Nell’autunno 1986, la KLR600ES uscì di scena e viene rimpiazzata dalla KLR650, che lasciò basiti soprattutto gli italiani, popolo notoriamente sensibile al bello, per via della sua estetica. Se già la sua meccanica sofisticata lasciava perplessi, figuratevi cosa si poteva pensare del suo orrido cupolone anteriore simile a una scatola, o dell’enorme parafango posteriore, sospeso sopra la ruota come solo la Cupola di San Pietro avrebbe potuto fare. A suo modo, con quel cupolone e con il serbatoio maggiorato a 24 litri, voleva mostrarsi più dakariana della progenitrice, ma era veramente troppo rozza per poter piacere in Italia (Batti Grassotti però ci correrà la Dakar 1988, uscendo di scena dopo avere finito la benzina). Così, caso forse più unico che raro, nel 1989 Kawasaki ingaggiò proprio un disegnatore italiano, Roberto Maccioni, per migliorare il look della KLR650. Roberto rimpiazzò il cupolino/scatolone con una carena fissa al serbatoio, a dire il vero anche lei mica tanto filante. Ma la 650 era un ideale strumento da viaggio in fuoristrada. Il motore era stato maggiorato nell’alesaggio e nella corsa (100 x 83 mm) ed era arrivato a 651 cc, per appena 2 CV effettivi in più alla ruota, ma con un bell’incremento della coppia massima. Da usare offriva prestazioni oneste e un bel tiro ai medi regimi mentre, ai bassi, scalciava un po’. Il carburatore non variava. La sella era comoda, la ciclistica restava da fuoristrada (le sospensioni avevano 230 mm di corsa alla ruota all’avantreno e al retrotreno; sulla Tengai, il posteriore ne aveva 200), i freni erano decisamente migliori (un disco da 250 mm davanti e uno da 200 dietro) e il peso effettivo era praticamente invariato: 160 kg, nonostante le sovrastrutture più grosse e l’abbandono del raffinato telaietto posteriore in tubi quadri di alluminio. Base o Tengai che fosse, da noi non ha avuto un grande successo, sempre a causa dello scarso appeal dakariano. Ma, negli USA, è considerata ancora oggi una moto di culto, la migliore per affrontare viaggi su lunghissime distanze con asfalto e fuoristrada anche difficile. Questo è successo anche perché, da loro, di moto come la Yamaha Ténéré o l’Honda Africa Twin ne venivano importate pochissime. La KLR650 è così amata in certi Paesi meno fighetti dei nostri, che non hanno mai smesso di produrla e importarla. Oggi ha un’estetica ancora più strana rispetto al passato, per via dell’enorme cupolino anteriore che la fa somigliare ad Alien. È ancora a carburatore (sempre lui: il Keihin CVK40!), quindi impossibile da omologare Euro 4. La versione attuale ha 23 litri di serbatoio, sospensioni da 200 mm (forcella) e 185 mm (ruota posteriore) di corsa, ruote da 21” e 17” e freni a disco da 254 mm (ant) e 212 mm (post). Negli USA costa meno di 7.000 dollari.