Statistiche web

KTM Freeride, due tempi o quattro tempi?

Bel dilemma. Rappresentano due diversi modi di intendere il motoalpinismo, anche se la confezione sembra la stessa. Anticipiamo la comparativa che uscirà su Motociclismo FUORIstrada col solito dietro le quinte, non troppo serio, di Mario Ciaccia

Ktm freeride, due tempi o quattro tempi?

Il fuoristrada in moto mi crea confusione da quando sono piccolo. Negli anni 70 tenevamo la roulotte a Clusone e a Bratto, nel cuore delle Valli Bergamasche ed era normale passeggiare nei boschi col terrore delle moto: c’era gente che andava sparata, facendo un fracasso bestiale, insultandoci perché non ci levavamo di mezzo. Per cui, mi feci l’idea che l’enduro fosse una roba da Cattivi e trovavo giusto che vietassero i sentieri. Poi, più su, in alta quota, arrivavano i motoalpinisti e questi erano completamente diversi: andavano piano, non facevano rumore e salutavano festosi. Ai rifugi, i gestori non li cacciavano via. I motoalpinisti erano i Buoni. Ma poi ho capito che non era una questione di moto, ma di persone che le guidavano: anche con le enduro era possibile girare senza terrorizzare la gente... se non eri un pirla. Ed è lì che ho cominciato a non capirci più nulla. Perché vietare le sterrate di servizio delle piste da sci? Non mi direte che le moto procurano più danni ambientali di quelli apportati dalle funivie e relativi tagli boschivi, eh! Perché un trattore può fare rumore e scavare solchi enormi nelle strade fangose e una moto viene vista come il diavolo, se passa per la stessa strada? Perché la gente si indigna se vede le moto sulle sterrate e poi non dice nulla se le stesse vengono asfaltate, anzi, si precipita a farla con l’auto tutta contenta? Perché in nome del Giro d’Italia si asfaltano le sterrate e nessuno dice nulla?

 

DIVENTO FUORISTRADISTA ANCHE IO

In seguito, a 17 anni, mi comprai la moto da strada ma mi apparve subito chiaro che le sterrate erano molto più intriganti delle asfaltate. Anzi, direi che fu a 15 anni che decisi che la mia moto per eccellenza sarebbe stata un’enduro da viaggio, come la Honda XL500S. Mi attiravano i viaggi lunghissimi, quelli dove per giorni si viaggia solo in sterrato, si passano catene montuose altissime e si incontra un villaggio ogni tanto. Pamir, Ladakh, Karakoram Highway, Atlante Marocchino, per non parlare delle strade andine della Bolivia e del Cile... È facile capire che, se sogni viaggi di questo tipo e vivi in Olanda, non hai molte possibilità di esercitarti. Invece, se sei italiano, non sei nato all’inferno. Ci sono le Alpi, con le loro sterrate militari, sparpagliate ovunque, al pari delle strade di servizio delle piste da sci. Alcune sono aperte al traffico, altre sono vietate. Ci si va con qualsiasi tipo di enduro che vada dalla racing da 105 kg alla 1.200 da 150 CV.

E poi ci sono i sentieri dei motoalpinisti. Che non vengono neanche vietati, perché non si pensa che la gente possa farsi venire in mente di andare in moto su robe larghe 30 cm, ripide, col burrone di fianco e i gradini. Ma i motoalpinisti ci vanno lo stesso. Vanno in settimana, in autunno o primavera, quando in giro c’è poca gente. Se incontrano qualcuno a piedi, si fermano, salutano, levano il casco, provano a chiacchierare come farebbero se stessero salendo a piedi. Nella maggior parte dei casi, non vengono mandati al diavolo. Spesso, chi va a piedi è anche un motociclista ed è incuriosito.

 

TRIALISTI CON LE ENDURO

Il motoalpinismo mi ha sempre affascinato, ma non ho mai avuto il coraggio di infilare uno di questi sentieri da capre finché, nel 2010, il collega-amico Nicolò Codognola non mi ha parlato di un ultrasessantenne che gira da decenni le Alpi con una KTM 200 da enduro agonistico. Mi ha parlato di passi alpini che credevo impossibili da fare in moto. Lui ha una piccola cricca di amici con cui fa dei giri per me pazzeschi, sentieri a 2.000 m con panorami da vertigine. Una parte di me diceva “Dio mio, prima di morire vorrei fare un giro simile” e l’altra diceva “Se vai con questo tizio, morire è la parola giusta”. Il tipo l’ho soprannominato Alpigigi ed è di Bergamo. Lui gira con Cucuma, un milanese che ha montato un faretto ricavato da una caffettiera montata sul manubrio della sua KTM 200 e con La Belva, un suo nipote che un tempo correva agli Assoluti d’Italia e oggi fa sentierini da trial con una Husaberg 570. Di questi tre, mi ha sempre stupito il fatto che usassero enduro racing e non trial o motoalp. Loro rispondono che il livello tecnico dei sentieri che fanno non richiede l’uso delle trial. Alpigigi guida in un modo che mi affascina da morire: in piedi sulle pedane, avanza piano piano, sottocoppia, con il suo KTM che borbotta ai bassi regimi, ma non si ferma mai. Affronta gli scalini con un colpetto di gas e la sicurezza di chi non soffre di vertigini ed ha la tecnica giusta.

