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Smanettoni: ecco 10 cose da fare almeno una volta nella vita (parte 1)

Dal girare a Imola a fare una staccata con una Ducati Panigale, ecco i primi 5 “must do” dei motociclisti sportivi secondo il nostro Meloni

Smanettoni: ecco 10 cose da fare almeno una volta nella vita (parte 1)

Ogni passione ha una guida che racconta ai seguaci quali esperienze non possono perdersi. Gli itinerari più belli in mountain bike, i posti migliori per il bird-watching, le città d’arte più famose, i 10 ristoranti dove mangiare vegano… Potrei andare avanti per ore. C’è però una lacuna clamorosa: manca la guida dedicata agli smanettoni, che racconti quali sono le esperienze sportivo-adrenaliniche da sogno e quelle che - per vari motivi - bisognerebbe vivere almeno una volta. È ora di porre rimedio.

Mi piacerebbe potervi proporre la lista definitiva delle “10 cose che uno smanettone dovrebbe fare almeno una volta nella vita” ma obiettivamente non è possibile. Al di là del fatto che 10 sono troppo poche, non ho nemmeno mai visto piste meravigliose che sicuramente meriterebbero di essere citate (Phillip Island, Assen), né guidato moto che, credo, avrebbero diritto di esserci (mi viene in mente per esempio la Ducati 916). Sarà piuttosto una lista secondo me, e credo che gli spunti interessanti non mancheranno (guardate anche le foto della gallery, che verrà ovviamente integrata quando pubblicheremo la “parte 2” dell’articolo). Sentitevi liberi di aggiungere nei commenti anche le vostre esperienze memorabili, così prendo spunto anch’io!

 

Ktm 1290 superduke r: un’ora con la bestia, ma senza elettronica

Senza un preciso ordine, direi che nella nostra vita di smanettoni non dovrebbe mancare un’ora trascorsa in compagnia di una KTM 1290 SuperDuke R (qui il mio video test), da guidare su una strada da paura coi controlli elettronici disattivati. È questo il solo modo di godersi davvero la bestia, coi suoi 180 CV e 15 kgm. KTM ha fatto qualcosa di miracoloso, con lei, a livello di aiuti di guida. La risposta al gas è gentile come una carezza della mamma, e i controlli (di trazione e di impennata) e l’ABS sono sempre all’opera senza disturbare. Saggiamente, però, la Casa dà la possibilità di disattivare tutto, lasciando a chi se la sente la possibilità di domare i suoi 1.300 cc di brutalità col polso destro. Ecco allora che si incontra la vera Super Duke R, un uragano forza 9 (su una scala che arriva a 5) che ti shakera con impennate di gas in quarta, ingressi in curva di traverso, accelerazioni mostruose. Con un equilibrio ciclistico che rende tutto un gioco. Wow!

 

Kawasaki ninja h2r: conti fino a 3 e sei a 300 kmh…

Altro sogno, è quello di guidare una Kawasaki H2R. 1.000 cc, compressore centrifugo, oltre 320 CV. Infili la testa dietro il cupolino, un rettilineo di fronte a te, dai tutto gas. Il ruggito dello scarico esplode, il fischio della sovralimentazione ti si infila nel casco, e un enorme flusso di potenza inizia a scorrere attraverso la ruota posteriore, facendosi sempre più impetuoso e possente, schiacciandoti le chiappe contro il provvidenziale supporto e obbligandoti a tenerti con forza al manubrio. Le cifre sul tachimetro impazziscono, l’anteriore si solleva violentemente a qualunque velocità, e ogni marcia che tu infili con una fucilata del cambio elettronico viene divorata, sbranata all’istante. Conti fino a 3 e sei a 300, un attimo dopo a 330. Da brivido (che ho provato a Losail, c’è il video, anche on board).

 

UNA PISTA MITICA CHE CREA DIPENDENZA

Immancabile è un giro a Imola; per me, la pista più bella del Mondo. Oltre 5 km di poesia asfaltata, che ti accompagnano su e giù per una collina mettendoti alla prova in ogni metro, mai in modo banale. Ci sono traiettorie nascoste e altre che vedi ma che probabilmente sono sbagliate, perché quelle corrette non sono mai scontate; ci sono frenate cieche o a moto talmente piegata che dici “non ce la farò mai”; ci sono salite, e discese velocissime dove devi indovinare la linea; ci sono varianti alla vecchia maniera, di quelle che vanno “guidate”, difficili, con vari cambi di velocità, marce da mettere o togliere a moto piegata. Girare a Imola è come girare per la prima volta. Un’esperienza meravigliosa che crea dipendenza (qui il video della comparativa a Imola tra Ducati 899 Panigale, MV Agusta F3 800 e Triumph Daytona 675 ABS R).

