Con la Kawa fioccano i primi “cinquantatre” e iniziamo a divertirci sul serio. Per cominciare, possiamo usare le marce corte senza paura che la ruota posteriore… ci superi in frenata. Col freno motore sull’impostazione più scorrevole e il contribuito dell’ottima frizione antisaltellamento riusciamo a entrare in prima nelle due varianti lente e in seconda alle due di Lesmo e all’Ascari, mantenendo un buon feeling. La Ninja continua a intraversarsi un po’, ma senza “scappare”. E poi finalmente usciamo dalle curve come si deve: con la forza di 200 CV che disegnano lunghe linee nere sull’asfalto. Di certo serve un po’ più “pelo” rispetto a Yamaha: con la R1 esci forte (anche) con un rapporto in più, quindi con un motore più gestibile, con la Kawa prendi in mano il gas a moto sdraiata con la prima inserita e il contagiri già nella parte alta; è vero che c’è una connessione naturale tra la rotazione del polso e la risposta del motore, ma lo è altrettanto che in queste situazioni c’è dinamite pronta a esplodere in pochi millimetri di corsa. Ma non c’è alternativa, se si vuole tenere il passo della R1. In rettilineo invece la Ninja non teme confronti. Gli ultimi due-tremila giri prima del limitatore sprigionano una cattiveria unica, provata fin’ora solo con motori da corsa. È persino difficile capire se le marce lunghe siano… corte, perché quarta, quinta e sesta vengono letteralmente sbranate, col supporto di un comodo quickshifter. Ma le velocità rilevate col GPS dicono che i rapporti sono giusti, è il motore a essere un mostro. 298 km/h veri senza scia, 305 (e ripetiamo: trecentocinque) sfruttando il traino di una S 1000 RR elaborata - che si è vista superare in rettilineo da una moto perfettamente originale... chissà la faccia del pilota!
Piccola divagazione. Alla fine della giornata (siamo ospiti in una giornata di prove libere organizzata dal “nostro” Guglielmo Tarizzo,
gullyracing.it), le nostre due moto risulteranno essere state le più veloci in pista, davanti persino a supersportive pesantemente elaborate (e pagate…) guidate da bravi piloti. Questo dovrebbe far riflettere i tanti esperti da bar che con voce petulante e polso floscio si interrogano sul senso delle “supersportive moderne”, come le chiamano. A cosa servono? A girare incredibilmente forte e a darti emozioni uniche senza bisogno di modificare una sola vite, per esempio. Soprattutto, sarebbe bello se servisse a persuadere tanti appassionati dell’inutilità di spendere cifre senza senso per parti speciali di cui queste moto non hanno il minimo bisogno. Tutto quello che serve loro è benzina nel serbatoio e gomme buone. Il resto risparmiatelo, o utilizzatelo per divertirvi andando a girare.