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24 July 2014

La Honda Transalp diventa scrambler

Un’officina veneta ci propone la propria ricetta per una bicilindrica “tuttoterreno” un po’ diversa dai soliti schemi, realizzata con tanti accorgimenti per l’off-road e una buona dose di fantasia. Si chiama Scransalp

La honda transalp diventa scrambler

Scrambler. Sembra che oggi non esista altro, nel panorama delle special. Le abbiamo viste in tutte le salse, anche se le realizzazioni che vanno per la maggiore sono su base Honda Dominator, BMW serie R e Triumph Bonneville. E Scrambler, appunto.

Oggi il tema è lo stesso, ma cambiamo la partenza. La proposta arriva dal Veneto, e più precisamente da Marcon, Venezia. Loris Landi, dell’officina Just Bike, ci ha mandato le fotografie (scattate dall’amico Stefano Sartor) della sua più recente realizzazione che dichiara, già nel nome - Scransalp - la propria derivazione e la vocazione: una scrambler su base Honda Transalp (qui la gallery: notevole la foto “prima e dopo”…).

 

CICLISTICA STRAVOLTA IN SENSO “OFF”

Tanto per cominciare, il telaio è stato ripulito, eliminando tutte le staffe e i supporti superflui, mentre il telaietto posteriore è stato accorciato. Per ricavare spazio, la scatola filtro e il vano della batteria sono stati ridotti al minimo.

Al fine di rendere la moto più agile e maneggevole, soprattutto in chiave off-road, la ciclistica è stata profondamente modificata. Tanto per cominciare la forcella è stata sfilata di 30 mm (ora il muso è più basso) e la corsa ridotta, grazie anche all’utilizzo di un olio più viscoso. Il forcellone è stato tagliato di circa 30 mm, per accorciare l’iterasse. Inalterate le misure degli pneumatici (Continental TKC80) che rispecchiano quelle riportate sul libretto di circolazione.

Un nuovo terminale di scarico puntato all’insù è l’unica modifica al motore che, a giudizio del preparatore, va bene così come è. La frenata è stata migliorata utilizzando un impianto Brembo (di derivazione Husqvarna) all’anteriore e kit tubi freno in treccia metallica davanti e dietro.
Cambia un po’ la posizione in sella, più fuoristradistica, con un manubrio alto, replica di quello montato sulle spagnole Ossa da Regolarità degli anni Sessanta, montato sui riser originali, spessorati. Per non interferire con il nuovo serbatoio (in vetroresina, realizzato artigianalmente) quando lo sterzo va in battuta a fondo corsa, la piastra superiore di sterzo è stata rastremata. La bella sella color nocciola, alta e dritta, è stata ricavata da quella di una Husqvarna WR125 modificata. E poi ci sono tanti dettagli realizzati a mano.

 

LOOK CURATISSIMO (E RIUSCITO)
Chiudiamo con l’estetica, piuttosto ricercata. Nessuno stile “brat”, ovvero trasandato (altra tendenza che sta avanzando nel mondo del custom), ma tanti particolari curati, a partire dalla verniciatura, bianco brillantinato, con strisce di inchiostro blu e rosso, ma anche pinstriping e bordini fatti a pennello (da Mr. Nuzz): un totale di 15 strati di vernice! Con un sottile tondino d’acciaio, un saldatore e tanta maestria sono stati costruiti alcuni elementi, come il supporto del faro anteriore (un CEV da Regolarità), le protezioni che incorniciano i radiatori (riposizionati) e il paracatena.

Il sapore vintage è garantito dalle tabelle porta numero e dal parafango anteriore in alluminio satinato (quello posteriore è in acciaio e arriva da una Moto Guzzi). Un tocco di modernità invece arriva dal faro posteriore e dagli indicatori di direzione, tutti con luci a LED; ma c’è anche la strumentazione digitale Trail Tech e le spie LED, e i fianchetti artigianali in fibra di carbonio. Il tutto in oltre 300 ore di lavoro. Mica male…

 

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