Qualità audio: per valutare la qualità dell'audio degli interfoni integrati ci siamo affidati ai laboratori della Newton, che dispone di una galleria del vento a ciclo chiuso. Qui è stata utilizzata una testa bineurale in taglia 60 secondo la norma EN960, dove sono installati due microfoni in corrispondenza del meato uditivo. Sono stati quindi fatti “ascoltare” alla testa 17 fonemi semplici, scelti in una tabella che prevede per ogni riga tre opzioni di fonemi similari e facilmente confondibili tra loro. Abbiamo poi personalizzato il test mettendo in galleria una coppia di caschi (sempre gli stessi) con installati gli interfoni (2 per ogni marchio): una persona fisica pronuncia la serie di fonemi, prima in condizioni statiche, poi con un vento alla velocità di 110 km/h.
Prova d'ascolto: alla fine della prova in galleria abbiamo ottenuto un file audio che abbiamo fatto ascoltare ad una giuria campione. Quest'ultima ha dovuto indovinare i fonemi pronunciati tra quelli a scelta e dare un giudizio complessivo all'ascolto di ogni file.
Autonomia: per verificare l'autonomia degli interfoni li abbiamo messi in comunicazione tra loro, carichi al massimo. Ciascuno “parlava” agli altri dispositivi, sparsi per la stanza, ascoltando la voce e la musica proveniente da una radio sempre accesa.
Misurazioni: abbiamo pesato l'intero sistema che viene installato sul casco: centralina, staffa di base (adesiva), altoparlanti e microfono ad asta.
Distanza di ricezione: abbiamo scelto una strada isolata senza traffico, abitazioni e linee elettriche, per ridurre le variabili al minimo, ma con ostacoli fissi come alberi o leggere curve sul percorso. Non devono stupire i dati lontani da quelli dichiarati: non esiste una normativa in questo senso, ogni produttore può fare i test come vuole, anche in mezzo al deserto senza installare le centraline su un casco indossato da una persona fisica. Il primo motociclista resta fermo, gli altri tre si allontanano fino a quando la comunicazione inizia ad essere disturbata, ma ancora buona. A quel punto si ferma il secondo motociclista, a fare da ponte, e proseguono gli altri due, fino a ripetere la procedura. Quando la comunicazione inizia ad essere disturbata, si ferma il terzo e prosegue il quarto da solo. Ogni volta che si “perde” una pedina, viene segnato un punto con il GPS, che alla fine ci darà la distanza.