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Lazio - Viaggio nei dintorni di Tivoli, l'antica "Tibur Superbum"

"Tibur Superbum", così Virgilio chiamò la città che sorge sulle pendici dei monti Tiburtini, modesti rilievi a est di Roma. Vi proponiamo un itinerario fra le ville romane sorte sorte sui colli bagnati dal fiume Aniene, dove potrete anche ammirare il gusto e l’arte rinascimentale per i giardini. Abbiamo scelto una strada alternativa alla trafficatissima Tiburtina: quella che si snoda lungo i Monti Prenestini.

Giochi della natura

GIOCHI DELLA NATURA L’ondata di piena che, nel 1826, fece straripare le acque dell’Aniene spazzando via le abitazioni dell’acropoli di Tivoli fu solo uno dei momenti, il più rovinoso, che hanno segnato la storia di questo turbolento fiume. Quella volta papa Gregorio XVI intervenne decidendo addirittura di deviare il corso del fiume, sconvolgendo per sempre la scenografia della città e dando vita ad una cascata di 105 m. Questo spettacolare salto è oggi visibile da Villa Gregoriana, il parco sorto sulle spoglie del vecchio letto del fiume, oggi rinato grazie a un lavoro di restauro e ripulitura del Fondo Ambiente Italiano (FAI) terminato il maggio scorso e durato tre anni. Il risultato è qualcosa di molto simile a quello che seppe incantare i letterati del Gran Tour che qui fecero tappa, come Goethe che in “Viaggio in Italia (1928) scrisse: “… a Tivoli (...) ho visto uno dei primi giochi della Natura. Con le rovine e con l’intero complesso della vegetazione, le cascate appartengono a quelle cose la cui conoscenza ci arricchisce nel profondo”. Davvero la miscela di giochi d’acqua, vestigia romane e orridi creano un’atmosfera romantica. La Villa stessa si presenta come un enorme gola dominata dai templi di Vesta e di Sibilla. È un luogo magico, non c’è che dire.

 

 

Giardini rinascimentali

GIARDINI RINASCIMENTALI L’incanto si esaurisce non appena ci si immerge nuovamente nel caos di Tivoli. Pochi chilometri, però e l’incanto si rigenera entrando a Villa D’Este. Ancora la natura e l’acqua sono protagoniste ma qui addomesticati secondo il gusto e l’arte rinascimentale per i giardini. Un’arte che è stata considerata degna di comparire nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Appartiene al patrimonio di noi tutti invece la visione delle Cento Fontane, o delle grandi Peschiere che culminano nella grande Fontana dell’Organo. Sono solo alcuni esempi della grande macchina idraulica ideata da Pirro Ligorio che sfrutta l’abbondanza d’acqua della zona e che comprende 51 fontane e ninfei per un totale di 398 zampilli, 364 getti, 64 cascate, 220 fra bacini e vasche. Oltre al corso principale dell’Aniene, tanti cunicoli e gallerie sotterranei attraversavano capillarmente il colle di Tivoli al fine di alimentare fonti pubbliche e private. Approfittarono di questa floridità imperatori e patrizi che scelsero i declivi tiburtini per le loro residenze. In passato, abbiamo avuto modo di parlare di Villa Adriana, ma potremo parlare anche delle Ville di Quintilio Varo, di Bruto, di Cassio, di cui oggi rimangono solo dei ruderi, peraltro difficili da individuare, concentrati soprattutto lungo la panoramica via di Pomata (così chiamata probabilmente dal nome della dea romana che ne proteggeva i frutteti). Le vestigia meglio conservate sono quelle della Villa di Orazio, sulle quali è stato costruito il Convento di S. Antonio, visibile dal parco gregoriano.

 

 

Strada consigliata

STRADA CONSIGLIATA La via più diretta da Roma per raggiungere questo circuito di ville sarebbe la Tiburtina, ma la sconsigliamo vivamente perché è trafficatissima, sempre. Una strada alternativa e divertente è quella che si snoda lungo i Monti Prenestini e che parte dall’ultimo sperone di questi ultimi, il Monte Ginestro, su cui si è sviluppata l’antica Praeneste, oggi Palestrina, in una posizione privilegiata che nell’antichità le permise di controllare diverse importanti arterie: la via Latina, la via Labicana e, soprattutto, la via Praenestina, utilizzata per collegare l’Etruria alla Campania. Anche a Palestrina, che s’erge a 450 metri nella Valle del Sacco, l’acqua ha offerto spunti a urbanisti e architetti per dar vita a originali costruzioni come il Propileo, un edificio piuttosto articolato, con vasche e fontane, una specie di ninfeo che in origine arredava l’ingresso della città. Per la città poi sono facilmente avvistabili grandi cisterne, che facevano parte dell’antico sistema di approvigionamento idrico. Ma merita una visita soprattutto il monumentale santuario della Fortuna Primigenia, uno dei più importanti luoghi di culto della romanità.

 

 

 

Invasioni barbariche

INVASIONI BARBARICHE Prendiamo quota e quando la strada comincia a movimentarsi ci troviamo già nel piccolo comune di Castel S. Pietro Romano, arroccato su un altro versante del Monte Ginestro. Non è che il primo di una serie di piccoli borghi abbarbicati sulle montagne, fondati nel Medioevo da profughi di Praeneste in cerca di luoghi più riparati dalle invasioni barbariche. Stessa origine ebbe Capranica Prenestina, pochi chilometri più a nord, all’altezza della quale devia mo per Guadagnolo, il centro più elevato del Lazio con i suoi 1.218 metri, inoltrandoci in un paesaggio levigato da passo alpino: e siamo solo a 50 chilometri da Roma. Dalla sommità del paese si gode il panorama su quel complicato groviglio orografico formato da Simbruini, Ernici, Lepini.

 

 

 

Salotti romani

SALOTTI ROMANI Scendendo da Guadagnolo per riprendere la nostra marcia in direzione di Tivoli, imbocchiamo la strada, sulla destra, che conduce al Santuario di Mentorella, il più antico d’Europa fra quelli dedicati alla Madonna, meta infatti di frequenti pellegrinaggi. Raggiunta nuovamente Capranica, pieghiamo per S. Vito Romano che, insieme a Pisoniano (il nome deriva dal tribuno della plebe, autore della “Lex Calpurnia”, che qui si fece la villa), e Ciciliano fu feudo di monsignor Gerolamo Theodoli, noto animatore dei salotti romani, oltre che aspirante architetto. A lui si devono alcuni importanti interventi di recupero nei tre paesi che furono anche suoi banchi di prova: infatti pare che apprese le regole dell’arte direttamente sul campo, senza ricorrere a maestri. Raggiunto il Passo della Fortuna, così chiamato perché passaggio obbligato verso il citato tempio di Fortuna Primigenia, pieghiamo a sinistra in direzione di Castel Madama, l’ultimo paese che attraversiamo prima di arrivare a Tivoli. Ci troviamo, già nel bel mezzo dei Monti Tiburtini, precisamente sullo spartiacque fra l’Aniene e il suo affluente fosso d’Empeglione, in località Fonte Cavallo. L’acqua comincia a diventare elemento fondamentale del paesaggio, preparandoci ai giochi di zampilli e ai rivoli che saranno protagonisti delle ville, vera meta del nostro viaggio.

 

 

 

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