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Lo stradale in pista è fermo

Chi guida bene su strada (ma anche benissimo), la prima volta che entra in pista fa una magra figura. Il bello viene dopo, quando si riescono a scoprire il limiti della moto. E questo succede solo in pista

Lo stradale in pista è fermo

Due settimane fa, parlando dell'indiscutibile (dolorosa) superiorità delle donne nell'apprendere le lezioni di guida, ho introdotto l'argomento guida in pista e guida su strada. Si tratta di due situazioni completamente diverse, ma così diverse che anche un bravissimo pilota stradale la prima volta che va in pista sembra un principiante. A questo proposito racconto la mia esperienza, ma prima faccio una premessa: io in pista, a confronto con un vero pilota, anche uno dei trofei della domenica, vado a passeggio. Quindi se scambiate qualche mia osservazione per eccessiva autostima, ecco, vi siete sbagliati.

 

RIEPILOGO DELLA PUNTATA PRECEDENTE

Non avete letto il mio articolo sopra citato? Fa niente, ecco un riassunto (oppure cliccate qui). Nel 2004 nel gruppo piloti di Super Wheels assoldiamo la Giulia, una ragazza che abbiamo conosciuto durante un corso di guida, e la "usiamo" come apripista in un Kawasaki Day a Misano. Quando tocca a lei la vediamo, minuta com'è, salire sulla terrificante ZX-10R (la vedete in gallery) per potarsi dietro un branco di ragazzotti piuttosto vivaci. Si capisce che sono dei gran manici su strada, e infatti si lamentano: "Dai, in pista dietro una ragazzina...", e poi partono contrariati, immaginando che li aspettasse una passeggiata. Noi ci mettiamo sul muretto dei box (un po' preoccupati) per vedere cosa sarebbe successo, e dopo due minuti vediamo invece passare la Giulia tutta tranquilla da sola, a metà gas, girata all'indietro. Gli altri? Poi sono arrivati, con calma. Questi ragazzi erano molto veloci su strada, ma in pista non sapevano come comportarsi. Non avevano i riferimenti per le staccate, non avevano un'idea delle velocità in curva, non sapevano quanto si può frenare, piegare, accelerare...

 

PASSEGGIARE AL TRAMONTO

La prima volta che mi sono reso conto di questa straordinaria differenza tra le esperienze strada-pista è stato a Misano. Durante una giornata di prove libere mi sono trovato a girare con un gruppo di ragazzi stradali, esperti ma alla prima esperienza in pista. Io ero già alle seconde esperienze, quindi giracchiavo, una cosa giusta ma giracchiavo. Al Tramonto, che allora era un curvone infinito a sinistra, faccio la mia bella pieghetta e vedo, quasi sul cordolo esterno, uno di questi ragazzi che percorreva la curva lentissimo, e con la moto che a me pareva dritta. Lo guardo, mi dico mboh? Avrà qualche problema, finito la benzina? Poi continuo, esco e lo ritrovo ai box.

 

GUIDO COME KEVIN SCHWANTZ QUASI

Appena tolto il casco, il ragazzo che passeggiava al Tramonto si prodiga in estremi complimenti, manco avesse visto Kevin Schwantz a Hockemhein - beh, in effetti il piedino fuori prima della curva lo mettevo, ma solo per vezzo. Indicandomi tutto contento dice agli amici, stradali come lui: "L'ho visto in curva piegatissimo, mi ha passato come un fulmine, fantastico!". Sapevo benissimo che il limite vero era di là da venire, la mia era una piega normale, tranquilla. E ho pensato, dai 'sto qua mi prende per il culo. Invece no, era sincero. A me pareva che costui, con tutto il rispetto, non avesse una grande confidenza con la moto, ma non era per niente vero. Perché degli amici comuni mi han poi detto che quei ragazzi - gli stradali - erano dei piloti delle gare in salita e che dalle loro parti erano pure delle brutte bestie. Prima di scatenare la bagarre aspettate un attimo.

 

SBAGLIANDO (LA CURVA) S'IMPARA

Non voglio dire assolutamente che i piloti delle gare in salita non sanno andare in pista, dico solo che questi ragazzi qua, che andavano fortissimo in quelle gare, non conoscevano la tecnica della guida in pista. Chi non ha esperienza in circuito scopre un sacco di novità, ed è una scuola bellissima. Prima cosa non si capisce bene come sono le curve. Aperte, chiuse... a che velocità farle. Anche dopo un bel po' di tempo che giri non sai bene che in quella curva lì potresti entrare più forte. In genere lo scopri vedendo qualche pilota serio che ti svernicia e si tuffa dentro a una velocità che non ci puoi manco credere. Lasci perdere perché tanto un alibi lo trovi sempre, in genere è questo: "Va più forte perché ha una moto molto meglio della mia". A volte succede che non è vero, anzi, scopri che è peggio della tua. Allora è una brutta batosta.

A volte lo impari per via di uno sbaglio: tardi una staccata ed entri a una velocità tale che ti immagini già aggrappato alla rete; poi invece vedi che non è vero, che la curva la fai, e tutto sommato anche abbastanza bene. Mi è successo. Ho scoperto che nella Quadra 2 di Adria, potevo entrare più forte dei quello che immaginavo. Solo che i giri dopo non sono riuscito a ripetere quella performance, e non ci sono riuscito mai più. Il fatto è che manca la motivazione.

 

GRIP INFINITO VS GRIP NON SI SA

In pista scopri anche tante altre cose che su strada non esistono. Per esempio la tenuta in piega. Se dopo dieci chilometri in montagna vai a toccare le gomme vedi che sono tiepidine. Se lo fai dopo due giri in pista ti scotti e il dito ti resta attaccato. Allora pieghi, pieghi, consumi i piolini, le pedane, gli stivali... e non succede niente. Fallo su strada. Prima di tutto è difficile che trovi un asfalto dal grip così alto. Poi non solo ogni curva è un'incognita, ma ogni due metri l'asfalto è un'incognita. Il grip poi lo usi sempre, non solo in piega, ma anche in frenata, in accelerazione. Se hai una seicento e delle buone gomme è molto difficile che in pista dietro ti scappi via in accelerazione. Prova a farlo su strada... Poi lasciamo perdere il tema degli spazi di fuga, un prato in pista, un muretto, un albero su strada; ovvio che qui non ti senti così rilassato, difficile che tu vada a cercare il limite. Se sommi tutte queste cose capisci perché si guidi così diversamente nelle due situazioni.

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