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“Steady Eddie” story, parte 2 (1983-1988: Yamaha e i primi titoli iridati)

Eddie Lawson è il pilota americano che ha vinto di più nel Mondiale 500 all'epoca delle mitiche 4 cilindri 2 tempi. Campione introverso e taciturno, non infiamma gli appassionati, ma guida pulito ed efficace. 4 titoli iridati e 31 GP - tutti in 500 - in 10 anni sono il bilancio di una carriera iniziata in Kawasaki e passata quasi tutta in Yamaha. Oggi parliamo proprio dei primi 6 anni in Yamaha, che fruttano a Eddie 3 dei suoi 4 allori mondiali

Alla corte di Agostini

Continuiamo il racconto della carriera del campione americano Eddie Lawson: vi abbiamo accompagnato a seguire idealmente i suoi esordi negli USA, ma ora si arriva al sodo, con “Steady Eddie” che comincia a correre stabilmente nel Mondiale 500. Al termine della stagione 1982, accetta infatti la proposta di Kenny Roberts e firma per il Team di Giacomo Agostini per disputare il Mondiale della classe 500.
Quando sbarca nel Vecchio continente all’inizio del 1983 come secondo pilota del Team Yamaha-Agostini, Eddie Lawson in America ha vinto più di Freddie Spencer, che nel Mondiale in pianta stabile è già approdato da una stagione: due titoli AMA Superbike con la Kawasaki Z1-R, due titoli AMA 250 GP, una 100 Miglia di Daytona con la Kawasaki KR 250 e moltissime gare nel Dirt-track. Eppure ad “offuscare” il suo biglietto da visita ci sono quei tre GP disputati nel 1981 con la Kawasaki 250 (Francia, Nazioni e Germania) che non erano stati proprio esaltanti: qualche sprazzo in prova - come il terzo tempo fatto segnare a Monza in occasione del GP delle Nazioni - ma tre ritiri in gara. Dopo averlo visto girare in modo circospetto nel corso dei test pre-campionato e dopo aver osservato la sua andatura ciondolante ai box una volta sceso dalla moto - magro, braccia larghe, gambe storte e leggermente piegato in avanti - Nobby Clark, all’epoca in forze come meccanico al Team Agostini, lo soprannomina con poco rispetto “Floppy” (letteralmente “sgraziato e traballante”), pronosticando per lui una carriera avara di risultati. In effetti il Mondiale per Lawson inizia in salita: ottavo in Sud Africa a Kyalami con un ritardo di 42 secondi dal rivale Spencer e ritirato in Francia nel tragico week-end in cui perde la vita lo svizzero Frutschi. A Le Mans durante le prove vive un momento di sconforto, tipico dei piloti statunitensi alla loro prima esperienza lontano dal rassicurante territorio americano e alle prese con uno stile di vita che non è proprio quello degli States. Fa freddo e il cielo minaccia pioggia, quando la sua Yamaha lo lascia a piedi per un problema tecnico, Eddie si siede su una balla di paglia bagnata e si abbandona ad un pianto liberatorio, di rabbia mista a sconforto. 

Veloce ma non convince

Il pilota americano avrà modo di rifarsi già al GP seguente, il Nazioni di Monza, che chiude sul gradino più basso del podio dietro ai connazionali Spencer e Mamola, mentre il suo miglior piazzamento in Campionato è il secondo posto in Austria a Salisburgo. Grazie ad un altro terzo posto in Yugoslavia e a numerosi altri piazzamenti nel resto della stagione, al termine del Campionato 1983 è quarto - dietro ai connazionali Spencer, Roberts e Mamola (Suzuki) - in una classifica che vede per la prima volta i piloti americani monopolizzare le prime quattro posizioni. Ad eccezione del GP di Francia, dove è costretto al ritiro perché al via non riesce a far partire a spinta la moto e viene tamponato da un pilota delle retrovie, Eddie va a punti in tutti gli altri GP in calendario, suscitando giudizi contrastanti. Da una parte ci sono i suoi estimatori che apprezzano il suo approccio alle corse - molto preciso e prudente - e che vedono nella sua prima stagione iridata un indispensabile apprendistato per conoscere le piste, portato a termine senza fare danni. Dall’altra invece ci sono i detrattori, che lo accusano di non essere abbastanza aggressivo e di soffrire la forte personalità dei connazionali. Anche quando inizia il Mondiale 1984 sono in molti a prevedere che a vincerlo sarà il pilota della Honda e che Lawson, al massimo, dovrà accontentarsi della piazza d’onore. 

