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05 March 2013

La Ducati 999 diventa bella: Giordano Loi - Mako

La Mako è la più recente opera dell’atelier di Giordano Loi. l’abbiamo vista in anteprima al Motor Bike Expo di Verona e ora vi presentiamo le foto esclusive in cui si può ammirarne la linea ispirata agli squal

La ducati 999 diventa bella: giordano loi - mako

Il Mako è uno squalo solitario e velocissimo (nuota a 70 km/h), potenzialmente pericolosissimo, ma di cui non si registrano attacchi all’uomo. Un po’ come una moto potentissima che però gira solo in pista o su strade deserte dove non può nuocere a nessuno. Allo squalo Mako si è ispirato Giordano Loi (www.giordanoloi.com) che, per ogni sua opera, prende spunto da un animale come guida per lo sviluppo dello stile e per l’evoluzione stessa delle forme. Gli squali sono gli animali che meglio incarnano il concetto di velocità ed eleganza: una razza antichissima eppure con tratti immutati nel tempo, quasi fossero formalmente perfetti sin dalla loro prima comparsa sulla Terra.

DA SCORFANO A SQUALO
La moto che ha letteralmente cambiato pelle prendendo le forme del Mako è la Ducati 999 (andate nella gallery e fate dei confronti…), che esteticamente non ha mai convinto. Su questa motocicletta Giordano ha già avuto modo di confrontarsi nel 2006, presentando come tesi di laurea in Scultura la Desmo Infinito (sfogliate la gallery per le foto). La base meccanica della Mako è quella della moto standard, ad esclusione dello scarico completo in acciaio inox e terminali omologati in fibra di carbonio, realizzato su specifiche dalla Mass; la centralina è stata rimappata per compensare la maggiore portata d’aria dei convogliatori dell’airbox, muniti di filtri più permeabili della Ducati Performance. Tutte le sovrastrutture originali, ad eccezione del parafango anteriore, sono state eliminate per modellare direttamente su telaio e meccanica le nuove carenature.

DALLA NATURA, TRA BELLEZZA E FUNZIONE
La tecnica costruttiva scultorea prevede l’applicazione di piccoli quantitativi di argilla che vanno via via a delineare i volumi generali. Con lame e mirette si definiscono le superfici, e con la tecnica dei punti si ricrea la parte speculare. La simmetria finale si perfeziona poi una volta che dai calchi in gesso a perdere si estrae il primo pezzo in vetroresina, attraverso levigatura e sovrapposizione di stucchi poliestere. A livello formale Giordano ha voluto modellare un cupolino estremamente contenuto nel volume caratterizzato, come sulla Desmo Infinito, da un oggetto laterale importante, in grado di canalizzare meglio l’aria in direzione delle prese d’aria dell’airbox. Il “muso” è tipicamente spigoloso ed appuntito, la vista laterale è caratterizzata dalle corte carene che avvolgono la stretta meccanica, coprendo parte dell’antiestetico impianto elettrico situato sul lato destro e lasciando completamente a vista il telaio a traliccio. Le carene sono il più possibile aderenti e, per massimizzare la resa aerodinamica e canalizzare meglio il flusso dell’aria, sono state modellate sotto i convogliatori dell’airbox due piccole appendici, ispirate alle pinne pettorali dello squalo. Il piccolo puntale ricalca la caratteristica forma del ventre del pesce, che va rastremandosi nella zona mediana con due appendici che incorniciano i carter motore.

SCULTURA AL PROFUMO DI BENZINA
Il serbatoio, dalla capacità di 17 litri, ospita al suo interno la pompa della benzina originale; il suo andamento curvilineo garantisce al pilota un migliore posizionamento in sella e uno spostamento del baricentro che, rispetto al serbatoio originale, risulta più avanzato. La superficie del serbatoio è estremamente cesellata e ricca di spunti scultorei che potrebbero fare “vivere” tale elemento anche in assenza di tutte le altre parti. L’andamento a “colpo di frusta” della linea inferiore del codone, viene raccordato al serbatoio con due piccole pinne, rimarcando la natura scultorea e aggressiva della motocicletta. La coda infine, con la sua diagonale, slancia la silhouette caricando maggiormente la massa visiva anteriore.

La Mako è ancora un prototipo, in futuro le carenature potranno essere replicate in serie limitata per chi desidera rendere unica la sua Ducati 999 e 749. L'autore delle foto della Mako che vedete in gallery è il fratello gemello di Giordano, Simone Loi (www.simoneloi.blogspot.com), che collabora come art-director.

www.giordanoloi.com

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