Purtroppo è una delle notizie più lette e rilanciate degli ultimi giorni: Marco Scaravelli, bambino di 6 anni di Dosolo (MN), è morto in seguito ad un incidente in minimoto occorsogli al Viadana Racing Park, circuito gestito da Ivan Goi e da suo padre Piercarlo dove il piccolo Marco stava partecipando ad un corso di guida. Il fatto è avvenuto il 10 luglio, con Marco che si è schiantato contro un cancello mentre riportava la moto al gazebo dopo aver girato. Come si è poi appurato, mentre Marco spingeva la moto a motore spento, il padre l’ha riavviata per aiutare il figlio, ma l’accelerazione ha sorpreso Marco, che ha perso il controllo andando a colpire il cancello dopo una corsa di oltre 40 metri. Il piccolo era equipaggiato con tutto l’abbigliamento protettivo del caso, ma lo schianto è stato improvviso e violento: dopo il soccorso con l’eliambulanza dell’ospedale Civile di Brescia e il trasporto al Papa Giovanni di Bergamo, a Marco è stato diagnosticato un grave trauma cranico, che ha portato il piccolo alla morte dopo 6 giorni. Sulla vicenda si è letto tutto e il contrario di tutto: messaggi di solidarietà e feroci accuse al padre di Marco, Cristian, per aver messo il figlio in moto a soli 6 anni; tentativi di motociclisti di spiegare il senso della passione per le due ruote, tentativi di Cristian Scaravelli di spiegare come non ci fosse nulla di “malsano” nell’aver regalato al proprio figlio un corso di guida, senza volontà di “costruire” un campioncino ma solo quella di farlo divertire con un’attività ritenuta non certo più pericolosa di altre ed intesa non in senso agonistico. Qualcuno ha parlato genericamente di gare, di competizioni, di giochi da adulti che si ritorcerebbero contro i bambini. Tra le tante voci, si è levata quella del Codacons, che ha promosso un’azione inibitoria per le gare di minimoto per minori di 14 anni. L’argomento non poteva non toccare la FMI, che ha ritenuto di diramare un comunicato in merito. Lo pubblichiamo integralmente.