Honda sbaglia, Eddie no

Invece a mescolare le carte ci pensa la HRC che, peccando di presunzione come ha fatto lo scorso inverno stravolgendo la Honda RC212V di Marc Marquez, nel 1984 consegna a Freddie Spencer la rivoluzionaria NSR500 a quattro cilindri. Già dopo le prove del primo GP in Sud Africa, Spencer è fuori dai giochi a causa della rottura del cerchio posteriore in carbonio, già incrinato durante la 200 Miglia di Daytona senza che nessuno dei meccanici se ne fosse accorto, sulla sua Honda. È la prima battuta di arresto in una stagione difficile per il Campione del mondo in carica, che prosegue a corrente alternata subendo le bizze di una moto nata male e termina anzitempo il suo impegno dopo una nuova caduta a Laguna Seca, dove si frattura una clavicola in una gara valida per il Campionato AMA. Lawson invece non sbaglia un colpo e dopo la vittoria di Kyalami sale regolarmente sul podio (vincendo tre GP) fino al settimo appuntamento - a Rijeka in Jugoslavia - dove invece deve cedere a Spencer, Mamola e al francese Raymond Roche. Una volta uscito di scena Spencer, è bravo a tenere a distanza Mamola e a salire nuovamente sul gradino più alto del podio ad Anderstorp in Svezia e a vincere il suo primo titolo iridato a 24 anni e alla sua seconda stagione nel Mondiale, dopo essere andato a punti in tutti i GP a cui ha preso il via e con un quarto posto come peggior risultato.

“fast freddie” perde la prima, ma poi...

La costanza di rendimento mostrata diventerà il suo marchio di fabbrica anche negli anni seguenti e non placherà i suoi detrattori, sempre pronti a ricordare che i problemi di Spencer (vincitore di 5 GP contro i 4 di Lawson) gli hanno spianato la strada. Nel 1985 la HRC rimedia agli errori mettendo in pista una nuova versione della NSR e il pilota della Louisiana decide di tentare l’impresa di vincere due titoli mondiali nella stessa stagione correndo anche in 250. La sua decisione suscita grande interesse e alla vigilia del Campionato le attenzioni sono tutte per lui, anziché per il Campione del mondo della Yamaha, che ha passato l’inverno a mettere a punto la nuova moto e a trattare con Agostini un ritocco al contratto, più consono al suo nuovo status di Campione del mondo. Eddie parte subito benissimo vincendo come nel 1984 la prova di apertura in Sud Africa, ma poi subisce il forcing del rivale che, vincendo tre dei primi sei GP dell’anno e finendo secondo nei restanti tre, si presenta al giro di boa del GP d’Olanda al comando della classifica per sette punti su Lawson, che ha pagato caro il quarto posto ottenuto in Germania sotto la pioggia. Ad Assen, di nuovo sotto la pioggia, Spencer viene  buttato a terra nel corso del primo giro da Christian Sarron, ma il pilota della Yamaha non riesce ad approfittare della ghiotta occasione perché cade a sua volta tradito dall’asfalto bagnato, a pochi giri dalla fine, mentre occupa la seconda posizione davanti ad Haslam. Eddie quell’anno è nervoso, forse perché sente maggiormente la pressione del numero uno che deve difendere sulla carena della sua moto. Lo dimostra un episodio accaduto durante le prove del GP successivo a quello olandese, in Belgio a Spa-Francorchamps. Mentre sta dando il tutto per tutto cercando di strappare la pole a Spencer, Eddie arriva lungo alla staccata della variante del “bus-stop” e cerca di rientrare subito in pista dalla via di fuga presidiata dai marshall, come aveva visto fare pochi minuti prima ad altri piloti. I solerti commissari però lo bloccano inspiegabilmente e gli impediscono di portare a termine la manovra suscitando la furibonda reazione del pilota americano, che getta a terra la moto e viene alle mani con uno di loro prima di tornare ai box. A Spa vince Spencer - ma Eddie gli arriva alle spalle staccato di cinque secondi dopo aver stabilito il giro più veloce - che poi si aggiudica anche gli altri tre GP seguenti, andando a vincere il titolo della 500 ad Anderstorp, in Svezia, con una gara di anticipo sulla fine del Campionato e lasciando al rivale della Yamaha via libera a Misano, nell’ultimo GP della stagione. 