 

NON SONO ADATTO

Alla fine non ho resistito. Ho accettato l’invito di Alpigigi. Sono andato con il mio Suzuki DR-Z400, che per fare quelle cose è enorme. In particolare, ha la prima troppo lunga (io uso i rapporti lunghi, dato che con quella moto faccio anche l’autostrada) e frena poco davanti, per qualche problema suo, cosa deleteria visto che m’è toccato fare discese lunghe e ripidissime. Ma non è solo la moto ad essere un problema. Io non sono capace di guidare in piedi, non ho tecnica trialistica, soffro di dolori alle ginocchia e di una tendinite cronica alla mano destra. E, soprattutto, soffro di vertigini. Non c’entro nulla col mondo di Alpigigi, a girare con lui muoio di paura, mi pianto su ogni gradino (vanno affrontati con decisione, ma se ti pianti rischi di scartare verso il burrone e ti saluto Carmelina), mi sfascio fisicamente per via di questi problemi alle ginocchia e alla mano. Eppure, s’è creato un sistema perverso, per cui ogni autunno Alpigigi si fa vivo, propone il suo giro al massacro e io dico di sì. In quattro anni gli ho già detto di sì sei volte, perché ci sono scappati pure due giri in primavera. Io muoio di paura ma dico di sì, lui sa che sono una palla al piede ma ci tiene che io venga. Siamo due idioti! “Io ho capito una cosa – dice – tu piangi sempre e dici che hai paura, poi torni a casa e sei tutto contento. A te piace, fare queste cose”. “Sì – rispondo io – mi piace da morire, ma non sono all’altezza: vertigini, malanni fisici e tecnica di guida pietosa mi tagliano fuori. Sono come un bambino di quinta elementare che vuole fare l’università!”. Nel frattempo, anche Marco Marini, che dirige la rivista Motociclismo FUORIstrada, è entrato nel tunnel dell'Alpigiging: ma lui guida bene e non soffre di vertigini, per cui si diverte e basta, non frigna, Lui.

 

QUAL È LA MOTO GIUSTA?

Alpigigi è un talebano pazzesco: secondo lui, la moto serve solo per andare sui sentieri da capre. Tutti quelli che la usano per andare al lavoro, per fare i passi su asfalto, per andarci a Capo Nord o in Mongolia, per girare in pista col ginocchio a terra, per fare le sterrate militari, per andarci in vacanza in Grecia sono dei pirla. La Suzuki DR-Z è un inutile cancro che affligge la società e non capisce perché io non la venda per prendermi una moto più piccola e leggera. La risposta è ovvia: perché con la DR faccio un tipo di giri che a lui farebbero vomitare, ma che a me esaltano. Però, se avessi i soldi, una moto da Alpigiging me la prenderei. Marini lo ha fatto: s’è comprato una Scorpa da trial motorizzata Yamaha YZ250F e l’ha dotata di una sella-serbatoio. Codognola ha preso una Fantic 305 da trial con sella e serbatoio maggiorati. Ma quelle moto si possono guidare solo in piedi ed io non sono capace, sia per ignoranza mia, sia per i problemi alle ginocchia.

Potete quindi capire come sia interessato a tutto quel genere di moto che fanno la spola tra motoalpinismo ed enduro, ovvero: Beta Alp 200, Gas Gas Pampera 250, Scorpa T-Ride 250 4T, Scorpa T-Ride 290 2T, HM Locusta 200, Ossa 280 Explorer, Sherco X-Ride 290, KTM Freeride 350 4T e 250 2T, Berghem. Tutte piccole, basse, leggere.

