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Gli UomoMezzo della Tendata, praticamente un censimento

Fotografare 200 motociclisti con le loro cavalcature ti fa avere le idee chiare su chi, cosa, dove e quando va in moto

Gli uomomezzo della tendata, praticamente un censimento

Qualche tempo fa, in questo spazio parlai della mia mania per l'UomoMezzo, ovvero quel tipo di foto, con la posa sempre uguale, che ritrae il motociclista e il suo "ferro", con pari dignità, avente il valore del ricordo della gita, di com'eravamo in quel momento, che moto usavamo, com'eravamo vestiti, che faccia avevamo, com'erano conciati i nostri capelli (qui le foto UomoMezzo dei lettori di Motociclismo). Durante la Tendata che abbiamo organizzato poche settimane fa sulla Forca della Spina (tra Spoleto e Cascia, in Umbria) abbiamo tentato l'impresa di fare l'UomoMezzo a tutti i partecipanti. Ovviamente non ci siamo riusciti: alcuni ci sono scappati da sotto il naso, altri si sono rifiutati, altri ancora non hanno capito e se ne sono andati. Comunque ne abbiamo fatti ben 198 e la cosa ci ha permesso di fare una specie di censimento: che tipo di motociclista è quello che accetta l'invito di Motociclismo a fare una tendata? Era rivolta ai viaggiatori, quindi alle moto da strada e alle maxi enduro. Ma, per arrivarci, c'erano 2,6 km di sterrato. Lo sterrato è tabù per moltissimi motociclisti, possessori di maxi enduro compresi, lo temono come la peste, sia per il timore di farsi male, sia per quello di rovinare la moto, per cui è ammirevole che in oltre 200 abbiano accettato questo “pedaggio” per partecipare alla festa.

 

QUANTI KM?

La maggior parte delle persone non ha avuto voglia di superare i 200 km per un raduno di questo tipo. Ci sta: quello che offrivamo era solo una serata intorno al fuoco e una notte in tenda. La "massima distanza media" tra coloro che sono venuti più da lontano è intorno ai 600 km, con la punta di 900 km di Dario Fiumicello, arrivato da Messina con una Honda Transalp. Curioso notare come due dei tre cinquantini presenti si siano sciroppati uno 400 e l'altro addirittura 700 km; mentre l’unica Vespa Primavera 125 se n'è fatti 600.

 

ENDURO, STRADALI E SCOOTER

La maggior parte dei partecipanti avevano enduro stradali. Ma il motivo non è perché c'era lo sterrato: siamo rimasti colpiti dalla quantità di partecipanti che avevano questo tipo di moto ma erano digiuni di guida su terra. Semplicemente, il raduno era rivolto a viaggiatori, quindi né pistaioli né enduristi da carrello e la moto più usata da chi viaggia è l'endurona. Su 197 moto, quindi, ben 144 erano enduro, 46 stradali, 4 supermotard e 4 scooter. La marca più diffusa è stata BMW, con 60 moto, contro le 46 Honda, le 20 Yamaha, le 17 KTM , le 11 Suzuki, le 9 Triumph e le 7 Kawasaki. Come si vede, le italiane non tirano per niente, purtroppo. La migliore è stata Ducati (6 moto) seguita da Guzzi (4), Piaggio (3), Cagiva (3) e Beta (2). Un esemplare a testa per Fantic, Aprilia, Rieju, Harley-Davidson e Husqvarna. Le moto con passeggero erano 16: 12 donne, un uomo e tre ragazzini. Le donne alla guida di una moto erano otto, con cilindrate variabili tra i 125 e gli 800 cc.

 

MA NON MI DIRE...