Da “floppy” a “steady”

In quell’occasione Freddie resta a casa a riposare ed Eddie fa l’en plein: pole position, vittoria con 17 secondi di vantaggio sul secondo e giro più veloce. Per i suoi detrattori la conclusione è scontata: vince solo quando in pista non c’è il fuoriclasse della Louisiana. Il 1986 è l’anno della piena maturità agonistica di Lawson e del confronto mancato con Spencer. Il campione della Honda decide di concentrarsi solo sulla 500, ma al primo GP della stagione è già fuori gioco, vittima di una improvvisa tendinite, ma soprattutto dei fantasmi che ne stroncheranno la carriera. A Lawson comunque gli avversari non mancano, ma lui non si fa impensierire e splendidamente assecondato da una Yamaha che funziona come un orologio, vince sette GP, arriva per due volte secondo e una terzo nei dieci GP che lo vedono al traguardo. L’unica casella vuota è ancora quella del GP d’Olanda, dove Eddie viene quasi alle mani con i marshall come aveva fatto l’anno prima in Belgio, perché anche in questa occasione gli impediscono di ripartire dopo un’innocua scivolata nel prato durante il primo giro. Ormai il Lawson che Nobby Clark aveva soprannominato “Floppy” all’esordio, ha lasciato spazio ad un pilota consistente, che sbaglia e cade pochissimo. Per tutti adesso è diventato “Steady”, cioè consistente. 

Il terzo titolo e la “migrazione” in Honda

Uscito di scena lo storico rivale, il Mondiale del 1987 dovrebbe essere una formalità per Lawson, che invece termina il Campionato addirittura in terza posizione, battuto dall’australiano Wayne Gardner - diventato prima guida della Honda - e dal compagno di marca Randy Mamola, che lo precede di un solo punto con la Yamaha del Team Roberts. Eddie quell’anno vince cinque GP (Gardner invece sette e Mamola i restanti tre), ma paga caro le tre battute a vuoto in Giappone, Austria e Francia e soprattutto una moto non all’altezza della situazione nella prima parte della stagione. La Yamaha si fa perdonare nel 1988 mettendogli a disposizione una YZR che si adatta a meraviglia al suo stile di guida pulito, al punto che sembra viaggiare sui binari. Lawson va in testa alla classifica di Campionato dal secondo GP, quello di casa disputato sulla pista amica di Laguna Seca, e da lì non viene più scalzato, trovandosi vincitore del suo terzo titolo iridato già al termine del GP di Cecoslovacchia, a Brno nel mese di agosto, perché dopo l’annullamento dell’ultimo GP in calendario - quello di Argentina a Buenos Aires, cancellato per le insufficienti misure di sicurezza della pista - la matematica condanna il suo rivale diretto Wayne Gardner. Nel 1988 Eddie vince sette GP e non mostra alcuna indecisione: quando in Germania, sotto il diluvio del Nürburgring, capisce di non poter reggere il ritmo dei primi si accontenta del quarto posto e non prende rischi. L’unico brivido in tutta la stagione arriva durante le prove del GP di Jugoslavia, quando finisce a terra per un’incomprensione con il francese Patrick Igoa, lussandosi la spalla sinistra. Un infortunio dolorosissimo, che non gli impedisce però di prendere il via della gara e di terminarla in decima posizione, mettendo subito a tacere chi sperava di vedere riaperto il Campionato. Alla fine del 1988 si assiste al consueto siparietto con Agostini, che al momento del rinnovo del contratto dice, come negli anni precedenti, di non avere il budget sufficiente per ritoccare l’ingaggio di Lawson. Il pilota americano questa volta la prende malissimo, non ci sta ad essere trattato per l’ennesima volta come un pivello alla sua prima stagione iridata. E in più scopre il doppio gioco di Agostini, che ha trattato in gran segreto con Kevin Schwantz per strapparlo alla Suzuki e ha già in mano un pre-contratto firmato dal funambolico pilota texano, rivelazione della stagione appena conclusa. La risposta di Lawson è secca ed immediata e si concretizza con il suo clamoroso passaggio alla Honda, dove trova pronto ad accoglierlo Erv Kanemoto, il tecnico che aveva seguito ai box il suo rivale Spencer.
 
