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"Avventura? L'unica cosa sensata è fuggire da telefoni e e-mail”

Intervista ad un mito dei motoviaggiatori. Ted Simon ci racconta come è cambiato il proprio approccio ai viaggi e come sarebbe oggi un… viaggio di Jupiter; ci parla della differenza tra avventuriero ed esploratore; ci invita ad andare a vedere il mondo con i nostri occhi

Incontrando Jupiter

Ted Simon per chi ama o sogna di viaggiare in moto è un mito, un riferimento assoluto, l’esempio definitivo di cosa può fare un uomo accompagnato solo da una moto e dalla voglia di partire. Per chi non lo conoscesse, invece, riassumiamo: Ted Simon è un giornalista britannico, oggi 85enne, divenuto famoso per il suo giro del Mondo  con una Triumph Tiger 100, esperienza fatta da assoluto principiante della moto, sponsorizzata dal Sunday Times, durata 4 anni (1973-77) e magistralmente raccontata nel fondamentale libro “I viaggi di Jupiter”. Poi Ted ha rifatto lo stesso giro nel 2001. Di chilometri Ted, nel viaggio che lui definisce “original”, ne ha percorsi 102.00 attraversando 45 Paesi. Quando ci ha riprovato di anni ne aveva 70 e una moto più comoda, una BMW R 80 G/S. Ha percorso 125.000 km, attraverso 47 Paesi, raccontando il tutto nel libro “Sognando Jupiter” e nel film di Manfred Waffender, che lo ha seguito nell’impresa (di seguito una clip, per il film completo andate su www.waffender.de).

Jupiter’s Travels

Ted Simon oggi

Insomma, si è capito che stiamo parlando di un’istituzione per i motoviaggiatori? Ora ovviamente non viaggia più, ma ha lasciato in eredità, oltre alle sue opere, la Ted Simon Foudation, realtà che sostiene i sogni di chi vuole fare un viaggio in moto e raccontarlo, condividerlo (cliccate qui per maggiori info, il sito ufficiale è invece qui). Con Ted abbiamo parlato un paio di anni fa, ma recentemente lo abbiamo incontrato di nuovo: su Motociclismo di agosto trovate l’intervista completa realizzata da Totò Le Motò, ma ecco un significativo estratto.

“Il mio scopo non era andare incontro al rischio, semmai di starne lontano”

Sono state scritte molte cose su di te, sei quasi un essere mitologico per noi motociclisti. Oggi hai una grande responsabilità e il tuo nome è un’icona, ma quando sei partito nessuno ti conosceva e non sapevi neanche guidare una moto. Hai qualche rimpianto per il viaggiatore solitario che nessuno conosceva?
Non posso dire che mi manca, anche se provo una specie di nostalgia. Non ci potrà mai più essere un viaggio come quello, né per me né per nessun altro al giorno d’oggi, e perciò ne ho fatto tesoro. La cosa importante da sapere è come raccontare alla gente che cosa fare per avere un’esperienza simile: tutti hanno una sola possibilità di fare quel genere di cose e spero che scrivere il mio libro abbia spiegato e fatto capire alla gente cosa voglia dire. Poi, però, è affare loro trovare un modo per viverla. Il problema è che non posso dire come fare perché oggi è tutto completamente cambiato. Forse quel viaggio in moto non è più possibile, magari lo è uno totalmente diverso. Molta gente mi chiede cosa farei, dove andrei se dovessi partire oggi. È ormai veramente difficile pensare a un viaggio intorno al Mondo: ci sono milioni di persone in giro per il pianeta in ogni momento, e la cosa ha perso di significato. Forse me ne andrei in qualche area molto remota, che so, in Bolivia, Amazzonia o in Africa Centrale: viaggiare sulle lunghe distanze non ha più senso ormai. La sola cosa sensata è scappare da telefoni, e-mail ed elettronica in un posto dove la vita sia essenziale.
 
Si può ancora parlare di avventura?
Non lo so, mi infastidisce questa parola. Io ero un esploratore, non un avventuriero. Il mio scopo non era andare incontro al rischio, semmai di starne lontano. Ma ho dovuto accettare dei rischi per provare a vedere il Mondo coi miei occhi. Oggi è veramente difficile, ci sono troppe foto in giro. Per vivere qualcosa che non hai giá visto nelle foto devi fermarti ed essere parte di un’esperienza. Credo che se dovessi farlo oggi probabilmente viaggerei su bus e treni per stare in mezzo alla gente. Quando sono partito la seconda volta la moto non è stata affatto utile: tutti erano in viaggio con una motocicletta. 

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