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La 1098 batte la Panigale: danno d’immagine per Ducati?

A Magny Cours in sella alla “vecchia” 1098R del team Mesaroli, la wild card Lorenzo Lanzi ha chiuso Gara 2 al 9° posto con 10 secondi di vantaggio sulla prima delle Panigale. Non lasciamoci suggestionare dal risultato, comunque sorprendente

La 1098 batte la panigale: danno d’immagine per ducati?

Domenica, a fine gara, la prima cosa che mi sono chiesto è se davvero la Panigale ha fatto una figuraccia (l’ennesima, purtroppo) di questo suo triste 2013. Mi sono risposto di sì. Ma a freddo, oggi, dopo aver studiato le “carte” e aver fatto un salto indietro nel tempo, la mia opinione, sia pure in parte, è cambiata.

Intanto è bene mettere a fuoco chi fosse il “rivale in casa” della Panigale a Magny Cours.

 

LANZI E LA 1098: GALLINE VECCHIE FANNO BUON BRODO

Lorenzo Lanzi è un pilota che nelle ultime due stagioni di Mondiale SBK ha disputato solo quattro gare e la 1098R è una moto che non viene sviluppata da oltre un anno e che è “ferma ai box” da maggio, quando Aitchison ci ha corso il round di Monza con il supporto del team Effenbert.

Iniziamo col dire, quindi, che Lanzi è un po’ “arrugginito”, e questo, in linea teorica, depone a favore della 1098R. Ma occorre anche ricordare che Lorenzo è un pilota di indubbio talento (l’anno scorso ha fatto una sola gara in Supersport e l’ha vinta a mani basse!) e che sia Pirro sia Badovini hanno corso in condizioni fisiche non certo ottimali. Aggiungiamo che Pirro non conosce bene la Panigale e che nonostante questo, finché è rimasto in piedi, sia in gara 1 sia in gara 2 è stato saldamente davanti a Lanzi. Che ha chiuso Gara 1 distaccata di 18 secondi da Michele Pirro e di 13 da Ayrton Badovini.

 

LA PANIGALE “SUBISCE” LA 1098 NELLE RIPARTENZE?

Al netto dell’efficienza aerodinamica - che oltre i 200 km/h diventa più importante dei CV - la Panigale non ha mostrato limiti di motore rispetto alla sua progenitrice. Anzi ha fatto meglio: a Magny Cours la 1098R ha accarezzato solo una volta i 280 km/h, mentre le tre Panigale in pista, estrapolando le medie velocistiche dei piloti, si sono attestate intorno ai 283-284 km/h. È possibile tuttavia che la 1098 mantenga un discreto vantaggio sulla 1199 in accelerazione grazie a una curva di coppia più robusta. Per esempio si nota che Lorenzo Lanzi in Gara 2 ha staccato intertempi migliori sia di Badovini sia di Pirro (quest’ultimo, però, caduto presto) in tutti i settori della pista ad eccezione del primo. Che guarda caso è l’unico privo di tornantini secchi o ripartenze in salita. Ricordiamo a chi non conoscesse Magny Cours che la primissima parte di pista si affronta lasciando correre la moto e che le tre curve da affrontare si percorrono in terza (le prime due) e in quinta marcia. Ovviamente cambia qualcosa in base al tipo di moto e alla rapportatura scelta dal pilota, ma di fatto questo segmento di pista non presenta decelerazioni e accelerazioni violente.

 

QUASI STESSI TEMPI E (FORSE) DIVERSO CONSUMO DI GOMME

Se si confrontano i migliori tempi di Michele Pirro (il più veloce dei “panigalisti”) coi migliori crono di Lorenzo Lanzi, emerge un dato interessante: durante tutto il week end Michele ha staccato il proprio best lap in prova (1’39”821) mentre Lorenzo lo ha ottenuto in gara (1’40”093). E i cronologici di gara 1 e gara 2 dei tre piloti in sella alla Panigale denunciano una maggiore tendenza ad abbassare il ritmo gara da parte della 1199. In questo senso, quanto incide il calo fisico dei piloti? Quanto invece l’erogazione del motore? Oppure è la ciclistica a produrre stress differenti sugli pneumatici? Difficile dirlo con esattezza. L’unica certezza che abbiamo - e che ci viene confermata anche dal prodotto di serie - è che un progetto coraggioso e innovativo come quello della Panigale (motore portante e telaio monoscocca) necessita di un lungo periodo di messa a punto anche se ha già messo in luce sprazzi di potenzialità straordinarie.

 

VE LO RICORDATE COSA FECE CHILI CON LA DUCATI DIECI ANNI FA?

Lanzi come Chili, la 1098 come la 998: storie di guastafeste. Ripercorriamo brevemente la storia recente della SBK. Nel 2003 esce la Ducati 999 e la versione factory viene affidata a Neil Hodgson e Ruben Xaus. A Chris Walker e James Toseland vanno le 998 ufficiali dell’anno precedente, mentre Pierfrancesco Chili guida una 998RS gestita dal team PSG-1. L’italiano, nell’arco della stagione, riesce anche a conquistare una vittoria beffando il quartetto di “ufficiali”. Ma l’anno seguente, quando passa alla 999, Pierfrancesco dà il meglio di sé.

Non riesce a guidarla come vorrebbe. Anzi, forse la detesta, e non ne fa troppo mistero. Sta di fatto che dopo la prima gara a Valencia opta per una scelta folle: a Philip Island, tra gara 1 e gara 2, abbandona la 999 per la 998. Il risultato è che lo scialbo nono posto di gara 1 diventa un inaspettato podio in gara 2. Quell’anno seguiranno 1 vittoria e 8 podi. Come a dire che Ducati ha sempre fatto moto vincenti che però necessitano di un periodo di rodaggio lungo e… doloroso. 

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