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Hard Day, che senso ha?

Per l’appuntamento con la posta dei lettori, questa volta abbiamo scelto una mail che ci accusa di fare gossip. Il tutto a commento dell'Hard Day, il viaggio che ha visto il nostro direttore, Federico Aliverti, percorrere oltre 1.800 km in 19 ore in sella alla Harley-Davidson Road Glide Ultra. Per il lettore è stata una cosa inutile, invece noi abbiamo scoperto che...

Perché fare 1.800 km in 19 ore?

Un lettore ci ha scritto esprimendo perplessità sull'utilità dell'HardDay, la maratona di 1.800 km (la cilindrata dell’Harley-Davidson Road Glide Ultra protagonista del tour) tra i concessionari della Casa Usa. L'ha trovata una cosa banale. Ma per noi è stata una prova pesante ma davvero interessantissima. Ecco la lettera e la risposta di Federico Aliverti.
 

“Siete diventati una banale rivista di gossip?”

Caro direttore, chi vi scrive è un vostro fedele lettore dal lontano 1974. L’ultimo numero di aprile mi ha lasciato sinceramente stupito, da tempo non leggevo una “perla” come l’HardDay – 1.800 km in 19 ore. Con tutto il rispetto che nutro per Federico Aliverti (pilota e collaudatore eccelso), mi domando se ha senso percorrere 1800 km in 19 ore con una cassa di Red Bull per tenersi svegli. Cosa ha di particolare un tour di questo genere? Già non avevo capito il senso di una Milano-Palermo 1.400 km non stop “indimenticabile per il mio fondoschiena” e con dormita di 24 ore sulla nave del ritorno. La prossima volta cosa ci proporrà? Milano-Reggio Calabria andata-ritorno nonstop in 24 ore? Se aspirava al titolo di “Mister natiche d’acciaio” lo ha già vinto. Scusate lo sfogo, ma vi chiederei di ritornare a essere quella rivista punta di diamante che è sempre stata portabandiera della nostra passione, e di non cadere, come accade sempre più frequentemente in questi ultimi anni, in queste banalità da riviste di gossip.
Primo Rui - Budoia (PN)

No, abbiamo scoperto una viaggiatrice quasi perfetta

Caro Primo, l’HardDay oggi, come la Milano-Palermo ieri, è stata una prova tutt’altro che superficiale. A meno che non si confonda la leggerezza del racconto con la credibilità del risultato. E il risultato è questo: dopo 19 ore (e 21 minuti) ho chiuso il mio tour senza alcun indolenzimento alla schiena, al fondoschiena, al collo, alle articolazioni. Nessun “fischio” alle orecchie. Nessun principio di assideramento da freddo o di “emulsione” del sangue da vibrazioni. Idem per il passeggero: dici che è poco? Io direi, anzi, che per valutare il comfort di marcia di una moto che si dichiara Touring è difficile approfondire meglio la questione. Il fatto un po’ gossipparo forse lo vuoi vedere tu, che mi ribattezzi simpaticamente “Mister natiche d’acciaio”. La notizia giornalistica è che la Road Glide Ultra è una moto eccezionale per viaggiare (a parte - come già detto nel relativo pezzo su Motociclismo 04/2015 - l’assenza delle manopole riscaldate). Il classico percorso di 200-300 km - quello sì un po’ banale... - avrebbe esaltato questa moto come la quasi totalità delle altre turistiche moderne. L’HardDay invece certifica una straordinaria attitudine al viaggio. Dipende dal pilota super allenato? Niente affatto: io stesso, dieci anni più giovane, e con 400 km in meno sulle spalle, in merito alla Kawasaki 1400GTR (Motociclismo 09/2007) non fui altrettanto “generoso” nel descriverne il comfort di marcia.
 
Il sondaggio aveva previsto la riuscita dell’impresa: cliccate qui per domande e risposte. E se ancora non vi basta, ecco il video (tranquilli, non dura 19 ore…)

Hard day: il video dell'impresa

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