Il modello di moto più diffuso, ma pensa un po', è stato il BMW R 1200 GS. Chi lo avrebbe mai detto... Ovviamente sono ironico: questa moto, per quanto sia comoda, potente e personale di estetica (tant'è che si impone, con monotonia assoluta, nelle comparative enduro di Motociclismo), è chiaramente acquistata da molti perché è di moda, per lo stesso motivo per cui si comprano a scatola chiusa i Gps della Garmin o i telefoni della Apple. La GS è da tempo un vero e proprio brand e gli altri costruttori sembra che nulla riescano a fare per arginarne il successo. Si arriva al paradosso di vedere persone, a bordo di GS Adventure con serbatoi da trenta litri e borsone in alluminio da volpe del deserto, che ti confessano candide di non avere mai fatto uno sterrato e di voler tornare a casa per timore di rovinare la moto... Di BMW con la sigla GS, con qualsiasi tipo di motore (boxer, bicilindrico in linea o monocilindrico) ce n'erano 55. Di queste, 31 erano R 1200 GS raffreddate ad aria, divise tra 22 base e 9 Adventure; solo tre erano le versioni nuove, quelle ad acqua: due base e un'Adventure; quattro le vecchie GS a 2 valvole per cilindro, due le R 1150 Adventure, due le R 1100 GS e ben 12 le F da 800 cc, bicilindriche frontemarcia.  

 

E LE ALTRE?

Le rivali dirette della R 1200 GS latitano. Di Triumph Explorer 1200, che per me è meglio della R 1200 GS, ce n'era una sola (insieme a quattro Tiger da 800 cc e una da 1050 cc). Di Yamaha Super Ténéré 1200 ce n'erano tre. Di Guzzi Stelvio, zero. Di Ducati Multistrada 1200, una sola. Suzuki V-Strom solo 7. Non è un caso se però c'erano 11 KTM LC8, nelle cilindrate di 950 cc (carburatori) e 990 cc (iniezione): questa moto, infatti, segue logiche e linee completamente diverse da quelle della R 1200 GS e la gente ha premiato la sua personalità (di 1190 cc ce n'erano però solo tre). Ancora meno un caso che le Honda Africa Twin fossero ben 15 (eppure è una moto uscita di produzione 12 anni fa!) e le Transalp 11, a fronte di una sola Varadero, di zero Crosstourer, di una NC700X e una CB500X.

 

STRADALI, MANCA UN DITTATORE

Curioso notare che, tra le quasi 50 moto da strada recensite, manchi una leader assoluta come invece avviene tra le maxienduro. I più grossi panzer che hanno avuto il coraggio di affrontare lo sterrato sono stati una Honda Gold Wing 1800 a 6 cilindri, una Yamaha V-Max da ben 1.700 cc, una Kawasaki custom da 1.700 cc, una vecchia BMW K 1100 LT e una R 1100 RT. Non mancava neanche una Harley-Davidson Sportster 1200. La moto più spinta, a livello sportivo, è stata una Yamaha R6; la più curiosa una BMW K1 con valigetta di pelle. Due le Triumph Speed Triple.

 

SPEED TRIPLE, NON MOLTO ADATTA ALL’ENDURO

Una di queste, di un bellissimo colore verde, appartiene a Nicola Caneponi, giunto alla Forca della Spina da Ancona. Lui non è mai andato in sterrato in vita sua e aveva comprato la Triple il giorno prima; era intonsa, vergine, profumava di concessionario. Come vedeva lo sterrato, Nicola si senteiva mancare. Pensava che fosse più facile. Io ero lì per fare la compagnia della spinta e mi offrivo di portargli la moto in cima al doppio tornante che poi chiameremo Tragedy Tornant (non pensavamo che tanta gente ci si sarebbe incagliata, o sarebbe caduta). Lui era in panico totale, "No, la moto è vergine, ti prego, non voglio rigarla". Alla fine, lo convincevo. Gli rubavo la moto, gliela portavo su. Ne avevo già portate su diverse, senza problemi, ma questa faceva impressione. Non c'era modo di distillare la sua cavalleria, per quanto io muovessi millimetricamente la mano del gas, la ruota posteriore girava a vuoto. Dovevo farmi spingere! E dire che la sorella endurona da 1.200 cc, la Explorer, su tornanti come questi va a nozze.