State connessi, presto il seguito (1989-1990), con l’anno in Honda e il ritorno in Yamaha nel team Roberts 

Albo d’oro: 1983-1988

1983
  • 13 marzo, Daytona , Florida USA, 200 Miglia (Yamaha 500) 2°
  • 19 marzo, GP Sud Africa, Kyalami (Yamaha 500) 8°
  • 2 aprile, GP Francia, Le Mans (Yamaha 500) R
  • 10 aprile, Imola, 200 Miglia (Yamaha 500), prima manche 5°, seconda manche 3°, classifica finale 3°
  • 24 aprile, GP Nazioni, Monza (Yamaha 500) 3°
  • 30 aprile, Oulton Park (GB), Transatlantic Trophy (Yamaha 680) , Race uno 10°, Race due 6°
  • 1 maggio, Snetterton (GB), Transatlantic Trophy (Yamaha 680), Race tre 5°, Race quattro 5°
  • 2 maggio, Brands Hatch (GB), Transatlantic Trophy (Yamaha 680), Race cinque 4° Race sei 5°, classifica finale individuale 5°
  • 8 maggio, GP Germania, Hockenheim (Yamaha 500) 9°
  • 22 maggio, GP Spagna, Jarama (Yamaha 500) 6°
  • 29 maggio, GP Austria, Salisburgo (Yamaha 500) 2°
  • 12 giugno, GP Jugoslavia, Grobnik (Yamaha 500) 3°
  • 25 giugno, GP Olanda, Assen (Yamaha 500) 5°
  • 3 luglio, GP Belgio, Spa-Francorchamps (Yamaha 500) 5°
  • 17 luglio, Laguna Seca, California USA, AMA SBK (Yamaha) 8°
  • 31 luglio, GP nghilterra,Silverstone (Yamaha 500) 4°
  • 6 agosto, GP Svezia, Anderstorp (Yamaha 500) 5°
  • 4 settembre, GP San Marino, imola (Yamaha 500) 3°
  • Campionato del Mondo, classifica finale (Yamaha 500) 4°
 
1984
  • 11 marzo, Daytona , Florida USA, 200 Miglia (Yamaha 680) 4°
  • 24 marzo, GP Sud Africa, Kyalami (Yamaha 500) 1°
  • 1 aprile, 200 Miglia di Imola, Imola (I), 2°
  • 15 aprile, GP Nazioni, Misano Adriatico (Yamaha 500) 2°
  • 22-23 aprile, Donington Park (GB), Transatlantic Trophy (Yamaha 500), Race uno 4°, Race due 4°, Race tre 2°, Race quattro 3°, Race cinque 2°, Race sei 2°, classifica finale individuale 2°
  • 6 maggio, GP Spagna, Jarama (Yamaha 500) 1°
  • 20 maggio, GP Austria, Salisburgo (Yamaha 500) 1°
  • 27 maggio, GP Germania, Nürburgring (Yamaha 500) 2°
  • 11 giugno, GP Francia, Paul Ricard (Yamaha 500) 2°
  • 17 giugno, GP Jugoslavia, Grobnik (Yamaha 500) 4°
  • 30 giugno, GP Olanda, Assen (Yamaha 500) 3°
  • 8 luglio, GP Belgio, Spa-Francorchamps (Yamaha 500) 4°
  • 5 agosto, GP Inghilterra, Silverstone (Yamaha 500) 2°
  • 12 agosto, GP Svezia, Andestorp (Yamaha 500) 1°
  • 2 settembre, GP San Marino, Mugello (Yamaha 500) 4°
  • Campionato del Mondo, classifica finale (Yamaha 500) 1°
 
1985
  • 23 marzo, GP Sud Africa, Kyalami (Yamaha 500) 1°
  • 5 maggio, GP Spagna, Jarama (Yamaha 500) 2°
  • 19 maggio, GP Germania, Hockenheim (Yamaha 500) 4°
  • 26 maggio, GP Nazioni, Mugello (Yamaha 500) 2°
  • 2 giugno, GP Austria, Salisburgo (Yamaha 500) 2°
  • 16 giugno, GP Jugoslavia, Grobnik (Yamaha 500) 1°
  • 29 giugno, GP Olanda, Assen (Yamaha 500) R
  • 7 luglio, GP Belgio, Spa-Francorchamps (Yamaha 500) 2°
  • 21 luglio, GP Francia, Le Mans (Yamaha 500) 4°
  • 4 agosto, GP Inghilterra, Silverstone (Yamaha 500) 2°
  • 11 agosto, GP Svezia, Anderstorp (Yamaha 500) 2°
  • 1 settembre, GP San Marino, Misano Adriatico (Yamaha 500) 1°
  • Campionato del Mondo, classifica finale (Yamaha 500) 2°
 