 

Con la yamaha r1m a monza

Segnatevi anche un giro di pista a Monza con una Yamaha R1M. Ammetto, avrei voluto fare due capitoletti separati, uno dedicato all’autodromo brianzolo e uno alla supersportiva “jap”, ma visto il numero limitato di voci e quanto bene si sposano, le metto insieme. Amo Monza per due motivi: la Curva Grande e la Parabolica. La prima è un curvone di quelli che servono vari strati di pelo per farli come si deve. Ci arrivi in quarta piena, con alcune supersportive in quinta, e ti ci devi infilare più forte che puoi, possibilmente a gas spalancato. Leggenda vuole che si possa fare davvero a tutto gas, in completa accelerazione, cosa che significa inserirsi a 220-230 all’ora e uscirne a 270. Attenzione, a moto PIEGATA, e non poco, roba che se appena tiri fuori il ginocchio dalla carena tocchi l’asfalto. Io (coi “milloni”) non ce l’ho mai fatta, ho sempre “alleggerito” in ingresso. La Parabolica è un “destra” lunghissimo che ti lancia sul rettilineo principale, e dal quale è quindi fondamentale uscire forte. Per farlo devi fare una traiettoria particolare e accelerare prestissimo, con la moto letteralmente sdraiata a terra… più facile a dirsi che a farsi. La R1M è la moto che più mi ha esaltato in questi due tratti magici. Ha una stabilità incredibile, che mi ha fatto sentire quasi sicuro al Curvone, per quanto uno possa essere sicuro in piega a velocità fotonica appoggiato su pochi centimetri di gomma. Con nessun’altra moto ho avuto il feeling per andare tanto forte. Il mondo correva follemente tutto intorno a noi e lei non faceva una piega, precisa come un laser sulla traiettoria che avevo in mente. Unica. E alla Parabolica, ha mostrato una trazione mai provata prima. Ho preso in mano il gas con grande anticipo, e lei ha trasformato ogni singolo Nm in pura accelerazione, guadagnando velocità e metri preziosi nonostante gomito destro e asfalto fossero separati solo da pochi centimetri. Qualunque altra moto avrebbe perso aderenza, chiamando in causa il controllo di trazione finché non l’avessi rialzata un minimo. Lei no. Strepitosa. E ora godetevi il video della comparativa maxi sportive, fatta a Misano e (appunto) a Monza e vinta (appunto) dalla R1M.

 

Ducati panigale: frenare è un piacere, non un dovere

Ma c’è un’altra supersportiva che dovete per forza provare nella vostra carriera di smanettoni. È la Ducati Panigale. La Panigale è una delle supersportive più esaltanti che abbia mai provato e una di quelle a cui sono più affezionato (qui il video a Portimão con la 1299, quello a Monza e Misano lo avete già visto parlando di R1…). È unica, e al di là del tempo che farò, so che con lei passerò dei momenti fantastici in pista. Ha un motore cattivo, con una schiena strepitosa, e vibra, e scuote la moto, la impenna, la intraversa. È viva. Ha poi una ciclistica che mi piace un sacco, maneggevole e solida. Ma se c’è una cosa tra tante per cui dovete provarla almeno una volta, è la sua mostruosa frenata. Con le altre supersportive - mi riferisco alle moto di serie -, la staccata è una fase che si fa per forza, non per piacere. Se cerchi di forzare spesso si scompongono, o si attivano gli ABS, o si solleva il posteriore. Cerchi insomma di fare il meglio che puoi nei limiti della moto. Non con lei. Dove con le altre freni, con la Panigale sei ancora in carena a tutto gas. Pinzi 50 metri dopo, forse più, e i due padelloni da 330 mm azzannati dalle Brembo monoblocco scatenano una colossale potenza frenante. La monoscocca è rigida come nessun’altro telaio, e gestisce il tutto con disinvoltura. C’è poi un mix particolarmente riuscito tra distribuzione dei pesi e interasse (lunghetto per via del motore) che aiuta a tenere la ruota posteriore a terra, dandoti tra le mani una moto che sta generando una decelerazione aeronautica, ma rimane composta, ferma, facile. Se ti piace staccare, la ami. Se la frenata non è mai stata il tuo forte, con lei lo diventa. Super!

 

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