Sono tanti gli enduristi che hanno capito che le racing sono adatte solo per correre e che una moto più bassa e trattabile li farebbe andare in posti più difficili facendo meno fatica. Ma è ancora difficile mettere a fuoco queste moto. La Beta Alp l’ho usata solo su sterrati facili, non so come se la caverebbe in un Alpigigi Tour, ma è abbordabile economicamente e inoltre si può usare su asfalto senza farsi schiavizzare dal carrello. Le due tempi mi lasciano perplesso: puzzano! Non ha senso andare in montagna cercando di fare i rispettosi, se poi lasciamo dietro di noi questo odore.

Nel 2012 ho avuto la fortuna di partecipare alla comparativa delle “coccinelle” (come amo chiamare queste moto di transizione): Ossa, Scorpa, Freeride 350, Berghem sia 2T sia 4T. Ed è apparso chiaro che si basano, ciascuna, su una ricetta personale. La Berghem è la più simile a una enduro canonica, solo che è minuscola e sembra davvero poter andare ovunque, mentre la Ossa è un motoalpinismo in tutto e per tutto. Da seduto non la guidi, si alza sempre davanti, se sei un trialista è perfetta.

Dopo quella comparativa, è stata dura tornare a girare con Alpigigi e la mia solita DR-Z.

 

FREERIDE, LA PIÙ CHIACCHIERATA

Ma le discussioni degli appassionati vertono soprattutto sulla Freeride, perché KTM, nel bene e nel male, è la più brava ad incentrare l’attenzione su di sé. KTM è un brand e fa tendenza. Se KTM ha fatto la Freeride, vuol dire che ha capito che nel mercato c’era spazio per questo tipo di moto. In realtà ci sono cose che capisce solo lei, per esempio abbiamo l’impressione che ci sarebbe più gente interessata a una 690 Adventure piuttosto che a una 690 Base o a una Freeride, ma sapranno quello che fanno. Inoltre la Freeride è costata poco, dato che sfrutta “lavori” già fatti: è bastato mettere il motore della cross dentro la ciclistica dell’elettrica, per realizzare la quale, tra l'altro, ha ricevuto incentivi statali. Certo, la testata bialbero non è perfetta per un motore che deve girare per lo più ai bassi regimi, ma non è una regola rigida: infatti, questa moto ha un motore da cross, ma è dolcissima.

In KTM si lamentano che molti non hanno capito la loro moto. Dicono che togliere le gomme da trial e mettere quelle da enduro è un errore, perché non va usata come una moto da enduro. Però a noi sembra che questa moto accontenti tre diversi tipi di utenze: i motoalpinisti (anche quelli che fanno le mulatrial), i principianti e gli enduristi estremi.

 

IL SOGNO: UNA FREERIDE A DUE TEMPI

Appena la Freeride è uscita, diversa gente s’è lamentata che aveva il 4T della 350 cross e non il 2T della 300 enduro. Ho sentito dire, da più parti, “Avesse il due tempi la comprerei”. Adesso la cosa è successa per davvero, anche se col 250 e non col 300. E sono in tanti ad avere detto “Aaaah, adesso ci siamo”, tanto che ci sono possessori di 350 4T decisi a rimpiazzarla con la 250 2T.

Così, Marco Marini ha parlato. “Faremo una due giorni di passi alpini con Alpigigi, per capire bene le differenze tra 2T e 4T. Le faremo provare a Canobbio e Barbiero. E tu, Mario, verrai a fare le foto con una Kawasaki KLX450”. M’è venuta la depressione. Due giorni con Alpigigi? Da morire! Ci sarei arrivato già stanco, dato che il giorno prima c'era la sassosissima cavalcata Memorial Ucci sul Lago Maggiore. Io avrei avuto una moto alta, potente e pesante per fare i sentieri da capre dove i due tester fuoriclasse avrebbero avuto delle Freeride. In realtà, la Kawasaki se la cava bene, perché va forte come le altre 450, ma è anche trattabile, sembra una stradale giapponese. Usarla è stato utile, perché Canna e Barbie potevano girare con noi solamente per un giorno e così, il secondo, io e Codognola abbiamo potuto usare entrambe le Freeride, tanto la 2T quanto la 4T (qui la gallery). Siamo stati in giro dalle 9 del mattino alle 23, quattordici ore durante le quali abbiamo superato sei passi sopra i 2.000 m, imparando a conoscere a fondo entrambe. Avere usato il giorno prima la Kawasaki, quindi, è stato molto istruttivo, perché mi ha permesso di capire bene cosa cambia nel passare da una enduro canonica a queste strane motine. Il verdetto è stato devastante: che sia 2T o 4T, per me poco cambia. Entrambe, rispetto a una enduro “normale”, sono decisamente meno faticose sia a livello fisico, sia a livello psicologico. Provavo meno paura, a gradinare sull’orlo dei burroni e questa cosa mi faceva respirare senza affanno. Lo giuro, siccome soffro di vertigini, a guidare sull’orlo dei burroni mi viene l’affanno e respiro come se stessi correndo la maratona, cosa che non mi aiuta ad arrivare a sera fresco come una rosa. Tant’è che mi sto ponendo la domanda: ma perché devo considerare normali le 450 racing? Moto altissime da terra, con potenze che sfrutto per un decimo? Non è molto più normale una moto come la Free? Ma poi subentra un’altra domanda: perché le Freeride hanno quella sella così dolorosa? Non è solo stretta e dura, è pure a punta. Se guidi sempre seduto, vai oltre il classico problema di una sella piatta e dura che ti indolenzisce le chiappe. Non so se ci arrivate... Qua vengono dolorosamente interessate altre parti, capite?