1986
  • 9 marzo, Daytona, Florida USA, 200 Miglia (Yamaha FZ 750) 1°
  • 4 maggio, GP Spagna, Jarama (Yamaha 500) 2°
  • 18 maggio, GP Nazioni, Monza (Yamaha 500) 1°
  • 25 maggio, GP Germania, Nürburgring (Yamaha 500) 1°
  • 8 giugno, GP Austria, Salisburgo (Yamaha 500) 1°
  • 15 giugno, GP Jugoslavia, Grobnik (Yamaha 500) 1°
  • 28 giugno, GP Olanda, Assen (Yamaha 500) R
  • 6 luglio, GP Svezia, Spa-Francorchamps (Yamaha 500) 2°
  • 20 luglio, GP Francia, Paul Ricard (Yamaha 500) 1°
  • 2-3 agosto, GP Inghilterra, Silverstone (Yamaha 500) 3°
  • 9-10 agosto, GP Svezia, Anderstorp (Yamaha 500) 1°
  • 24 agosto, GP San Marino, Misano Adriatico (Yamaha 500) 1°
  • Campionato del Mondo, classifica finale (Yamaha 500) 1°
 
1987
  • 29 marzo, GP Giappone, Suzuka (Yamaha 500) R
  • 26 aprile, GP Spagna, Jerez (Yamaha 500) 2°
  • 17 maggio, GP Germania, Hockehneim (Yamaha 500) 1°
  • 24 maggio, GP Nazioni, Monza (Yamaha 500) 2°
  • 7 giugno, GP Austria, Salisburgo (Yamaha 500) R
  • 14 giugno, GP Jugoslavia, Grobnik (Yamaha 500) 3°
  • 27 giugno, GP Olanda, Assen (Yamaha 500) 1°
  • 19 luglio, GP Francia, Le Mans (Yamaha 500) R
  • 2 agosto, GP Inghilterra, Donington Park (Yamaha 500) 1°
  • 8-9 agosto, GP Svezia, Anderstorp (Yamaha 500) 2°
  • 23 agosto, GP Cecoslovacchia, Brno (Yamaha 500) 2°
  • 30 agosto, GP San Marino, Misano Adriatico (Yamaha 500) 2°
  • 13 settembre, GP Portogallo, Jarama (Yamaha 500) 1°
  • 27 settembre, GP Brasile, Goiana (Yamaha 500) 2°
  • 4 ottobre, GP Argentina, Buenos Aires (Yamaha 500) 1°
  • Campionato del Mondo, classifica finale (Yamaha 500) 3°
 
1988
  • 27 marzo, GP del Giappone, Suzuka (Yamaha 500) 3°
  • 10 aprile, GP USA, Laguna Seca (Yamaha 500) 1°
  • 24 aprile, GP Spagna, Jarama (Yamaha 500) 2°
  • 1 maggio, GP Portogallo, Jesez (Yamaha 500) 1°
  • 22 maggio, GP Italia, Imola (Yamaha 500) 1°
  • 29 maggio, GP Germania, Nürburgring (Yamaha 500) 4°
  • 12 giugno, GP Austria, Salisburgo (Yamaha 500) 1°
  • 25 giugno, GP Olanda, Assen (Yamaha 500) 2°
  • 3 luglio, GP Belgio, Spa-Francorchamps (Yamaha 500) 2°
  • 17 luglio, GP Jugoslavia, Grobnik (Yamaha 500) 10°
  • 24 luglio, GP Francia, Paul Ricard (Yamaha 500) 1°
  • 7 agosto, GP Inghilterra, Donington Park (Yamaha 500) 6°
  • 14 agosto, GP Svezia, Anderstorp (Yamaha 500) 1°
  • 28 agosto, GP Cecoslovacchia, Brno (Yamaha 500) 2°
  • 17 settembre, GP Brasile, Goiana (Yamaha 500) 1°
  • Campionato del Mondo, classifica finale (Yamaha 500) 1°
Albo d'oro 1974-1982
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