Il giorno dopo, per tornare di sotto, ho dato a Nicola la Beta Alp 200 usata da Paola Verani e ho preso il suo Speed. Per lui, s’è trattato del debutto del fuoristrada in sella a una moto giusta, per cui era tranquillo, ma mi ha domandato: “Senti, per scendere devo usare solo il freno posteriore, vero?”. Si tratta di una fissa di chi non è abituato a fare sterrati, ma equivale a un suicidio. Anche con la Speed era necessario frenare con l’anteriore: se lo fai con dolcezza, non perdi aderenza.

 

IL TRAGEDY TORNANT

La Forca della Spina l’abbiamo scovata con Google Earth, esplorando i dintorni del posto che ci era stato suggerito dal preziosissimo MC Spoleto. Quando abbiamo fatto il sopralluogo, eravamo a bordo del Mercedes Vito di Daniele Cesaretti, presidente del MC Spoleto. Lo sterrato per la Spina appariva tutto in buono stato, a parte i primi 250 m, che comprendevano due tornanti stretti e ripidi, con fondo scavato e pieno di sassi smossi. Ma il Vito è riuscito a salirli, anche perché Cesaretti ha un 4x4 con cui fa fuoristrada, quindi sa quello che sta facendo. Abbiamo passato il mese che ci separava dall’evento a domandarci se le moto da strada sarebbero riuscite a passare dov’era salito un Vito. Davamo per scontato che le maxienduro salissero. Invece è successo il contrario: per puro caso, la Comunità Montana ha messo a posto il tornante il giorno prima della Tendata, eliminando il solco centrale coi sassi smossi, ma l’esito del week end è stato che buona parte di quelli con le maxienduro ha avuto grossi problemi pur con lo sterrato in buono stato, mentre c’era gente con moto da strada tipo Yamaha FZ1, Honda CBF600, Ducati Monster che salivano senza problemi. In pratica la somma di selle altissime, pesi enormi, potenze ai bassi notevoli e convinzione che senza aprire il gas non si potesse salire portavano al disastro. Su Facebook Motociclismo All Travellers, un lettore ci ha sgridato: “Magari, la prossima volta, evitate sterrati da campioni del mondo di enduro”.

 

C’erano scene buffe, tipo quello col Piaggio Liberty che saliva tranquillamente, o Elena, compagna del viaggiatore di lungo corso Alessandro Bacci, che come vedeva lo sterrato si rifiutava di proseguire, insultando sia noi sia Alessandro (“ma cosa mi fate fare?”), mentre gli astanti si domandavano: “Ma come fa a girare il mondo, se uno sterratello la fa così incazzare?”. Fantastica la scena in cui Ciro, possessore di una GS Adventure, si rifiutava anche solo di iniziarlo, lo sterrato, allora interveniva uno del MC Spoleto, Roberto, che gentilmente stava facendo anche lui la Compagnia della Spinta: “Te la porto su io”. Lui è esperto, ma in fuoristrada cadono tutti, quando c’è da cadere. E lui sdraiava la preziosa Adventure di Ciro che, per fortuna, la prendeva bene.

 

Davide “Kowalski” Duma, 20 anni e ancora poca esperienza (scoprite di più su di lui), chiedeva al padre la preziosa Africa Twin che quello tiene come una reliquia, usandola solo su asfalto. E gliela sdraiava. Lui “ha vinto” l’iscrizione a un corso di guida per maxienduro che abbiamo organizzato, con la Maxi Enduro Offroad Academy di Carpaneto (PC), proprio per uno di questi protagonisti del Tragedy Tornant.

 

Uno dei migliori a salire era Simone Monticelli, che portava in cima una BMW R 1100 RT con la moglie seduta dietro, come se stesse viaggiando su asfalto. Ma era inevitabile che salisse così bene: lui è famoso per avere comprato una Honda CBR900RR apposta per andarci sulle dune della Tunisia. Lo fece come atto di protesta contro il pensiero comune che per fare le cose ci vogliono solo mezzi specialistici. Magari ha esagerato (rovinarsi apposta un viaggio in Africa per dimostrare una teoria!), ma quanto ha ragione...

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