 

250 O 350?

Da questo test ho capito che io non appartengo alla categoria di coloro che snobbavano la 350 4T dicendo “Ah, se avesse il 2T”. Il test ha detto chiaro che se sei un trialista con le palle, come Sergio Canobbio, che di mestiere scala i muri con le trial, la 2T fa per te. Ha quella cattiveria che serve per attaccare i massi alti due metri, come una vera trial. Ma è indicativo il fatto che uno come Angelo Barbiero, che nell’enduro è un manico raccapricciante, preferisca la 4T. Perché è più facile. Dolce, elastica, riprende da qualsiasi regime. Con la 2T, non sempre puoi aprire il gas quanto vuoi. A seconda di quale situazione tu stia affrontando, rischi di invasarla, o di metterti la moto in testa. Ma non è cattiva e ignorante come le 250 da enduro, intendiamoci. Uno come me, che non ha dimestichezza col due tempi, ha trovato facile anche questa moto. All’inizio mi insultavano, perché al di sotto di un certo numero di giri sfrizionavo, come avrei fatto con una enduro 250 2T. “Che cavolo fai? Vuoi cuocere la frizione?”. Allora ho capito che anche con la moto a miscela (che strano, ha l’avviamento elettrico ma non il miscelatore) è possibile aprire poco il gas, non toccare la frizione e salire su pendenze per me inusuali, col motore che spinge senza problemi, elastico e potente quanto basta. Devi solo starci attento, mentre con la 4T fai quello che vuoi, col gas. Insomma, il 250 è un bel due tempi, che oltretutto è musicale divertente da usare, al contrario del quattro, silenzioso e poco gustoso. Ma torniamo al punto di prima: una Freeride rumorosa e puzzolente non ha senso, se la prendi per fare fuoristrada senza irritare il prossimo. La 250 è troppo fracassona! Allora il verdetto finale, solo per questo fatto, aggiunto alla maggiore luce da terra della 2T e alla sua maggiore cattiveria, è questo: fai motoalpinismo, quindi hai anche una certa etica? 350 4T. Fai le estreme tipo Hell’s Gate o Last Man Standing? 250 2T.

Ancora una cosa: in discesa, la 4T ha un freno motore potentissimo, che aiuta non poco i freni. Se soffrite di tendinite come me, questo è un aiuto enorme.

 

ELETTRICO

In realtà, però, ho scoperto una terza via alternativa alle due Freeride: per la prima volta in vita mia ho usato una moto elettrica. Ho girato con una Quantya. Conoscevo i pregi di questa moto, prettamente etici (non fa rumore, non puzza, non inquina) e i limiti (la batteria non dura quanto un pieno di benzina), ma non sapevo che avesse anche dei pregi pratici. A differenza dei motori endotermici a marce, cioè coloro che ho portato in fuoristrada finora, con l’elettrico è possibile gestire micrometricamente la spinta sulla ruota posteriore fin dai primissimi millimetri di apertura della manopola “del gas”. La ruoti di un infinitesimo di grado e la ruota inizia a girare pianissimo: è un pregio enorme se stai ripartendo da fermo, su una salita ripida e bagnata. Non è una caratteristica insita in tutte le moto elettriche, ma ci puoi arrivare a seconda di come tari la risposta dell’acceleratore. Quindi: è leggera, silenziosa, non inquina, ha entrambi i comandi dei freni al manubrio (in certe discese metto giù il piede destro e non posso usare il freno posteriore), ha una trazione bestiale: la moto ideale per gli Alpigigi Tour è l’elettrica! Basta convincere Codognola, che è una persona molto gentile, ad andare sul sentiero una settimana prima e seminare batterie come Pollicino, ed è fatta...

© RIPRODUZIONE RISERVATA