La sensazione di leggerezza della Moto Guzzi è enfatizzata dal grande equilibrio e dall’eccezionale maneggevolezza. Non che il modello precedente fosse un cancello, anzi, ma a Mandello hanno lavorato per enfatizzare questa caratteristica, chiudendo l’angolo di sterzo e riducendo l’avancorsa.
La V7 indovina la traiettoria con rapidità e la mantiene con sicurezza. Ed è pure agile nei cambi di direzione, in cui si dimostra svelta e precisa.
I nuovi ammortizzatori posteriori, benché abbiano una corsa ancora abbastanza ridotta e una risposta un po’ secca, hanno fatto un passo avanti in termini di assorbimento delle asperità più lievi. Su quelle pronunciate, come dossi e tombini, raggiungono presto il fondocorsa. Escursione maggiore, e
comfort un gradino più in su, per la Triumph, morbida, amichevole. Avesse una sella un poco più imbottita, meriterebbe la lode.
L’inglese è però meno rigorosa quando si guida veloci. Esagerando, innesca qualche ondeggiamento. Nei “pif-paf” è solo un poco meno lesta della Guzzi, per via del peso maggiore e della più generosa sezione degli pneumatici. La T100 non è però una sgraziata balena, beninteso. Anzi: con una posizione più seduta e rilassata, non manca di controllo e appare persino più facile della Guzzi. E poi ha quel motore pastoso ed elastico, che te la fa godere in ogni situazione. Ha un’erogazione piena e progressiva che non può non fartela amare. Pronta, ma non scorbutica, la risposta al comando del gas
ride by wire. Zero vibrazioni, rumorosità meccanica contenuta e bel sound di scarico. Difficile volere di più. Il V trasversale lombardo ha invece un carattere ben diverso, con vibrazioni viscerali, ma trascurabili a livello di comfort, e una rumorosità più marcata. Alla prima apertura gli manca la schiena del concorrente, ma possiede un’erogazione altrettanto lineare. Insomma: usare i rapporti lunghi a bassi regimi, alla Guzzi non riesce bene quanto alla Triumph.
In accelerazione, tirando le marce, la V7 tiene la scia della Bonneville. Ma in ripresa la T100 scappa. Con l’italiana bisogna sfruttare di più il cambio, che ha innesti non precisissimi. Morbidissime invece le frizioni di entrambe le moto. Soprattutto quella di moto Guzzi, che vanta un impianto tutto nuovo. Lo stacco è perfettibile (quello di Triumph è più modulabile), ma lo sforzo richiesto per azionare la leva è pari a quello di una lama calda che affonda nel burro. Si tira con un dito solo e non affatica. I controlli di trazione lavorano in modo egregio, mai invasivi: se ne avverte l’intervento solo in casi limite, su asfalto bagnato o su segnaletica orizzontale particolarmente viscida. Quello di Guzzi inoltre, è settabile su due livelli di intervento, uno più conservativo e l’altro più sportivo.
Inappuntabili e mai invadenti neppure gli ABS, che assistono impianti frenanti adeguatamente potenti, che garantiscono spazi d'arresto contenuti. Solo un po' spugnosa la risposta alla leva sulla Triumph, più pronta quella di Guzzi.
Il report completo della prova, comprensivo dei rilevamenti del nostro Centro Prove e tutti i dati, è pubblicato su Motociclismo di Settembre 2017