stagioni, Nicky dice addio ai prototipi da GP e nel 2016 ritorna “alle origini”, ovvero alle moto derivate di serie. Con il Team di Ronald Ten Kate, Hayden prende il posto di Guintoli e si mette alla guida della CBR1000RR Fireblade SP, affiancando l’olandese Michael Van Der Mark. L’esperienza pluriennale dello statunitense si fa vedere sin da subito: il primo podio arriva ad Assen, mentre sotto il diluvio universale della Malesia conquista, in Gara 2, la sua prima vittoria in WSBK. Era da 10 anni che Hayden non saliva sul gradino più alto del podio, e da 7 che un pilota statunitense non vinceva in Superbike. Nello stesso anno conquista un'ulteriore podio, al Lausitzring, e chiude l’anno con un ottimo 5° posto, nonostante una moto a fine carriera.

Nell’attuale stagione, Hayden viene affiancato da Stefan Bradl per cercare di sviluppare e rendere competitiva la nuova Honda CBR1000RR SP2. La moto è però molto acerba e, nelle gare disputate nel 2017, Hayden riesce a finire solo due volte in Top 10 in Thailandia, mentre nel suo ultimo GP disputato, ad Imola, si è ritirato in Gara 1 per problemi tecnici e ha chiuso al 12° posto in Gara 2.
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